Revenge porn, ancora violenza di genere

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Il fenomeno “revenge porn” rappresenta la nuova violenza di genere. Studentesse, mogli, donne in carriera ed ex fidanzate sono in prevalenza le vittime di questa violenza virtuale. Le foto dei loro corpi nudi vengono adoperate da autori, che si nascondono dietro falsi profili per metterle alla berlina. Ex fidanzati o ex mariti, che una volta giuravano di amarle e che oggi non accettano che una storia possa finire, sono spesso gli artefici di questa subdola e meschina ritorsione. Una vendetta che ha spesso lo scopo di distruggere la vita di queste donne, visto che oltre alla diffusione in rete di foto che sarebbero dovute rimanere private, allegano alle stesse dati sensibili come: età, professione, indirizzo e numeri telefonici. Una delle vittime del revenge porn è stata Tiziana Cantone che ha pagato con la vita questa piaga sociale così come Rehtaeh Parsons, la più giovane tra le vittime del revenge porn: aveva 13 anni quando è stata violentata da quattro ragazzi e 17 anni quando si suicidò, dopo che il video raccapricciante dello stupro subito fu diffuso in rete. In Italia per arginare il fenomeno e punire severamente i colpevoli a giugno dello scorso anno il Parlamento ha approvato una legge, inserita tra i reati contro la violenza morale, secondo cui chi dopo aver realizzato o sottratto video e altri file multimediali li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate negli stessi è punito con la reclusione da uno a sei anni, e una multa da 5mila a 15mila euro, la pena sarà aumentata se i fatti sono commessi in un rapporto affettivo. Purtroppo “quest’argine” è servito a poco, oggi si registra un altro fenomeno oltremodo barbaro quello dell’hackeraggio di foto sottratte a donne del tutto inconsapevoli, che non hanno alcuna relazione con il criminale che adopera questo materiale carpito ai loro archivi privati per denigrarle. La violenza in internet è un fenomeno preoccupante che merita da parte delle istituzioni un intervento ancora più incisivo che speriamo il Parlamento possa adottare appena  la politica tornerà a pieno regime. Per ora la migliore prevenzione contro il revenge porn consiste nell’evitare di documentare la propria intimità. L’invio di foto e filmati anche al solo partner rappresenta un anello debole nella ‘catena di custodia’ dei contenuti ed espone a eventuali ricatti o vendette in caso di un’eventuale interruzione della relazione”. È solo il primo di una serie di consigli della Polizia postale e delle comunicazioni impegnata a fronteggiare questo fenomeno criminale in costante ascesa.
Luigi De Rosa

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