Coronavirus. Ecco come proteggersi ed evitare rischi

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I numeri dell’infezione crescono vertiginosamente. E salgono anche i decessi. Fa davvero paura il coronavirus 2019-nCoV, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha aumentato a livello 5 la valutazione del rischio.

Preoccupa soprattutto che la situazione sia in qualche modo sfuggita di mano e che, dopo i primi casi in Paesi lontani dalla Cina, Europa compresa, che ci sia il rischio di un’epidemia su scala globale.

Cos’è il coronavirus?
È un virus molto diffuso, di cui esistono molte varianti. Per capire, molti dei casi di raffreddore che oggi ci stanno mettendo KO nell’ambito delle tante sindromi parainfluenzali che si vedono e si sommano ai casi di classica influenza, infezione che sta raggiungendo il picco, sono proprio dovuti a virus di questo tipo. Il nuovo virus 2019-nCoV è appunto del tutto nuovo, almeno per quanto riguarda l’infezione umana, e sconosciuto all’organismo umano.

Quali sintomi provoca?
I coronavirus hanno uno spiccato tropismo per le cellule dell’apparato respiratorio. Per questo anche il nuovo virus tende a concentrare i suoi effetti proprio in quest’area, sotto forma di tosse, febbre e, nelle forme più gravi, anche insufficienza respiratoria.

Come si cura?
Al momento non esistono cure specifiche per questa forma, che viene quindi affrontata come una polmonite virale generica. Ovviamente, oltre ai trattamenti per la patologia, nei casi più gravi possono essere attivate misure particolari, come l’assistenza respiratoria.

Come si scopre?
Su questo fronte la risposta scientifica è stata estremamente veloce. È stato identificato il corredo genetico del virus e quindi si è potuto arrivare a definire test rapidi per la diagnosi, fondamentali per riconoscere precocemente se il responsabile dei sintomi è proprio il coronavirus cinese e quindi differenziare i quadri da quelli causati da altri virus, primo tra tutti quello dell’influenza.

Si può prevenire con un vaccino?
Al momento no e comunque, a prescindere da quanto potrà fare la ricerca di base sul tema, un vaccino mirato non sarà disponibile a breve termine. Per questo la prevenzione passa soprattutto attraverso misure di sanità pubblica e di protezione personale.

Esiste il rischio di passaggio del virus da persona a persona?
Ovviamente sì. Al momento tuttavia si pensa che occorra un contatto stretto per la trasmissione del virus. Per questo, in caso di infezione di un soggetto, bisogna temere soprattutto i rapporti familiari e quanto può avvenire in ambito sanitario.

Come ci si può proteggere?
Bisogna ricordare le classiche norme di igiene personale. Bisogna lavarsi spesso, e con cura, le mani, utilizzando acqua e sapone o soluzioni alcoliche e utilizzare fazzoletti monouso per soffiarsi il naso curando di controllare eventuali starnuti o colpi di tossa.

Si può fare qualcosa sul fronte alimentare?
Nulla di particolare, se non tenere presente che sarebbe consigliabile non mangiare carni crude o poco cotte e che occorre lavare bene frutta e verdura. Sul fronte delle bevande, se non si è certi della provenienza o ci si trova in aree a basso tenore igienico, conviene sempre bere da bottiglie chiuse.

Cosa deve fare una persona che parte per la Cina?
Se possibile ritardare il viaggio, specie se è diretta nelle aree a rischio. E poi conviene sempre vaccinarsi per l’influenza, almeno due settimane prima della partenza, per dar modo all’organismo di produrre gli anticorpi contro i virus influenzali ed evitare il rischio di “confusione” tra i due quadri.

Cosa bisogna fare se si è di ritorno?
Secondo Il Ministero della salute ad oggi si pensa che l’incubazione massima dell’infezione si aggiri intorno ai 14 giorni. Per questo se compaiono problemi come febbre, tosse, mal di gola e altri problemi in questo periodo occorre parlarne subito con il medico indossando una mascherina per ridurre il rischio di eventuale diffusione dell’infezione.

Come funzionano i controlli in Italia?
Il Ministero della Salute segnala che è attiva è attiva una rete di sorveglianza delle gravi infezioni respiratorie acute e delle sindromi da distress respiratorio, ovvero delle forme gravi di insufficienza respiratoria. Esiste un monitoraggio costante del Ministero in continuo contatto con l’OMS e l’ECDC, lente europeo che si occupa di questi problemi.

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