Che nostalgia del Partito Socialista e di una Sinistra ideale

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Minori, Costiera amalfitana . Che nostalgia del Partito Socialista e di una Sinistra ideale
di
Avv. Giovanni Maria di Lieto

La distinzione classica era negli anni 70’ – 80’ tra “frontismo” e “autonomismo” (rispetto all’ex PCI, partito comunista), scelta che si è variamente intersecata nelle posizioni di Nenni, Lombardi, Craxi, tre figure fondamentali del socialismo italiano. Craxi si oppose al compromesso storico e delineò per il futuro una linea dell’alternanza fra la DC e il suo partito. Era il tempo del Partito, più esattamente della Forma-Partito, della scelta ideologica socialista, riformista, libertaria e garantista, di sinistra (“sinistra”, si diceva un tempo, però sinistra non comunista), protesa verso l’Alternativa di sinistra e l’Unità delle sinistre (quella di derivazione socialista e quella di derivazione comunista). La principale ragion d’essere della sinistra si poteva riassumere nel pensiero di Pietro Nenni: “Il socialismo è portare avanti tutti quelli che sono nati indietro”. Cultura del partito, delle sezioni e del dibattito interno, della discussione e della partecipazione popolare. Ci si chiamava “Compagni”, per identificare tutti quelli che condividevano l’Idea, ci si dava “del tu” e scomparivano le differenze di classe (il medico, l’avvocato, l’ingegnere erano del tutto uguali all’operaio ed avevano pari dignità all’interno del Partito), nelle sezioni si discuteva e si dibatteva la linea politica, ci si confrontava e si decideva a maggioranza. Altri tempi.
Mi chiedo che senso abbia la Politica, senza un’anima, senza una spinta ideale e propulsiva. Alle spalle della Idea, e del “fare” politico-amministrativo, occorreva praticare nei fatti l’Etica pubblica, che ha come naturale conseguenza la Credibilità. Ecco, qui un’autocritica che pure è giusto fare del “rampantismo” (cioè, quell’uso spregiudicato della politica, che diventa sistema di affari, quindi corruzione, quindi clan), degenerazione che pure v’è stata all’interno del PSI, praticata da taluni, che non avrebbe mai dovuto trovare spazio all’interno del Partito (è anche giusto dire che il PSI di Craxi sia stato comunque fondamentalmente vittima di un attacco concentrico di forze di potere politico, economico, giornalistico).
Al di là di un certo qualunquismo di un centro-sinistra genericamente progressista, forse andrebbe fatto il tentativo di ricostruire una Identità-appartenenza su un’Idea socialista condivisa e inclusiva. Non so se sia “vecchia” politica, se il discorso sia anacronistico (l’Utopia e l’Ottimismo fanno parte della cultura di sinistra e del cambiamento). Più in generale, deve rinnovarsi la stagione delle Idee, il diritto-dovere dell’”impegno” nel segno della moralità, deve prevalere il “primato” della politica contro il qualunquismo del “disimpegno”.

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