Penisola sorrentina – Per gli operatori del charter nautico, assurdo il divieto di approdo nella costituente Area marina protetta di Capri.

Un ennesimo ostacolo ad un comparto che con sacrificio, audacia e competenza, nel rispetto delle regole cerca di affermarsi come una importante realtà che, oltre a creare in modo completamente autonomo posti di lavoro, ormai rappresenta un valore aggiunto al nostro rinomato turismo.  Arroccarsi all’ interno di quelli che potremmo definire dei confini, nel 2020, non serve a nessuno. Soprattutto quando è una realtà circoscritta come quella isolana ad aver bisogno, in termini pratici, della terraferma.  

Sorrento – Coronavirus permettendo anche quella del 2020 dovrebbe essere una stagione piena di soddisfazione per gli imprenditori del turismo in Penisola sorrentina e Costiera amalfitana. Si iniziano pertanto  a scaldare i motori per l’ennesima performance  positiva da parte di tutti gli addetti ai lavori. Tra questi, grazie ad un territorio che seppur completamente trascurato dalle amministrazioni locali continua a fare la sua parte,  dalle grandi aziende che praticano un’accoglienza rinomata in tutto il mondo,  all’ormai affermato turismo extralberghiero, ristoratori, trasporti e commercio, si è registrato un ulteriore positivo fenomeno, che oltre ad essere motivo di interesse al turismo di qualità, nello stesso tempo ha creato in modo completamente autonomo una serie di posti di lavoro e pertanto reddito per molte famiglie, ovvero il turismo nautico. In regola con tutte le normative  vigenti,  i nuovi imprenditori del charter, organizzati anche in cooperative, utilizzano esclusivamente imbarcazioni pilotate da persone esperte e qualificate, non superiori a 10 metri e non trasportano più di 12 persone per volta, come prescritto dalla Legge. Purtroppo come spesso accade  soprattutto nel Meridione, anche dalle nostre parti, chi ha il coraggio e si spende in modo autonomo per creare delle opportunità non viene affatto premiato proprio da quelle Istituzioni che da sempre si è rispettato. Non solo quella che con il sacrificio di pochi primi audaci è diventata con il passar del tempo una bella realtà, creando dal niente lavoro e quindi benessere a chi prima lottava per la sopravvivenza, negli ultimi tempi è iniziata ad essere oggetto di polemiche e critiche da parte di chi su quel tratto di mare che abbraccia parte del Golfo di Napoli, Capri e la Costiera amalfitana ha dettato da sempre le sue regole ed è convinto tuttora di detenere il monopolio su qualsiasi attività praticata su queste acque. Compreso le attività legate alle escursioni  verso  Capri e la Costiera amalfitana  come il noleggio di natanti da diporto a fini ricreativi o per usi turistici.

Già nel 2018 si cercò dapprima di ostacolare  gli operatori  charter da noleggio facendo in modo che si imponesse  a bordo di tali imbarcazioni la figura del capobarca. Ossia una persona abilitata , quindi iscritta alla Gente di Mare ed in possesso di titolo professionale. Un caso sollevato  dalle Capitanerie di Porto di Castellammare di Stabia, Napoli, Salerno e Capri che, sulla base di una Circolare del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, da quel momento richiedevano, per motivi di sicurezza, tale figura sulle imbarcazioni a noleggio che navigano nelle acque dei golfi di Napoli e di Salerno. Un serio problema e tanti posti di lavoro messi a rischio, poichè la maggior parte dei conduttori non possiede tale titolo. Il Tar Campania, dopo che gli operatori charter  proposero sulla questione un ricorso, emise  un’Ordinanza di sospensione delle disposizioni emesse dalla Capitanerie. Ritenendo tale figura non indispensabile  ai fini della sicurezza di bordo. Una tesi quella della sicurezza a bordo sostenuta anche dagli Armatori delle Società di navigazione che vennero successivamente allo scoperto durante il dibattito processuale che fece emergere pertanto un fronte compatto contro gli operatori charter. Superato lo scoglio del capobarca, per i  charter si è presentato un ulteriore grosso ostacolo da superare. Ovvero quella che a tutti gli effetti è diventata poi una vera e propria contesa con gli armatori. Stavolta  l’oggetto del contendere: gli approdi e la costituenda Area marina protetta di Capri.

Secondo gli armatori delle Società di navigazione che  gestiscono le flotte di aliscafi e traghetti, gli operatori del charter non operano rispettando i regolamenti. In quanto gestirebbero  un vero e proprio servizio di trasporto, e  sottraendo in tal modo clienti alle compagnie di navigazione senza sottoporsi all’obbligo di staccare biglietti e di sottoporsi alle normative fiscali e di sicurezza richieste dal servizio. A tale tesi gli operatori del charter,  ribattono sostenendo di svolgere attività turistico-ricreativa nel rispetto di tutte le norme che regolano tale attività.  Affermando altresì  che proprio  le imbarcazioni adibite al trasporto passeggeri spesso svolgono anche attività turistica-ricreativa (gite a pagamento, bagni in rada, assistenza ai sub), usufruendo anche di agevolazioni, come l’IVA ridotta al 5%. Non solo secondo gli operatori charter  il Porto di Capri, incalzato dagli armatori, imporrebbe delle tasse di sbarco molto onerose con lo scopo di scoraggiare ulteriormente tale  l’attività del charter. Una situazione insostenibile che ha costretto  i mesi scorsi l’Associazione Charter Campania a presentare una diffida  alle Autorità competenti tra cui Capitaneria di Porto e Guardia di Finanza, in cui si evidenziava, secondo quanto dichiarato dal Presidente,Giovanni Rosina, “di essere di fronte ad un sistema corrotto e influenzato dalla lobby degli armatori  che vuole spazzare i charter per pura territorialità”. Nonostante la diffida, con l’inizio della nuova stagione, nessun segnale è pervenuto, in merito,da parte  delle Autorità  sollecitate fare chiarezza e aprire un’indagine su quanto denunciato. Nel frattempo Capri  potrebbe divenire off limits per gli  operatori dei charter che evidenziano  che nel porto di Capri sia stata eliminata la banchina libera per lo sbarco,  che invece, stando ai regolamenti vigenti, dovrebbe essere presente in ogni porto con la richiesta solo di un piccolo versamento per servizio di accosto. Invece, sostengono ancora gli operatori dei charter, per far sbarcare un turista sull’isola azzurra è obbligatoria sottoscrivere una dichiarazione di volontà ed il pagamento  ad un a tassa di sbarco. Dalla quale però sono  esenti le società di charter capresi. I quali, come i tender degli yacht, possono accedere   all’area sbarco di Marina Piccola.  Accesso inspiegabilmente negato agli altri charter.

