Salvini a Sorrento “Caldoro alla Regione se si decide insieme, alla Lega il sindaco a Napoli”

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Salvini a Sorrento “Caldoro alla Regione se si decide insieme, alla Lega il sindaco a Napoli” . Il resoconto di Paolo Miniero del Mattino Finisce con il popolo della Lega che si mette pazientemente in fila per un selfie con il leader. Matteo Salvini arriva in maniche di camicia nonostante la pioggia incessante, entra in sala sulle note di «Caruso» di Lucio Dalla e la gente gli urla «te voglio bene assai». Sorrento è blindata. In piazza Veniero, a poche centinaia di metri dal Circolo dei Forestieri, un altro popolo, quello delle «fravaglie», manifesta pacificamente. Sono in trecento circa, ognuno di loro tiene in mano un libro da regalare a Salvini. «Ma io i libri me li scelgo e me li compro», gli fa sapere l’ex ministro.
LE FELPE
Al fianco di Salvini siedono Giuseppe Cuomo e Michele De Lucia, sindaci di Sorrento e Positano, perle campane riconosciute nel mondo. Da ieri, sono ufficialmente leghisti, «in cambio di nulla – precisa il Capitano – perché noi non garantiamo né posti né stipendi». Tutti e due si sperticano in elogi, «grazie Matteo per essere venuto personalmente ad accoglierci». Lui gongola e ricorda che qualche settimana fa, in viaggio da Rimini a Roma, fece tappa a Terni per l’adesione di un consigliere comunale. In fondo, è anche questa la forza di Salvini: girare il Paese per andarsi a prendere uno a uno i nuovi adepti. Cuomo, un passato in Forza Italia, regala a Salvini un portaorologio intarsiato in legno e una felpa con la scritta Sorrento; De Lucia offrirà al suo nuovo leader un pranzo a Positano e per non essere da meno gli donerà pure la felpa, che sarà subito indossata. Il sorrentino Cuomo rivendica nella sua scelta «coerenza e sacrificio», non metterà la spilletta di Alberto da Giussano e anticipa che altri lo seguiranno. «La mia non è convenienza. Io faccio da apripista», assicura. Il positanese De Lucia apprezza di Salvini la vicinanza ai territori: «È sempre stato vicino alle comunità, anche piccole». Sia l’uno che l’altro sono a fine mandato e al di là dei posti e degli stipendi che la Lega non garantisce, entrambi dovrebbero candidarsi alla Regione.
LE REGIONALI
Già, la Regione. Si voterà in primavera e Salvini punta deciso sulla Campania e in prospettiva su Napoli. Intima lo sfratto a De Luca, De Magistris e Di Maio: «Bisogna mandarli subito a casa». Primo appuntamento, le regionali. Per vincere, spiega, «non serve uno showman ma un amministratore». Il Capitano non fa nomi, ma quello di Stefano Caldoro, proposto da Berlusconi, è sul tavolo. «Sceglieremo il migliore. Non sono venuto qui a imporre candidati. Il nome è l’ultimo dei problemi. Prima vengono i programmi, deciderà la coalizione». Sì, ma Caldoro? «È stato un ottimo amministratore», risponde il leader della Lega, quanto basta all’ex governatore per ringraziarlo «per le parole di apprezzamento, condivido le sue parole, decide la squadra».
Messa così, siamo ai dettagli: l’accordo complessivo su Caldoro potrebbe essere davvero questione di ore. Del resto, i sondaggi danno il centrodestra avanti di dieci punti sul centrosinistra (senza M5s) e Salvini sente già profumo di vittoria. Un piano rifiuti «serio», infrastrutture «moderne», una sanità «efficiente» sono le priorità della Lega per una Campania che diventi «esempio di crescita, futuro, lavoro e non di assistenzialismo e emigrazione». Un sostanziale via libera a Caldoro, dunque, ma con lo sguardo lungo su Napoli, che non «merita – osserva il leader leghista – un sindaco come De Magistris e un assessore alla Cultura che paragona Israele al nazismo». «Napoli merita di più, e spero in un sindaco leghista», aggiunge Salvini quasi a voler ipotecare la candidatura.
L’EUFORIA
In prima fila, i deputati Pina Castiello e Gianluca Cantalamessa, l’ex rettore di Salerno Aurelio Tommasetti. C’è Ernesto Sica, ex sindaco di Pontecagnano, ex centrosinistra, ex centrodestra, ex centrosinistra, oggi leghista. «Mi candido alla Regione», annuncia. Ad aprire i lavori è il coordinatore regionale, che non è un campano ma è il canturino Nicola Molteni. «Ma la Molteni era la squadra di Merckx!», si emoziona un vecchio appassionato di ciclismo. La sala è affollata, c’è anche un momento di tensione quando un giornalista interrompe Salvini per porgli una domanda. «Le domande le farà dopo», chiosa l’ex ministro mentre c’è chi urla «fuori-fuori» all’indirizzo del cronista. In effetti, l’euforia è tanta e anche le domande dei giornalisti passano per l’applausometro leghista. Lui, Salvini, non si sottrae. Risponde sulla cena con l’imprenditore Parnasi («mi autodenuncio, con Parnasi sono andato anche allo stadio»); sulle sardine («ho simpatie per chiunque manifesti democraticamente le proprie idee»); sulle tasse («non voglio che l’Italia diventi uno Stato di polizia fiscale»).
Il finale è tutto un selfie: «Chi vuole farsi una foto, io sono qui….». Uno scatto e via felici e contenti. Intanto, anche il popolo delle «fravaglie» sfolla e Sorrento riacquista lentamente la sua malinconica pace autunnale.

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