Napoli . A proposito dell’intervento ad una tavolata a un ristorante che ha spaventato tanti operatori

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Napoli . A proposito dell’intervento ad una tavolata a un ristorante che ha spaventato tanti operatori  è da leggere l’intervento di Marco Contursi sul Blog di Luciano Pignataro, voce autorevole dell’enogastronomia in Campania. Intanto solo oggi abbiamo sentito tanti che a Positano, Ravello , Amalfi, Sorrento, Costiera amalfitana e Penisola sorrentina non vogliono aprire se non si chiarisce come e le incombenze sono tante, i clienti pochissimi, il rischio di multe altissimo, senza sapere ne come ne perchè, non per colpa loro e neanche delle forze dell’ordine.. Ecco cosa scrive Contursi 

Posso dire “io lo sapevo”…. Come molte cose, poi accadute e da me previste da tempo su questo blog. Io lo sapevo, che con una normativa fortemente incompleta, alle prime riaperture, ci sarebbero state sanzioni e confusione.
Due i fatti
1) A Torino una gelateria è stata multata per la fila fuori, seppur ordinata e la clientela è stata allontanata dalle forze dell’ordine.
2) A Napoli la Guardia di Finanza si precipita a sirene spiegate su una pizzeria del lungomare e minaccia di sanzionare una tavolata di 10 persone, salvo poi rendersi conto della cazzata e quindi fare un passo indietro. Di chi è la colpa? DELLA POLITICA, NATURALMENTE. Perché è stata fatta sia a livello nazionale che campano, una normativa incompleta, che ad esempio non specifica quante persone possano sedere ad un tavolo, ma vieta gli assembramenti. Ma quante persone costituiscono “assembramento”? Boh. Bastava dire, “non possono sedere più di 6 persone vicine, se non conviventi” e tutto era chiaro. Ma invece no, si deve lasciare il tutto indefinito, per alimentare caos e rabbia, come se ce ne fosse bisogno.

E le associazioni di consumatori, tacciono. Dove siete? Dove sono quei legali indomiti, pronti a dare battaglia, per far rispettare i diritti dei cittadini?

Un appunto pure alle Forze dell’Ordine. Io capisco che sia frustrante inseguire anziani senza la mascherina, piuttosto che criminali incalliti, ma abbiate l’intelligenza di usare il buon senso e un briciolo di umanità fondamentale in chi fa il vostro lavoro. Abbiamo bisogno di angeli in divisa, non di spietati censori. Leggere di sanzioni alla famiglia che portava la figlia a fare la chemioterapia, o al signore di cuore che si recava a casa di una vedova a portare il pranzo di Pasqua, urla giustizia e non è possibile cavarsela, con un semplice “ci siamo sbagliati”. Perché se il cittadino sbaglia, giustamente paga il conto, ma voi?

Ma la colpa maggiore è sempre della politica, sia nazionale che locale. Promettere soldi sotto forma di aiuti e poi non darli o darli in modo scriteriato, urla vendetta. Dare 600 euro ai notai, quando ci sono operai, di famiglia monoreddito, che non hanno visto un cent di cassa integrazione, urla vendetta. Far uscire decreti a notte fonda, a poche ore dalle aperture, urla vendetta. Dire “vi abbiamo dato 2mila euro” e poi leggere che sono solo per chi fattura meno di 300 euro al giorno (nulla per un ristorante che non potrebbe stare aperto con queste cifre, visti i costi di gestione..), urla vendetta. Preoccuparsi solo del covid e tenere chiusi gli ambulatori ospedalieri e i centri per i disabili, urla vendetta. Capisco perfettamente che è stata una situazione nuova e difficile da gestire, ma adesso che le cose sono molto meno tragiche, le decisioni devono essere ponderate con attenzione, perché è in ballo la vita delle persone.

Come ebbi già a scrivere : “Non si muore solo di covid, ma anche di altre malattie e di disperazione.”

Ci sono persone che vedono andare in fumo anni di sacrifici, attività di lungo corso che chiudono, migliaia di persone che sono state licenziate o rischiano di esserlo se l’economia non riparte, e qui c’è chi si permette di chiudere una gelateria o sanzionare una pizzeria, senza un fondamento giuridico valido, con la frase “….potete sempre fare ricorso”. Cioè io devo avere pure l’onere di contattare un legale o affrontare un iter, complesso per chi non è della materia, solo perché chiedo di lavorare, già rispettando le regole.

Perché questo vorrei fosse chiaro: NON C’E’ DECRETO CHE DICA QUANTE PERSONE POSSANO STARE ALLO STESSO TAVOLO O A CHE DISTANZA DEBBANO STARE.

 

Anzi, per assurdo, è stato detto l’opposto, ossia che non si è regolamentata la materia poiché chi sta allo stesso tavolo è cosciente del rischio e lo accetta, come si deduce dalla lettura di questo passo del Decreto PGRC 51 del 20.3.2020, “Per quanto riguarda la necessità del mantenimento di adeguate distanze interpersonali le indicazioni riportante nei paragrafi seguenti in tema di distanziamento fra i commensali si basano sul presupposto che le persone che si recano presso le attività di somministrazione siano consapevoli delle condizioni di salute e di esposizione dei singoli. Pertanto maggiore attenzione è rivolta al distanziamento dei tavoli più che al distanziamento fra le persone che occupano lo stesso tavolo”.

Qui è scritto chiaramente, che si sono regolate le distanze tra tavoli diversi, ma non tra persone dello stesso tavolo, più chiaro di così. Ma pensandoci, non sarebbe stato meglio farlo, evitando rotture di scatole a ristoratori e cittadini e brutte figure alle forze dell’ordine, mandate allo sbaraglio, da una politica che sta dimostrando, incapacità proprio nella fase meno convulsa?  Ora i contagi, sono vicini allo 0. Urge pensare a come far ripartire il paese, l’economia, la sanità quotidiana, oppure tra 6-12 mesi, conteremo migliaia di morti in più per altre malattie (oncologiche, cardiache, ecc.. oggi non diagnosticate causa chiusura e rallentamento degli ambulatori) , e per i suicidi di persone disperate, lasciate senza lavoro e senza aiuti concreti.

E a me resterà la soddisfazione, triste e dolorosa, di poter dire “io lo sapevo…”. Ma a ben pensarci, se a certe cose ci arrivo io, come fanno a non arrivarci professoroni e soloni, chiamati a decidere del destino dei cittadini e lautamente pagati? Ve lo dico io, perché a certi livelli perdi il contatto con la realtà e quindi non sai neanche quanto costi un kg di pane o cosa significhi non avere 600 euro, per chi da mesi non vede un euro.

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