La situazione  delle escursioni charter presso l’isola azzurra  è diventata  ulteriormente incandescente quando, nell’ultimo provvedimento del 2019 in Consiglio dei Ministri, sono stati stanziati due milioni di euro in un progetto che vede tra l’altro la istituzione  dell’Area Marina protetta anche a Capri.  Un decreto  che prevede tra l’altro la nascita di una nuova Direzione generale del Ministero dell’Ambiente che si occuperà esclusivamente della tutela del mare. Se da una parte una tale iniziativa è apprezzata da coloro che si battono per la salvaguardia del mare,dell’ambiente in genere del mare ed in particolare per la favolosa isola di Capri,  dall’altra parte , nonostante l’impegno del Ministero, quella che a tutti gli effetti viene considerata un progetto mirato per l’sola azzurra potrebbe nascondere una ulteriore insidia per gli operatori charter. Il progetto dell’Area Marina Protetta  prevede tra le tante iniziative anche il divieto di transito dei natanti sotto costa. Pertanto una ulteriore manovra che impedirebbe ai charter nautici, in particolar modo della penisola sorrentina e della costiera amalfitana e Positano, di effettuare noleggio ed escursioni all’isola di Capri.  Le quali  a questo punto sarebbero totalmente gestite dagli operatori locali mentre chi, come le decine di migliaia di turisti, da Sorrento  e dalla Costiera amalfitana intenderebbe effettuare una escursione nell’isola azzurra, dovrebbero recarsi tramite aliscafi e traghetti delle compagnie di navigazione a Capri. Dove  gli verrebbe poi organizzata l’escursione intorno all’isola. E’ chiaro che venendo a mancare  un punto di importanza fondamentale come Capri, il programma degli operatori charter sarebbe in gran parte impoverito e pertanto poco appetibile dalla clientela. Quella dei charter nautici oltre ad essere una risorsa di lavoro per tanti giovani e famiglie, risulta molto apprezzata dai turisti e dai tour operator. Tanto che in molti si ripropongono di ritornare  in vacanza in Penisola sorrentina e Costiera amalfitana soltanto per trascorrere di nuovo indimenticabili giornate a bordo di quelle imbarcazioni  sicure ed affidabili condotte da personale esperto e competente concedendosi una esperienza unica ,solcando le acque del nostro mare ed ammirando le bellezze dei nostri paesaggi. Tuttavia la costituzione del Parco Marino Protetto, semmai avverrà,  non trova completamente contrari gli operatori charter che come detto rappresentano un consistente realtà lavorativa. Essi chiedono che le loro istanze non siano ignorate e che gli Enti istituzionali coinvolti, così come le Amministrazioni comunali locali , si adoperino affinché tale problematica, di cui abbiamo descritto per sommi capi un primo step,  venga risolta o quanto meno trovato un compromesso. Dopo tutto nessuno, in particolar modo località che praticano turismo ad alto livello, si può arroccare all’interno di quelli che potrebbero essere definiti confini. L’intero territorio è famoso in tutto il mondo soprattutto  per le bellezze paesaggistiche ed ambientali accessibili a tutti. Pertanto oltre a Capri giocano un ruolo di prima donna, tutta la Penisola sorrentina e la Costiera amalfitana, così come Pompei, la stessa Napoli ed altre rinomate località. Un contesto dal quale tutti  in proporzione  all’impegno investito traiamo benessere e per il quale ci dobbiamo anche spendere aiutandoci a vicenda.  Come sarà permesso agli operatori charter di realizzare, nel rispetto delle regole, escursioni all’interno dell’eventuale parco marino caprese, così gli stessi abitanti dell’isola potranno accedere alle disponibilità commerciali del territorio sorrentino. Inutile ricordare a tale proposito l’enorme sacrificio sopportato, in termini ambientali e di inquinamento elettromagnetico,  dai cittadini sorrentini nel permettere la realizzazione della centrale Terna in via San Renato. Il cui maggior scopo è assicurare anche un costante rifornimento di energia elettrica , tramite  un cavo sottomarino ,anche l’isola di Capri. Tale dovrebbe essere per tutti, in particolar modo i cittadini capresi, un importante punto di riflessione, mentre si spera ancora una volta che sia, anche da parte delle Istituzioni, il buonsenso a prevalere.  – 14 febbraio 2020 – salvatorecaccaviello

Commenti

Translate »