Acqua in lattina, la svolta green che lascia parlare di sé

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La nostra sensibilità ecologista è cresciuta rapidamente negli ultimi anni e sta cominciando a incidere in modo significativo sulle nostre scelte. Lo testimonia lo sforzo straordinario che l’industria e il mercato stanno compiendo per assecondare questa sensibilità. Un marchio di acqua minerale italiano, ad esempio, considerando la nostra crescente avversione per gli imballaggi di plastica, ha cominciato a imbottigliare l’acqua in lattine di alluminio da 33 cc, anziché in bottigliette di PET, nel quadro di un’iniziativa commerciale rivolta soprattutto ai baristi e ai ristoratori. Grazie a questa iniziativa, il barista, mentre ci serve acqua in lattina, può spiegarci che l’alluminio è molto più sostenibile della plastica, perché infinitamente riciclabile senza perdita di qualità e meno dannoso se disperso nell’ambiente. Così sentiamo di avere dato, noi e lui, un altro piccolo contributo alla difesa del pianeta.

Nelle attività commerciali però sono ancora in uso le classiche bottiglie di “plastica” o qualcuno si è già adoperato di quelle in vetro riutilizzabili. Però – ricordiamo – rispetto all’acqua del rubinetto, anche considerando la pulizia delle brocche e dei bicchieri, l’acqua in lattina ha un’impronta ecologica nell’ordine delle mille volte superiore. Il discorso sulla sostenibilità sta diventando oggetto di leve di marketing. Ai claim nutrizionali come senza grassi saturisenza zuccheri aggiuntisenza olio di palmaricco di proteine e fibre ecc. ora si affiancano i claim ambientalisti: packaging sostenibile col 20% di plastica in meno, col 50% di plastica riciclata, 100% riciclabile, plastic free, confezione biodegradabile ecc. Ciò significa che l’industria finalmente si sta assumendo la responsabilità del suo impatto sull’ambiente e sta prendendo misure opportune per ridurlo.

Comunque sono molti i dubbi dei consumatori, alle quali sono state date risposte ben precise:

Nei contenitori come le lattine è presente un rivestimento interno (coating) che ha lo scopo di minimizzare l’interazione tra bevanda e alluminio. Quindi il carattere più o meno acido della bevanda, in questa situazione, non ha rilevanza ai fini della valutazione della migrazione. Ovviamente si tratta di rivestimenti idonei a essere posti a contatto con alimenti e bevande nelle normali condizioni di impiego e difendono prodotto e metallo da interazioni che possono degradare il materiale, indurre cessioni e modificare le caratteristiche organolettiche della bevanda. Per rivestire internamente le lattine si utilizzano resine sintetiche per cui la legge prescrive esattamente precisi limiti d’impiego e criteri compositivi; le resine possono infatti essere ricavate da numerosi starter differenti ed essere miscelate ad altrettanto variegati additivi per ottenere le caratteristiche adatte a specifiche combinazioni lattina / prodotto.

Comunemente la resistenza alla corrosione si valuta con il pack test: le lattine trattate con il coating prescelto sono riempite con il prodotto e stoccate per un arco temporale corrispondente o superiore alla shelf life. Con cadenza definita si valutano la riduzione o rimozione del coating, fenomeni di migrazione, la corrosione, le modifiche dell’aspetto del metallo, le modifiche organolettiche della bevanda.

 

 

 

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