Calcio. Il nuovo kit per favorire il ritorno in campo: in arrivo un set di analisi RNA dagli USA foto

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Critiche e perplessità da alcuni settori al Protocollo varato dai medici sportivi Soprattutto sul largo uso dei tamponi

Un set di analisi Rna dagli States potrebbe arrivare in Italia e risolvere i problemi di screening per tutti Permetterebbe allo sport diagnosi etiche e di massa

Il dettaglio della situazione nelle ventuno regioni italiane. Nel nord spicca il maggior numero di casi

741 I casi in Calabria è la regione con il minore numero in media di contagiati Un malato su 2627,7 abitanti. In terapia intensiva risultano a sabato 15 pazienti Il sud finora ha retto bene al propagarsi del virus

4918Casi di Covid-19 in Lombardia (dato riferito a sabato) in Italia è la regione con più contagiati Un caso ogni 204,82 abitanti con il numero maggiore di pazienti in terapia intensiva: sono 1326

C’è una novità che, oltre ai chiarimenti, potrebbe stemperare il clima caldo successivo alla diffusione del protocollo dei medici dello sport che raccomanda alcune norme per il ritorno in sicurezza all’attività sportiva. Nelle prossime ore potrebbe essere validato un test che affiancherebbe l’uso dei tamponi (raccomandato nella misura di uno ogni quattro giorni per atleta dalla FMSI) e dei test seriologici. Si tratterebbe di un kit preparato dalla casa farmaceutica americana Abbott (oltre 30 miliardi di fatturato) che consentirebbe di capire nello stesso tempo se l’infezione è attiva e se si sono sviluppati gli anticorpi. Di questo test ne avrebbero parlato ai vertici Stati Uniti e Italia, anche fra gli staff presidenziali di Donald Trump e Giuseppe Conte, e si attende un pronunciamento della Fda (l’agenzia del farmaco americana).

Questo test Rna ridurrebbe notevolmente le campionature alla base delle politiche di contrasto del virus nel Paese e nel mondo e in ultima istanza ridurrebbe le preoccupazioni e snellirebbe tempi e passaggi del protocollo per gli atleti. Era prevedibile e persino scontato del resto che si accendessero polemiche per il testo elaborato dal comitato scientifico guidato da Maurizio Casasco che annovera, fra gli altri il professor Galli (infettivologo del Sacco), Ranieri Guerra (direttore generale dell’Oms) Pecorelli (Fondazione Lorenzini), Pigozzi (presidente internazionale della medicina dello sport), che ha messo insieme indicazioni molto nette. Offrono il massimo della garanzie tecniche ma non consentono appigli. E’ rimasto così spiazzato chi pensava di ottenere un via libera all’attività mentre una parte del Paese, nonostante qualche segnale incoraggiante, lotta disperatamente per strappare alla morte i cittadini affetti da coronavirus e conta sempre più numerosi medici e infermieri fra le vittime del covid-19. Ma ha suscitato timori anche nei tanti medici sportivi che sono in prima fila negli ospedali e che vedono difficile la ripresa dell’attività sportiva in condizioni di emergenza.
Ma il protocollo non si occupa di date, contiene solo un messaggio chiaro: prima i cittadini e poi gli atleti. Tanto che non sono state nemmeno valutate tutte le raccomandazioni per gli ambienti nei quali si dovrà ricominciare il lavoro dell’atleta professionista. Dai campi, alle palestre, dai luoghi (indoor o all’aperto), dagli spogliatoi, ai ritiri ai trasporti (non potranno essere immaginate misure ad hoc per gli atleti in questo ultimo caso, diverse dai cittadini). Proprio per eviatre fughe in avanti dello sport. E ognuna delle quattro federazioni che fanno capo agli sport professionisti (calcio, basket, ciclismo e golf) elaboreranno delle specifiche indicazioni sulla base di quanto raccomandato dai medici sportivi. La Figc potrebbe variarle con il suo comitato scientifico prima della fine della settimana.

Il presidente dei medici sportivi Casasco spiega come ripartire

l’intervista «Il protocollo garantirà gli atleti e tutti i tornei» «Servono i tamponi? Prima a chi lotta in prima linea
e ai cittadini. Poi allo sport. Decisivo il nuovo test Rna»

Maurizio Casasco, presidente Fmsi

Presidente Casasco, il protocollo della FMSI stanno creando discussioni e dibattiti. Primo punto: i tamponi. Si parla di test ogni 4 giorni per gli atleti. Ma come si fa? Le cronache drammatiche di questi giorni ci dicono che non solo mancano i tamponi ma anche i dispositivi base, come le mascherine, per la cittadinanza, in qualche caso addirittura per i medici e gli infermieri negli ospedali…
«La priorità va data al territorio, agli ospedali e in particolare a chi è in prima linea. Senza nessun tipo di fraintendimento. Prima a chi ne ha bisogno e poi allo sport. Abbassare il contagio e aumentare la dotazione di tutti i dispositivi medici è fondamentale. Gli sportivi sono cittadini: davanti solo chi ha bisogno».

