La mia terra anfibia, l’ultimo libro di Giuseppe Liuccio dopo il romanzo Terre d’amore: Cilento e Costa d’Amalfi

E’ uscito di recente, una ventina di giorni fa  o giù di li il mio ultimo libro.,dal titolo originale e promettente. LA MIA TERRA ANFIBIA. (Edizioni Delta3:,  con la quale avevo già pubblicato il romanzo epistolare:TERRE D’AMORE:CILENTO E COSTA D’AMALFI (premio Framcesco De Sanctis XI Edizione): ne scrisse con garbo, eleganza e d’impegno civile l’amico Marcello Napoli su ll Mattino di Salerno. Eccone alcuni passi della sua breve ma intensa segnalazione:”Passa la stagione degli  amori “riso dii profumi sui loggiati/canto di luce a nugolo di voi e  sehai memoria di baci non passano mai questi giorni di vita quotidiana al tempo del coronavirus…..Una buona terapia soprattutto se  nel tempo , negli  anni, è quella nutrita della lettura e della scrittura .Lo dichiara con convinzione Giuseppe Liuccio, classe 1934, che ricorda. non solo la stagione degli amori ma non dimentica mai la sua appartenenza ad una cultura e antica.E, a al proposito l’autore precisa:Sono nato in un territorio dove terra e mare si uniscono in un  crogiuolo dove tutto diventa possibile:una sintesi come una goccia d’ambra tralucente aurea e profumata…..Non posso e non debbo disconoscere, sottolinea ancora il colto recensore la lina analitica, che da Carducci e Pascoli,porta ai figli della poesia contemporanea, un filo indissolubile con la parola. La lingua, compreso il dialetto cilentano:un dialogo continua, una danza tra la sua terra Tdi nascita Trentinara e i suoi orizzonti,Paestum , Agropoli. Culla di dei, paesaggi dimiti e leggen oveeho scittone racconto di Paestum e del mare che non la bagna e che rappresentava il mio orizzonte. Poi Agropoli più a Sud dove mi affacciavo sul borgo  antico. Ma fecondo di storie di ieri e di oggi le poesie come onde viaggiano ed incrociano isole di riflessione è una esplosione di memoria, di n0stalgia questo attraversamento di pagine, ma anche una apertura a prospettiva sul futuro che è già domani. “ e citapoi, l’Autore “… ho nostalgia dello stendardo rosso, di santi  nelle piazze a dolci danze a cicaleccio di processione e devota la vecchia che si segna al parapetto si pavese rosa nel crepuscolo a gloria di campane. La poesia evocatrice e la prosa civile diventano testimoni di coscienza civile un esempio emerge dalle pagine di prosa della “ risorsa paese, ovvero come esaltare le piccolerea per ivestire in cultura. Ce n’è d materia per convincersi che il mio Cilento fu ritenuto una sorta di Eden dei desideri già molti secoli prima di Cristo.se un poeta cone Ompero vi poneva il regn della seduzione delle sirene   e Virgilio vi collocò una delle più belle e dolenti storie  d’amore del sui oiema.” Ela riflessione del l’amico recensore premd il volo  (ri scoperta di passato  per esalate il presente e costruire il futuro,  in questo settimane di persistenza del coronavirus non è li solo che che prende lo spunto per riflessioni dello stesso tenore.Ce ne diede un esempio di i Magistero Aostolico il Sanato Padre nella Preghiera  drammaticamente accorata  di sabato 28 marzo scorso, una preghiera che Gianni Rodari raccoglie e riporta nel suo Servizio su Repubblica di domenica 29 marzo.

Un episodio difficilmente da dimenticare e che reterà alungo nella storia recente della Cgiesa attolica.

DIO non lasciarci nella tempesta, una frase assai inconsueta che vese il Papa stimolare il Signoreon era mai accaduta. E’ UNA PROVOCAZIONE CHE SUA SANTITA’ SI LASCIA IN QUALCHE MODOSFUGGIREE COS’

FRANCECO  CI INSEGNA A RISCOPRIRE IL DIVINO CHE E’ IN NOI

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