Intervista all’artista Martina Goetze Vinci, a cura di Maurizio Vitiello. foto

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    Intervista di Maurizio Vitiello – Risponde l’artista Martina Goetze Vinci.

    D – Puoi segnalare ai nostri lettori il tuo percorso di studi?
    R – Volentieri. Dopo la maturità con profilo linguistico-artistico e dopo un anno passato a Firenze dove ho respirato arte a pieni polmoni, ho studiato scienze della comunicazione ad Amburgo, proseguendo la mia formazione artistica nell’ atelier di Wolfgang Krenckel. Già durante gli studi ho cominciato a lavorare in pubblicità come creativa. Dopo la laurea la mia curiosità per culture diverse e un certo spirito d’avventura mi hanno portato per lunghi soggiorni in Sudamerica, specie nelle zone andine della Bolivia, arricchendomi enormemente a livello umano e artistico. Una volta rientrata in Europa, il mio lavoro come creativa in pubblicità mi ha portato a Milano, dove ho lavorato per una delle maggiori agenzie mondiali fino a quando … il richiamo della giungla, intesa come arte con la A maiuscola, mi ha fatto dare un’altra svolta alla mia vita. Ho deciso di dare un taglio alla creatività subordinata a esigenze di commercio e di profitto e seguire il cammino della mia anima. Sono tornata all’Università, all’Accademia di Belle Arti (Brera) di Milano e ho frequentato il reparto di arti visive per 4 anni.
    Penso, comunque, che tutta la nostra vita sia un percorso di studi, fatto nelle aule della vita stessa.
    Finché siamo curiosi e desiderosi di imparare e crescere siamo vivi.

    D – Puoi raccontarmi i tuoi iniziali desideri?
    R –I miei iniziali desideri sono quelli attuali, ossia comprendere chi sono io, cos’è la vita e sperimentarla fino in fondo.

    D – Puoi sintetizzare i lavori svolti?
    R – Il mio lavoro è una ricerca che riflette la mia risposta alla tua domanda precedente … Ossia chi sono? Chi siamo? Cosa è la vita? Qual è la mia verità oggi?

    D – Quando è iniziata la voglia di dipingere?
    R – Quando ho avuto per la prima volta un pennello in mano.

    D – Puoi precisare i temi e i motivi delle tue produzioni?
    Sì. la mia ricerca nell’arte vorrebbe avvicinarsi a comprendere chi sono/siamo e cos’è o forse anche “chi” è la vita. L’inconscio … o meglio, il sé superiore al lavoro dà delle risposte incredibili … sarà perché sono donna o, forse, perché la donna crea materialmente la vita umana, le mie figure possono apparire spesso femminili. Si collocano, però, oltre, in un regno archetipico in cui il genere non esiste. Al punto in cui sono arrivata, credo che l’energia che governa la vita che si espande sia l’amore nelle sue molteplici forme (l’antagonista è la paura). L’amore è gioia. Vorrei ritrarre e trasmettere gioia.

    D – Dentro c’è la tua vita, forse, ma quanto e perché?
    R – Dentro le mie opere c’è tutta la mia vita, il mio vissuto, le mie emozioni, la mia anima. Perché sono espressioni e parte di me, come fossero figli. Poi, accade il miracolo, prendono una vita loro, autonoma, è il mio compito è lasciarle andare …/em>

    D – L’Italia possiede una dimensione sorgiva per gli artisti?
    R – Italia è la patria della bellezza per antonomasia. Ha ispirato e ispirerà gli artisti di tutti i tempi. Penso, però, che la fonte sorgiva principale per ogni artista sia dentro il suo animo e nel provare amore, sia esso felice o struggente. Amore rivolto non necessariamente a una persona, ma, magari, anche verso un territorio, o un concetto oppure in senso più ampio alla vita. Come può essere di controcanto, fonte d’ispirazione l’amore deluso.

    D – Quali opere di altri artisti ti hanno colpito?
    R – Mark Rothko per la magia del colore, Egon Schiele per il segno. Picasso per la rottura con gli schemi, pur creandone altri. Dalì per la capacità di pensare “out of the box/fuori della scatola”, pur non lasciando entrare altri. Cy Tombly per la poesia e il mistero intrinseco. Giorgia O’Keeffe e Frida Kahlo per la forza di espressione femminile.

    D – Quali piste di maestri hai seguito?
    R – Nessuna.

    D – Pensi di avere una visibilità congrua?
    R –Domanda alla quale non so rispondere … non ho mai riflettuto su cosa potrebbe essere congruo …

    D – Quanti “addetti ai lavori” ti seguono?
    R – Non sono brava con i social, non lo so. Mi viene da dire chi mi ama, mi segua, ma l’ha detto già qualcuno molto, ma molto più importante di me duemila anni fa …

    D – Quali linee operative pensi di tracciare nell’immediato futuro?
    R – Di andare avanti nelle mie ricerche, nel mio percorso, nella mia vita, nella mia arte.

    D – Pensi che sia difficile riuscire a penetrare nel mercato dell’arte?
    R – “Difficile” è un punto di vista o un’opinione. Non amo pensare alle difficoltà nel senso negativo. Una cosiddetta “difficoltà” è una sfida per crescere, sempre. Se il mercato mi accoglie, sarò felice di questo e proverò molta gioia. Accoglienza del mercato significa accoglienza del mio essere e del mio messaggio. Se non è così, significa che dovrò crescere, cosa comunque e sempre necessaria. Continuo il mio cammino con gioia e gratitudine per ciò che mi si presenta.

    D – I “social” ti appoggiano?
    R – Sì, quando mi addormento sul cellulare con Facebook o Instagram aperto. Accade quasi mai, però. Scherzo e ripeto che coi “social” faccio un po’ fatica, mi piace vedere le persone, ascoltarle “dal vivo” e toccarle o abbracciarle. Comunque gli account ce li ho … solo che me ne dimentico, ma prometto di crescere e migliorare anche in questo campo!

    D – Con chi ti farebbe piacere collaborare a livello artistico per metter su una performance o una mostra di ampio respiro?
    R – Con chi mi sento in sintonia, anche di altre discipline artistiche. Per esempio, per la mia prossima personale sto mettendo a punto con dei ballerini uno spettacolo coreografico ispirato alle mie opere.

    D – Perché il pubblico dovrebbe ricordarsi dei tuoi lavori?
    R – Per quanto mi riguarda, il pubblico non “deve”. Se accade, è perché una parte di loro (o della loro essenza, o anima) si è riconosciuta in una mia opera. Ha colto un’emozione, un messaggio. A volte qualcuno sceglie una mia opera e vorrebbe convivere con essa e se la porta a casa. Gli/le ricorda chi è …

    D – Pensi che sia giusto avvicinare i giovani e presentare l’arte in ambito scolastico, accademico, universitario?
    R – Assolutamente, sì! Bisogna non avvicinarli, ma inondarli, penetrarli d’arte … e soprattutto!!! Far fare loro l’arte!! Dar loro un pennello e la libertà dell’espressione del sé.

    D – Prossima mostra?
    R – A novembre 2019, a Varese.

    D – Prossimi temi da sviluppare?
    R – Mi piacerebbe sviluppare un tema epico, che si lega al viaggio dell’eroe o dell’eroina (senza doppi sensi …) un viaggio iniziatico che penetra il mistero e la meravigliosa bellezza della vita.

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