Tamponi e test sierologici: il protocollo è basato su questo… E se mancano, come si fa? Quando si comincerà?
«I tornei e le attività potrebbero riprendere il 13 maggio, il 13 giugno o il 13 dicembre. Non spetta a me dirlo. Il quadro verrà dato dai decreti e dai provvedimenti delle istituzioni di governo. Noi raccomandiamo solo le condizioni per le quali, alla ripresa delle attività, il contagio non sia presente e si contrasti in modo efficace il teorico insorgere di nuovi casi. Poi mi rendo pure conto che nella situazione attuale, ad esempio, in Lombardia, ci sono quattro club di serie A e la Regione dice di andare in giro con la mascherina… Il nostro protocollo dà una linea scientifica. Ma se in un determinato luogo non è reperibile, a puro titolo di esempio, una macchina per l’elettrocardiogramma, è un problema che mi pongo da un altro punto di vista. Non confondiamo il livello scientifico con quello organizzativo. E comunque, ripeto, sia chiaro: prima la salute dei cittadini e di chi lavora per salvare la vita alle persone».

Alternative ai tamponi?
«Io spero che fra una decina di giorni i tamponi non siano più un problema. E comunque siamo in attesa di ulteriori novità che recepiremo nel protocollo. La Fmsi è l’unica società scientifica di medicina sportiva accreditata presso il Ministero della Salute e i rapporti con la comunità scientifica e l’Oms sono continui e di primo livello. Probabilmente saranno presto a disposizione dei test Rna, attualmente in corso di validazione. Permetteranno di affiancare i controlli indicati nel protocollo da una unica prova che sia alternativa a tamponi e analisi sierologiche. Questi nuovi test evidenzieranno sia la presenza della infezione in fase attiva (che ora risulta dai tamponi), sia le tracce di IgM e IgG che ci dicono se si è stati infettati e se si è immuni».

Quindi le novità in arrivo semplificheranno ulteriormente i test. Ma spieghiamo i passaggi contenuti nello schema di screening che proponete.
«Chi ha avuto un contagio dovrà sottoporsi a quegli esami che in genere sono previsti anche per le visite di idoneità. Consigliata poi la Tac, soprattutto per chi non ne ha fatta al momento delle dimissioni ospedaliere. Poi, prima della ripresa dell’attività raccomandiamo il tampone per tutti. Questo test ci dirà chi è positivo al Covid-19 e che quindi andrà trattato secondo le disposizioni in vigore, valide tutti i cittadini (quarantena o ricovero, etc.)».

Oltre ai pochi, si spera, positivi, ci saranno i negativi…
«Questi dovranno essere sottoposti ad un esame sierologico, tramite un prelievo. Questo ulteriore esame dividerà gli atleti negativi in tre gruppi».

Leggendo il testo che avete prodotto, riassumo, si cercheranno (tra chi è negativo al tampone) gli anticorpi che raccontano la storia della risposta dell’organismo venuto eventualmente a contatto con il virus, ma che non è più in fase virulenta. Gli anticorpi denominati IgM vengono prodotti nella fase iniziale dell’infezione e ci dicono che l’attacco è stato recente o in corso, gli IgG permangono invece per molto tempo. In base alla presenza di IgG e IgM si capirà cosa fare?
«Sì e per questo avremo tre gruppi. Gli atleti con IgM negativo e IgG positivo sono gli immunizzati. Hanno avuto il contagio, ma hanno anticorpi efficaci. E potranno allenarsi con gli altri senza problemi. Poi ci sarà chi avrà IgM e IgG entrambi positivi. Clinicamente dovrebbero essere atleti immuni, ma verranno sottoposti di nuovo a tampone per capire la natura di quegli anticorpi, IgM che si formano, ricordiamo, in prossimità del contagio. Se gli atleti sono negativi al tampone verranno considerati immuni. E si aggiungeranno agli altri».

Infine ci saranno i negativi a IgM e IgG.
«Sono coloro che non sono mai venuti a contatto con il virus e che non sappiamo come reagiranno. Per questo dovranno essere sottoposti a tampone ogni quattro giorni. In questo modo garantiremo la loro salute, quella della società e quella del sistema dei tornei».

Con la ripresa delle competizioni l’insorgere di un positivo rischierà di mandare di nuovo tutto per aria.
«In questo caso ci si dovrà comportare secondo legge, ma con il nostro protocollo si restringe al minimo anche la ricerca di possibili contagi passati e si salvaguardia da quarantena o da altri provvedimenti atleti e squadre che hanno avuto occasione di incontro con l’eventuale positivo prima di quattro o cinque giorni».

 

fonte:corrieredellosport

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