Capri. Ville a rischio crollo: stanziato un milione per la messa in sicurezza del costone

«Capri, reina de roca», così scriveva nel 1952 il poeta Pablo Neruda riferendosi a quella stessa roccia che agli inizi dell’Ottocento tenne lontano un altro famosa poeta, il vate della letteratura tedesca, Wolfang Goethe, il quale, avvicinandosi alla costa frastagliata dell’isola azzurra, ne restò talmente spaventato da evitare di scendere a terra. Quei circa sette chilometri lineari di roccia carsica di cui è costituita Capri vanno ora sgretolandosi sotto la forza degli agenti atmosferici, anche a causa dell’incuria dell’uomo verso un territorio che tutti giudicano tra i più belli del mondo. L’altra notte l’isola ha subito un’altra ferita: uno smottamento di terriccio lungo il canalone aperto da una precedente frana, avvenuta nel 2014, sul versante di Marina Piccola. Un segnale d’allarme rimasto inascoltato per cinque anni. E adesso si è creata una situazione di ulteriore pericolo, dato che lo smottamento – dovuto alle ultime piogge torrenziali e notato soltanto ieri, prima giornata di sole dopo tanta tempesta – è avvenuto al di sotto del viale che congiunge due delle ville del complesso immobiliare «Villa Casa Mia». Ville di lusso, dal panorama mozzafiato, abitate solo d’estate, che adesso sembrano affacciarsi praticamente sul baratro.
IL COSTONE
Quel costone, spiega il sindaco Marino Lempo, ricade nella proprietà degli stessi titolari delle ville, ai quali il Comune, quando si verificò la frana del 2014, notificò un’ordinanza in cui intimava la messa in sicurezza. Lo specchio d’acqua sottostante venne inoltre interdetto alla balneazione e al transito di natanti dalla Capitaneria di Porto. «Da quel giorno quasi niente è cambiato», dice il sindaco: «Solo uno dei proprietari ha adempiuto all’ordinanza, apponendo una rete sul costone di sua pertinenza per evitare ulteriori cedimenti. Noi non possiamo intervenire in una proprietà privata se non notificando ulteriori ordinanze per scongiurare che la situazione idro-geologica si aggravi». E in effetti sul versante di Marina Piccola – quello dei mitici Faraglioni e degli stabilimenti balneari più alla moda – il maltempo di queste settimane è stato impietoso: ieri il Comune ha convocato proprio i titolari delle strutture turistiche della baia per fare una conta dei danni, in vista della dichiarazione dello stato di calamità naturale che l’amministrazione comunale ha chiesto alla Regione di riconoscere. «Inoltre – dice ancora il sindaco Lembo – abbiamo chiesto di poter destinare il 50% dell’imposta regionale sulle concessioni demaniali marittime al finanziamento di contributi alle imprese danneggiate sul demanio marittimo, come stabilimenti balneari, strutture turistiche ed esercizi commerciali che affacciano sulle spiagge ormai scomparse della furia del mare e del vento».
IL RIPASCIMENTO
Da questo punto di vista, una boccata d’ossigeno è arrivata dalla Città Metropolitana, che ha concesso due milioni per il ripascimento della spiaggia pubblica di Marina Grande e un milione per la messa in sicurezza del costone di Vivara. Il Comune dal canto suo intende affidare a un professionista esperto un progetto definitivo per la creazione di sistemi in grado di sostenere l’impatto delle violente mareggiate invernali. Sempre di ieri poi è la notizia dell’inserimento nella prossima legge di bilancio di un emendamento mirato a finanziare l’istituzione di un’Area marina protetta per l’isola, l’unica del golfo di Napoli ancora priva di questa «protezione». «La strada è ancora in salita dice l’assessore delegato alla questione, Paola Mazzina però per la prima volta l’argomento verrà sottoposto alla discussione degli organi parlamentari».

Anna Maria Boniello , Il Mattino

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