Sant’Agnello. Sequestro housing sociale, i possibili scenari

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Sant’Agnello, Penisola Sorrentina. Sequestro housing sociale, i possibili scenari – Sul sequestro dell’housing sociale ad opera della Procura di Torre Annunziata ci sono due ordini di ragionamento a farsi: uno di natura tecnico-politica e riguarda l’aspetto amministrativo, la legittimità delle autorizzazioni rilasciate, la valenza dei pareri tecnico-legali acquisiti, l’esito di pregressi accertamenti già svolti dall’autorità giudiziaria; l’altro di natura sociale e riguarda i 53 nuclei familiari che si sono procurati il diritto di acquistare la casa partecipando a un bando e classificandosi in una graduatoria che sicuramente ha privilegiato coloro che erano nelle condizioni economiche di acquistare l’immobile a prezzi piuttosto ai presunti 2500€ a mq.

Allo stato si attende il provvedimento di convalida giudiziaria o meno del sequestro e a questo punto si tratta di ben inquadrare gli scenari che si prospettano innanzi agli assegnatari in predicato di acquisire la titolarità e la disponibilità dell’immobile per il quale hanno sottoscritto un contratto e anticipato cospicue risorse finanziarie. Il comunicato dei 53 che abbiamo pubblicato sollecita alcune riflessioni di natura squisitamente legale che, nel contenzioso venutosi a creare tra tutte le parti in causa, soo da considerarsi tutt’altro che secondarie. Proviamo quindi a spiegarle con i relativi scenari!

È noto come la Procura di Torre Annunziata abbia chiesto la convalida del sequestro preventivo e, quindi, nei prossimi giorni, con la pronunzia da parte del Gip, si potrebbe avere un primo seppur non definitivo riscontro sulla bontà delle ipotesi accusatorie. Il provvedimento, almeno per quel che se ne sa, pare ben strutturato e certamente per avere avuto l’avallo del Procuratore Capo c’è da immaginare sia frutto di ponderate ed accurate considerazioni. In sede di udienza Gip si potrebbero verificare tre scenari:
1) il Gip condivide in pieno l’operato della Procura e pertanto convalida il sequestro;

2) Il Gip non condivide il provvedimento della Procura, neppure nel merito, assumendo che l’intervento edilizio sia pienamente legittimo così come legittimi sono gli atti adottati da Comune, dalla Soprintendenza e dalle altre Amministrazioni coinvolte. Praticamente il Gip ritiene che gli atti siano immuni da possibili censure in ambito penale. In tal caso dissequestrerà il fabbricato e gli acquirenti, anche se la Procura potrebbe egualmente mantenere il punto e procedere nell’azione penale, potrebbero con animo più leggero stipulare gli atti di acquisto. Anche in tale ipotesi sarebbe però utile ed opportuno conservare un atteggiamento prudente;

3) la terza ipotesi è quella che potrebbe considerarsi la meno auspicabile per gli acquirenti. Il Gip pur valutando fondato l’impianto accusatorio ritiene che non vi siano le condizioni per conservare il sequestro e, dunque, ne dispone la restituzione agli aventi diritto, ovvero alla società costruttrice. Questa convocherà gli acquirenti e chiederà loro di stipulare e pagare il saldo. E’ questa la situazione più complicata per gli acquirenti che, seppur non avranno problemi a stipulare e a prendere possesso degli appartamenti, resteranno legati agli esiti del processo penale.

Infatti ove il Tribunale dovesse successivamente accogliere le tesi della Procura, il permesso a costruire e l’autorizzazione paesaggistica saranno disapplicati e il Giudice del dibattimento potrà ordinare l’abbattimento del fabbricato. Nel frattempo potrebbero sfumare o divenire più difficili le possibilità di recupero delle somme già sborsate. In questo scenario appare più conveniente a ciascuno di conservare il proprio ruolo: ciò converrà soprattutto agli acquirenti che, in quanto incolpevoli, avrebbero più opportunità e più strade per tutelare i propri interessi, eventualmente anche nei confronti delle Amministrazioni ove emergessero precise responsabilità delle stesse negli eventi in corso.

Fonte PoliticaInPenisola

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