L’emergenza Coronavirus fa rinviare a data da destinarsi il referendum costituzionale per il taglio dei parlamentari previsto per il 29 marzo

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L’emergenza Coronavirus fa slittare il referendum costituzionale per il taglio dei parlamentari previsto per il 29 marzo. I motivi che hanno portato alla decisione sono legati alla difficoltà di continuare una campagna referandaria “normale” oltre alla necessità di limitare la frequentazione di luoghi affollati per cercare di ridurre i casi di contagio. Era prevedibile da giorni. È diventato scontato dopo la chiusura delle scuole e la cancellazione di qualsiasi manifestazione pubblica a seguito dell’emergenza Coronavirus e dell’aumento esponenziale dei contagi. Per quanto riguarda la nuova data in cui gli italiani saranno chiamati alle urne ancora non è stata fissata ed è sicuramente condizionata dall’evolversi dell’attuale situazione. Si parla con insistenza del 17 e del 24 maggio ma ovviamente sono solo ipotesi. In tanti si dichiarano contrari all’eventuale accorpamento del voto referendario con quello delle elezioni regionali e, ove previste, comunali perché ovviamente sarebbe un impegno triplicato e più complicato da gestire. Secondo alcuni costituzionalisti non esiste un divieto nell’accorpare le date di chiamata alle urne trattandosi di referendum confermativi e non abrogativi; per quest’ultimi invece vige il divieto di accorpamento con altre elezioni.

Per poter rinviare il referendum occorre l’approvazione di una nuova legge o un decreto del Presidente della Repubblica, che andrebbe emanato entro il 23 marzo. La data deve essere tra il 50esimo e il 70esimo giorno successivo all’emanazione del decreto. Il Quirinale ritiene che la decisione finale spetti al governo, una volta ascoltate anche le opposizioni.

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