Il Napoli vuole rompere il silenzio foto

Bocche cucite dalla partita di Champions con il Salisburgo: Ancelotti può avere un ruolo importante nel disgelo, però la mossa decisiva tocca a DeLa

In primo piano Carlo Ancelotti 60 anni tecnico del Napoli  durante una seduta di allenamento a Castel Volturno Mosca
Sospinto da Libero Bovio corretto, “me ne vogl’ì a ll’America pe’ sta luntano assaje” e sostenuto da Modugno, “la lontananza sai è come il vento che fa dimenticare chi non s’ama”, l’eccelso Aurelio è volato a Los Angeles, dove il cinema chiama, per placare l’ira dopo l’ammutinamento e tracciare l’immediato cammino del Napoli con calma e senza lo scirocco del golfo azzurro che ottenebra le menti.

La crisi è profonda e servirebbe un grande atto di generosità per tenere in piedi una stagione che è ancora da giocare, cinque punti dalla zona Champions, ottavi europei da centrare e Coppa Italia.
Serve un grande atto di pacificazione cancellando rivolte, punizioni, rivendicazioni, orgoglio, pregiudizi, vendette e tribunali. Serve un summit di pace, un discorso appassionato del presidente ignorando tutto quanto è successo in questo novembre di aspri dissapori, un discorso di siamo tutti responsabili, il presidente abbandonando l’ira funesta che infiniti lutti arrecherebbe al Napoli, i giocatori con una generosa disponibilità a rinfoderare lo scontento e lo spirito ribelle, il tecnico ripensando a una “squadra bellissima” che ha un po’ perduto per strada.
La crisi è nelle mani e nella barba fremente di Aurelio De Laurentiis. Un giorno da presidente e non da padre-padrone forzando il carattere levantino, i furori improvvisi che l’accendono, il gusto dell’io sono io e voi non siete un …. , insomma un gesto nobile che scuota il cuore e l’amor proprio di tutti.
Quello che ci vuole è un De Laurentiis nuovo, sorprendente, magnanimo. Non si esce dalla crisi rivendicando la legittimità delle proprie posizioni. Sarebbe da asini un mulo contro mulo. Senza una soluzione benevola della crisi non è in gioco questa stagione, ma il futuro del Napoli. Ci vuole una scossa di grande ottimismo. Un colpo di teatro? E perché no in questa città teatrale?
Magnanimo come re Alfonso d’Aragona. Generoso come Hatim Tai, il re arabo di una famosa leggenda. Illuminato come Federico II. Aurelio De Laurentiis ha l’occasione per interpretarli tutti e tre diventando, dopo la bufera, il miglior presidente del Napoli essendo già il migliore imprenditore di pallone. E, poi, la pace con i tifosi espressa in un solo comunicato dei litiganti rappacificati a testimonianza di una rinnovata unità d’intenti mettendo a tacere tutti coloro che, in questi giorni, hanno fatto di Napoli solo una carta sporca cancellandone i mille colori.
Coraggio, si può fare.

 

E ora parliamone. Diciamola bene, diciamola tutta. Perché d’accordo il silenzio a caldo, che a volte è oro puro, però i giorni passano e il Napoli, cioè Ancelotti e i giocatori, avrebbero voglia di dire e fare. Sì, innanzitutto la squadra, che a vario titolo ha palesato al tecnico e soprattutto ai dirigenti la propria intenzione di mettere in chiaro al cospetto del presidente e della città quanto accaduto dopo il Salisburgo; e poi Carletto, che in questa fase di grande tensione tra la società e i giocatori sta svolgendo anche il delicato ruolo di mediatore. Una sorta di tramite: in virtù della sua grande esperienza, della personalità d’autore e del buon senso. Lui, il tecnico, ma non solo: dicevamo che avrebbero già voluto raccontarsi i calciatori – e lo vogliono ancora, meglio chiarirlo – e poi anche Allan, in prima persona, e Zielinski, magari a mezzo social. Loro, proprio loro due: rispettivamente vittime insieme con le famiglie di un tentativo di furto in casa e di un furto in auto, ma non per questo in fuga da Napoli. Risposta: tutti zitti, il club ha optato per il silenzio stampa e bisogna rispettarlo. Fino a nuovo ordine.

PARLANAPOLI. E allora, ParlaNapoli. Il festival delle parole non dette, delle spiegazioni e magari delle scuse: già, perché a prescindere dalle motivazioni alla base della scelta di disertare il ritiro dopo l’ultima di Champions al San Paolo con il Salisburgo, martedì 5 novembre, la squadra ha pur sempre disobbedito a una decisione della società. Innescando una serie di conseguenze: De Laurentiis, infatti, è fermamente intenzionato sia a comminare ai giocatori la classica multa (fino al 25 percento lordo dello stipendio di un mese), sia a intentare una causa al cospetto della giustizia ordinaria per danni all’immagine. Il progetto è questo, ma il silenzio è assordante: filtrano cose, notizie e aspirazioni, ma tutto sommato sarà soltanto la parola a ristabilire la chiarezza. In un senso o nell’altro. E il Napoli per fare quadrato, risalire in classifica, uscire dalla crisi di risultati, dalla confusione e dalla tensione ambientale ha bisogno soltanto di spiegare. E di spiegarsi.

TECNICO E SQUADRA. Ancelotti, non è difficile ipotizzarlo conoscendone lo spessore umano e l’onestà intellettuale, non avrà di certo alcun problema a gestire il silenzio stampa, per carità, ma allo stesso tempo neanche ad affrontare la situazione. Pubblicamente: è dal Salisburgo, compreso, che nessun abitante del pianeta azzurro proferisce parola se non a mezzo comunicato stampa (due). Niente, zero. Una linea ovviamente seguita anche da De Laurentiis, in questo momento negli Stati Uniti: magari al suo ritorno si volterà pagina, chissà, e il Napoli inaugurerà un nuovo ciclo. La certezza, comunque, è che la squadra avrebbe voluto parlare e spiegare già a ridosso del Genoa, ma con la sosta e la dispersione in giro per il mondo per gli impegni delle varie Nazionali sono dodici i giocatori assenti. Se sarà, dovrà essere di gruppo: tutti insieme.

I SINGOLI. Per la verità anche due uomini, individualmente, avrebbero voluto in qualche modo interrompere il silenzio e affrontare un paio di questioni post Champions: Allan e Zielinski. Con ordine. Il primo, protagonista di un duro scontro con il vicepresidente Edo De Laurentiis nella notte del Salisburgo, ha anche subito un tentativo di furto in casa: lui non c’era, ma la moglie e i figli si trovavano all’interno dell’abitazione e alla fine i ladri sono scappati senza toccare nulla. Per quel che riguarda Piotr, invece, la storia ha avuto un seguito differente: ignoti, infatti, hanno rubato lo stereo e il navigatore dall’auto di sua moglie Laura, e in un clic sono venute fuori voglie di fuga da Napoli che il giocatore non ha gradito. Tant’è che avrebbe voluto smentirle: ma il silenzio stampa non fa sconti. A nessuno. Fino a nuovo ordine.

fonte:corrieredellosport

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