Capri – Napoli, una traversata per nuotare nella storia e nel mito

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Capri Napoli, ne delinea brillantemente la storia Pino Taormina, su “Il Mattino” di oggi.
Atto di nascita 2 agosto 1954: vinse un egiziano Marei Hassan Hammad in poco più di 10 ore di bracciate. Partirono in dieci: l’ultimo, un ufficiale greco, arrivò a mezzanotte. Le donne fecero la loro apparizione l’anno dopo e vinse Margareth Feathers. Nessuno si stupì che proprio un coccodrillo del Nilo, uno di quella generazione che si considerava – a ragione – tra gli inventori del nuoto di fondo, mettesse il proprio nome nell’albo d’oro di una maratona del mare che in quegli anni valeva un titolo mondiale: la Capri-Napoli. Vincere qui è come per un pilota di Formula Uno dominare la pista di Spa 1 o per un tennista trionfare a Wimbledon. È una prova unica di gran fondo. Una traversata leggendaria che ebbe due apripista: nel 1949 Aldo Fioravanti e Cesare Alfieri, per primi coprirono a nuoto, in circa 12 ore, il tragitto da Napoli a Capri, con una media di 30 bracciate per minuto. Cinque anni dopo ecco la gara: creata e animata per anni dal suo inventore, il giornalista del Mattino Lello Barbuto
LA LEGGENDA FLEGREA
Se dici Capri-Napoli, dici Giulio Travaglio che l’ha domata e vinta cinque volte. Nessuno come lui. Dopo le prime affermazioni nelle classiche sfide della costa flegrea (Baia-Bacoli, Pozzuoli-La Pietra), il caimano di Baia svoltò a 18 anni, spinto da papà Gaetano, vincendo la prova nazionale dello stretto di Messina. Era il 1962, quando Mimì Cammarota e altri amici della sua Baia convinsero Giulio a tentare l’avventura della mitica Capri-Napoli, che l’organizzazione de Il Mattino era riuscita a proiettare al vertice del calendario internazionale. Al primo tentativo, nel 63, fu soltanto quinto. Dall’anno successivo un poker straordinario. Una tempesta di maestrale, nel 69, vanificò la cinquina, concretizzata nell’anno successivo. Era detto il caimano di Baia, ma scelse di vivere in Argentina. Lì, Travaglio, era un vero e proprio idolo: vinse le traversate nel lago di Elquilla, la Hermandanas – Pranà di 88 km e nel febbraio del 68 un interminabile corteo di barche lo accompagnò verso l’apoteosi nella maratona Coronda-Santa Fé (lunga 63 km). In tutto il mondo era conosciuto e osannato come El Pirata italiano. Lo sceicco del Kuwait si entusiasmò al punto da regalargli una sfavillante Cadillac con cui fece strombazzante ritorno nella sua terra.
CHE DUELLI
Le imprese dello spalatino Rogosic, l’americano Kinsella, l’australiano O’Brien, dell’ argentino Claudio Plit, il mitico Camerero. Ma anche tante donne: l’ungherese Magda Molnar. Gaby Vegny, la principessa del Nilo. E anche la scandinava Karima Leskinen, seconda a Miss Mondo. Poi c’era Anna Mazzola, figlia di pescatori capresi e vincitrice dell’edizione del 1957. Nel 68 l’australiana Mc Gill vinse a via Caracciolo ma venne eliminata per un malore del giudice di gara che doveva seguirla: accusò il mal di mare e la lasciò da sola per un’ora. Non aveva colpe, ma le sue proteste furono tutte inutili.

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