Sant’Agnello. Housing Sociale, sotto i riflettori la delibera della Giunta Sagristani. Gli sviluppi

Sant’Agnello. Housing Sociale, sotto i riflettori la delibera della Giunta Sagristani. Gli sviluppi delle indagini della Procura della Repubblica di Torre Annunziata potrebbero non fermarsi al sequestro preventivo e alle indagini sui costruttori. Al vaglio la delibera dell’amministrazione guidata dal sindaco Piergiorgio Sagristani che approvò il Pua, il Piano Urbanistico attuativo che poi ha permesso la realizzazione dell’housing sociale. In sostanza non poteva esservi deroga al PUT , questo è il principio , il parere del professor Pinto era sub iudice, è questa la chiave di volta, insomma, di tutta la vicenda. Sotto i riflettori dunque la delibera della Giunta di Sagristani del 2015, il responsabile Franco Ambrosio , che ha firmato la concessione, e la Soprintendenza di Napoli. Da Metropolis pare che si prospettano altri avvisi di garanzia, però Nessuno di questi è indagato, ma la vicenda è chiaramente sotto i riflettori dei magistrati che intendono far luce su questa situazione intricata. Una situazione ingarbugliata nella quale si trovano invischiati i 53 acquirenti.

Nei possibili scenari futuri, il dissequestro , che potrebbe farli tornare dentro le case in attesa di un processo. Poi il processo che potrebbe portare ad un nulla di fatto con assoluzioni , e allora non cambia nulla, la giustizia ha fatto doverosamente luce sulla vicenda, oppure una condanna all’esito di un processo. L’ipotesi che nessuno dei diretti interessati certamente si augura, ma al contempo l’ipotesi che nessuna persona di buonsenso può categoricamente escludere a priori.

Innanzitutto è evidente che in quel “dannato” processo sarebbero legittimati a partecipare i 53 assegnatari nei panni di parti civili. Si potrebbero costituire (anzi farebbero bene a farlo), come possibili danneggiati, contro gli imputati ed ottenere, in caso di condanna di costoro, il ristoro dei danni.

L’eventuale sentenza di condanna, però, finirebbe con il coinvolgere anche il comparto edilizio denominato housing sociale che diverrebbe privo di legittimità urbanistica. A quel punto entrerebbe in gioco il Comune che dovrebbe avviare il procedimento sanzionatorio che potrebbe concludersi non con la demolizione, ma con l’acquisizione a patrimonio con tanto di dichiarazione di pubblico interesse. Quegli immobili finirebbero quindi tutti nella disponibilità del Comune che potrebbe assegnarli ai cittadini. Vendendoli o anche locandoli, ma previo utilizzo di apposite graduatorie che – sia chiaro – sarebbero diverse da quelle utilizzate dal costruttore. In pratica non è detto che gli originari assegnatari tornerebbero a beneficiare di quelle case e in ogni caso dovrebbero pagarle.

Come risulta dalla convenzione, nella fase iniziale era prevista la stipula di una impegnativa dietro il pagamento di una somma – in conto deposito cauzionale – pari al 10% dell’intero importo.

Un altro 10% andava pagato all’atto della sottoscrizione del preliminare.

Un 20% al completamento della struttura (scheletro si suppone).

Un altro 10% alla realizzazione delle murature di chiusura, tramezzature interne, massetti, impermeabilizzazioni, isolamenti etc.

Un ulteriore 10% al completamento degli impianti tecnologici.

Infine il saldo, pari al 30%, al completamento di tutti i lavori e al momento del rogito notarile.

Quindi ad oggi i 53 assegnatari di regola hanno versato al massimo il 70% del costo degli appartamenti. Certamente non poco, non sia mai però l’azione penale della Procura (compreso il sequestro) fosse avvenuto dopo la consegna delle case e la stipula dell’atto notarile, avrebbero pagato l’intera somma. Vale a dire anche l’ulteriore 30%.

Insomma, contrariamente a quel che si pensa, dice l’avvocato Pollio su Talepiano, meglio che sia accaduto ora che dopo, almeno per gli acquirenti, non certo per il costruttore! Senza dubbio sarebbe stato meglio – se proprio doveva accadere – che fosse successo prima di iniziare a spendere soldi, ma questo è un altro discorso.

Infatti, ora tutto cambia. Prima di cacciare quel famoso residuo 30%, sarebbe saggio se gli assegnatari pretendessero che tutta la vicenda si sia conclusa positivamente. Tutta, non solo che sia avvenuto l’eventuale dissequestro. Tutto significa che la Giustizia accerti (nella fase preliminare o all’esito del processo) la totale legittimità dell’opera.

Diciamo però che ora ci sono persone in condizioni disperate, in affitto in situazioni precarie, e il sequestro pochi giorni prima gli ha creato problemi gravissimi. Sicuramente era meglio prima oppure, come dice Sagristani, era meglio fare un ricorso al Tar Campania, che in altri casi, come a Sorrento , ha bocciato l’housing sociale. Ma ogni storia va da se, vi aggiorneremo.

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