Roberto De Luca, dopo Fanpage la procura archivia inchiesta. Ecco l’intervista

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Roberto De Luca, dopo Fanpage la procura archivia inchiesta. Ecco l’intervista su Il Mattino di Napoli, principale quotidiano della Campania, nelle pagine di Salerno a firma prestigiosa di Adolfo Pappalardo.
«Finalmente sollevato dopo la fine di un incubo». Un attimo di pausa, poi Roberto De Luca aggiunge: «Che non auguro a nessuno. Davvero a nessuno». Per riassumere la vicenda bisogna tornare indietro alla metà di febbraio del 2018 quando mancano una ventina di giorni alle Politiche che saranno una mazzata per il Pd renziano e un’inchiesta giornalistica di Fanpage sui rifiuti azzoppa la carriera di De Luca. Lui, secondogenito del governatore della Campania, professione commercialista, è assessore al Bilancio del Comune di Salerno e, tramite un agente provocatore assoldato dalla testata giornalistica, si ritrova ad un incontro organizzato da una terza persona. E qui Nunzio Perrella, un tempo businessman del ciclo illegale dei rifiuti e per questo condannato, si presenta a De Luca jr come rappresentante di una multinazionale che si occupa di riciclo. L’assessore più che intervenire, ascolta e non si parla mai di tangenti, come scrivono oggi i giudici prosciogliendolo completamente. Ma quando viene pubblicato il filmato scoppia un pandemonio. E lui, sino ad allora sulla rampa di lancio, formalizza le dimissioni. È lo stop alla sua carriera politica. A 34 anni.
Come si sente?
«Sollevato, finalmente sollevato. Dopo mesi si è chiuso un brutto capitolo. È la fine di un incubo non solo per me ma anche per la mia famiglia e per il Comune di Salerno perché anche solo l’ipotesi che un suo amministratore potesse essere minimamente sfiorato dal sospetto di illeciti era un’ombra su tutta la città».
Lei era un assessore chiave del Comune di Salerno, poi è stato costretto a mollare la politica.
«Il mio impegno in politica non si è mai fermato. È continuato in altre forme. Con seminari e convegni. In seguito alla mia scelta di lasciare l’incarico, però, l’impegno si è dovuto trasformare: ho preferito scegliere altri modi. Anche per il rispetto di chi mi ha succeduto nel ruolo al Comune. Mi sembrava giusto così e non mi pento affatto di aver scelto un profilo basso. Era giusto così».
Chiaramente ora sorge una domanda quasi scontata: prepara già il suo rientro in Comune?
«Ripeto, io non mi sono mai fermato. Ho solo rallentato il passo. Per oggi penso solamente alla decisione dei magistrati che hanno archiviato tutto ravvisando come non ci sia stato alcun reato, né alcun illecito. Lo sapevo, l’ho sempre saputo ma ora lo mettono nero su bianco i magistrati».
Il video faceva adombrare il sospetto di una tangente.
«È stata una trappola mediatica ai miei danni».
Ce l’ha con la testata giornalistica?
«Non ce l’ho con nessuno. Mi basta che la Procura di Napoli ha accertato, ed il gip ha accolto in pieno, la mia assoluta estraneità a una macchinazione ordita da altre persone. Lo hanno dimostrato le indagini e anche i giornalisti, lo scrivono proprio nell’ordinanza i magistrati, in alcune conversazioni intercettate lamentano che non ci sia nulla di compromettente contro di me. Tanto da voler organizzare un altro incontro che non ci sarà mai. Ma basta così, vicenda chiusa: sono contento che finalmente sia venuta fuori tutta la verità e dimostrato che sono una persona onesta e perbene».
Aveva il timore che non venisse fuori la sua innocenza?
«Sono sempre stato tranquillo perché sapevo di non aver commesso nulla ed ero finito in una trappola mediatica che mi ha stritolato. Non era facile uscirne: il clima della politica è e rimane avvelenato».
Come sono stati questi mesi?
«Duri, durissimi nonostante abbia continuato a lavorare: sia come professionista che impegnandomi in politica. Ma non è stato affatto facile: per questo non auguro a nessuno di finire in una vicenda del genere. L’attesa che si chiudesse questa vicenda è stata snervante, accentuata dal fatto che io non avevo commesso nulla. Anche perché non si trattava della contestazione di un divieto di sosta ma di un’accusa pesante e infamante non solo dal punto di vista politico ma anche professionale e personale».
Quella vicenda avvenne anche in un momento particolare: lei rampante assessore figlio del governatore Pd e alla vigilia delle Politiche che furono una mazzata per il suo partito.
«A volte penso che abbia influito anche il contesto delle elezioni imminenti. Il clamore, intendo».
Insisto: si prevede un suo ritorno da assessore.
«Io voglio solo continuare il mio impegno politico. Da oggi con un po’ più di legittimazione e con la stessa dignità che avevo prima che si scatenasse la bufera. Ma senza ossessioni di alcun tipo. Non ci ho pensato in questi mesi e non ci penso oggi che sono uscito da questa vicenda. Per ora mi dedico alla scuola politica, a cui tengo molto. È stata organizzata nei mesi scorsi ma ora posso lavorarci con animo diverso».
I messaggi arrivati oggi quando è uscita fuori la notizia?
«Moltissimi. Di amici, ma mi hanno fatto piacere le telefonate dei colleghi conosciuti in Anci quando ero assessore. Niente nomi».
Quindi nessun assessorato?
«Adesso finisco il libro scritto in questi mesi in cui ripercorro la mia vicenda. Finalmente ho tutto il materiale per scrivere l’ultimo capitolo».

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