Meta. Già secco l’esemplare di leccio in piazza Scarpati. Il comunicato del WWF

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Meta, Penisola Sorrentina. Già secco l’esemplare di leccio in piazza Scarpati. Il comunicato del WWF

Di coronavirus muoiono anche gli alberi?

Sembrerebbe di sì… e per motivi diversi!

Era accaduto in piena emergenza COVID19 a Sorrento quando con un blitz, mentre tutti erano a casa, l’amministratore di un condominio aveva fatto eliminare due grossi e spettacolari cedri che schermavano l’orribile palazzina rivestita di alluminio anodizzato su via degli aranci.

E’ accaduto a Sant’Agnello dove le motoseghe hanno disboscato un’intera scarpata a strapiombo con centinaia di ulivi, in area a massimo rischio frana su di una cava dove si vendono materiali edili.

E’ accaduto a Vico Equense dove sotto l’Hotel Majestic è stato abbattuto un grosso pino domestico e poi disboscata l’intera scarpata, o a Seiano dove al posto di un agrumeto è sorto, sotto il pergolato, un rimessaggio barche. Il tutto mentre nessuno usciva da casa!

Evidentemente tra quelli rimasti a casa ci deve essere stato, stavolta, anche il giardiniere del comune di Meta che, dopo aver abbattuto lo scorso mese decine di alberi per poi sostituirli grazie a 60.000 euro elargiti a pioggia dalla città metropolitana, si è dimenticato di annaffiarli?

Eppure è suggerito anche nel “famoso” Manuale delle Giovani Marmotte che gli alberi è meglio piantarli in tardo autunno, in fase di riposo vegetativo, per permettergli di sviluppare l’apparato radicale con le piogge invernali e radicare al meglio per il risveglio primaverile.

A lasciarci le foglie e le gemme stavolta è stato l’esemplare di leccio (Quercus ilex) di piazza Scarpati, che avrebbe dovuto sostituire l’albero del Rosario (Melia azedarach) eliminato dopo che l’agronomo del comune aveva accertato una cavità nel tronco, cavità che gli conferiva da oltre mezzo secolo un aspetto assolutamente affascinante.

Dopo l’indignazione dei cittadini metesi il WWF Terre del Tirreno commentò: “Quella pianta era saldamente ancorata al suolo e poteva tranquillamente continuare a vivere e vegetare per altri decenni! E’ chiaro che si tratta di scelte politiche, ovvero conservare e curare gli alberi della città o continuare a sostituirli con esemplari giovani che, con l’esperienza concreta, spesso crollano e muoiono ancor prima di attecchire e crescere?”

Ma sia ben chiaro accade quasi ovunque: si eliminano alberi grossi, belli e importanti, con enorme dispendio di soldi pubblici, e si ripiantano senza competenza nuovi alberelli, spesso storti o malati, che moriranno presto e senza troppi clamori mediatici. A Villa Fondi a Piano di Sorrento fece discutere la vicenda dell’eliminazione degli ultimi pini secolari. Ma del fatto che i nuovi alberelli, piantati e ripiantati a sostituire i patriarchi abbattuti, siano morti già tre volte nessuno se ne è nemmeno accorto?

E’ assurdo che in tale settore nei nostri comuni, salvo rare eccezioni, ci debba essere sempre e solo improvvisazione e/o sciacallaggio da parte di ditte e improvvisati giardinieri?

Sappiamo che il patrimonio arboreo comunale costituisce un irrinunciabile e irripetibile polmone vitale per le popolazioni locali. Le piante concorrono a combattere le polveri sottili e gli inquinanti gassosi. Gli scienziati hanno messo chiaramente in correlazione l’insorgenza del coronavirus con la pessima qualità dell’aria di alcune regioni.

Ci preoccupiamo tutti in questi giorni delle drammatiche conseguenza di complicazioni polmonari a causa del COVID19, ma poi dimentichiamo che se respiriamo lo dobbiamo proprio ai nostri amici alberi!!! Mai come oggi c’è una necessità impellente e vitale di aumentare il verde e gli alberi in città.

E’ di questi giorni l’uscita di un nuovo Decreto (10 marzo 2020) del Ministro dell’Ambiente che detta, finalmente, criteri ambientali minimi per il servizio di gestione del verde pubblico e la fornitura di prodotti per la cura del verde.

In questo decreto per la prima volta si vieta la capitozzatura e la potatura drastica degli alberi quale pratica deleteria e pericolosa soprattutto per la sicurezza pubblica e perchè rovina irrimediabilmente il patrimonio arboreo. Il decreto del Ministro Costa è un buon punto di partenza, scaturito anche dalla campagna mediatica delle associazioni ambientaliste, e dà per la prima volta valore agli staff progettuali multidisciplinari e importanza al lavoro di figure professionali dedicate al verde e al paesaggio, con particolare riferimento alla selezione e verifica degli esperti del settore accreditati e comprovati.

Che sia la volta buona che si smetta di improvvisare e sperperare risorse in un settore vitale per la sopravvivenza di tutti i cittadini e dello stesso pianeta?

Claudio d’Esposito

(Presidente WWF – Terre del Tirreno)

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