Giuseppe Fiorentino originario di Positano al Cotugno dirige il reparto di terapia sub intensiva

Un pezzo di Positano sta combattendo in prima linea in questa emergenza contro il coronavirus, all’Ospedale Cotugno di Napoli. Il nostro eroe (ma conoscendolo, sappiamo che rifiuterà tale appellativo) è Giuseppe Fiorentino, specialista che dirige il reparto di terapia sub intensiva dell’ospedale napoletano, che accoglie i pazienti contagiati dal Covid-19. Il medico positanese, sui social sta raccontando queste dure giornate, in cui si sono stretti a lui collaboratori giovani ed entusiasti, pronti a salvare le vittime di questo “nemico invisibile”.

giuseppe fiorentino positano cotugno

“Ci sono posti che non avresti immaginato mai di vedere nella tua vita – racconta Fiorentino – Poi quando tutti i “finti” ti abbandonano i cuori giovani si propongono impavidi di aiutarti. Tu li guardi negli occhi e pensi a te, un po’ di tempo fa quando ti saresti buttato nel fuoco per i tuoi ideali. Poi dopo ore di lavoro, sudore, togli bardatura ed esci con il sorriso. Ho visto persone aiutare altre persone, ho rivisto sul lavoro la disponibilità, la dedizione, la familiarità, il senso di appartenenza… allora esiste ancora. Ancora ha un senso lavorare e credere nei tuoi ideali. Grazie ragazzi che con me soffrite e combattete nell’ombra e caduti ci rialziamo e torniamo a combattere per i nostri ideali e per quello che abbiamo sempre creduto. Grazie per aver creduto in me e aver seguito un esile filo di speranza… ce la faremo.”

giuseppe fiorentino positano cotugno

Parole che trasudano soprattutto grande umanità, tutta quella necessaria in questo momento, ma anche una voglia di cambiare tali contesti, in cui gli ostacoli non mancano: “Noi al corpo G del Cotugno ce la stiamo mettendo tutta, grazie alla nostra Direzione per tutto l’appoggio e l’impegno fattivo, a chi come Cristina che rende fatto il possibile, e a tutti i ragazzi medici e infermieri che insieme a Pasquale e Diego, con la iniziale paura negli occhi affrontano ogni giorno un nemico invisibile, cercando di curare e rasserenare gli ammalati. Alcuni anche con famiglie si sono mostrati disponibili a mettere in gioco se stessi e a formare velocemente il personale mentre altre persone si sono rilevate delusioni solo parole e niente fatti (Eroi da scrivania e da portafoglio). Abbiamo anche cercato di far arrivare fondi per poter comperare delle riviste o tutto quello che possa servire a rendere un soggiorno lungo e penoso quanto più lieve possibile.
Ce la metteremo tutta e cercherò di non deludere gli occhi impauriti e speranzosi dei miei collaboratori e dei pazienti che chiedono in continuo se ce la faranno, avvertendo come qualcosa di surreale intorno a loro.”

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