Lettere da Piano di Sorrento – Che fine devono fare questi gatti?

LETTERE DA PIANO DI SORRENTO
CHE FINE DEVONO FARE QUESTI GATTI?

Quanti gatti vagano sul territorio di Piano? Parlo ovviamente di randagi: non ne conosco il numero e non so se sia mai stato fatto o sia possibile un censimento. Vi sono vari luoghi che potremmo definire centri di raccolta: a via Carlo Amalfi, di fronte alla scuola Primaria, nella Piazzetta dell’Annunziata di fronte alla Casa di riposo, al Supermercato di Via delle Rose, dietro i campetti di tennis, nei pressi della Stazione della Circumvesuviana, a San Liborio e, in grandissima quantità, sulla spiaggia di Ripa di Cassano. Qui abbondano: sembra di stare ad Istanbul, dove i gatti, dopo i minareti e tutto il resto, occupano il secondo posto di rilievo, dando un alone di fascino alla città. Delle colonie di Piano si occupano delle pie donne, che io chiamo “buone samaritane”, le quali, senza ricevere alcun aiuto, né economico né di altra natura, danno da mangiare a queste bestioline e si preoccupano anche di eventuali interventi sanitari. Tutto questo a proprie spese ed accattivandosi l’antipatia degli abitanti delle varie zone; questo perché gli avanzi di cibo lasciati nei piatti di plastica costituiscono, indubbiamente, una difficoltà per i netturbini e sono un pericolo per l’igiene. Ma perché avviene tutto questo? È stato fatto un censimento di questi animali? Perché non c’è un sincronismo operativo tra le ASL, le Leghe protettive ed il Comune per affrontare il problema e trovare delle soluzioni ottimali? So anche che vi sono notevoli difficoltà per la sterilizzazione che rappresenta un buon deterrente del fenomeno. Ma siamo sempre alle solite, non esiste coordinazione e collaborazione fra gli addetti ai lavori, quelli che possono intervenire ed operare nel settore.
Un “gattile”? Che bella parola…Non si è riusciti in Penisola a fare un canile, figuriamoci! Ma allora che fine devono fare queste povere bestie? Non hanno spazi liberi, la loro esistenza è un precariato nelle mani delle “buone samaritane”!
Eppure un gatto, aldilà della sua presenza, diciamo “letteraria”, nei libri e nei racconti dei giallisti, può rappresentare un ottimo animale di compagnia, specie per anziani e persone sole. Un gatto, se capito e curato, è capace di ricambiare affetto. La samaritana che dà loro da mangiare a via Carlo Amalfi mi diceva: “ questi gatti di cui mi occupo e che sono accampati nel giardinetto di proprietà comunale, di fronte alla Scuola dell’Infanzia, ora che si devono fare dei lavori, saranno cacciati ? Che fine faranno?”
La solita terapia dello sterminio di massa? Come spessissimo avviene. E questa è civiltà?

avv. Augusto Maresca

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