Intervista ad Alessia Moio in scena, con “Chantosamente & Scugnizza”, il 7 e 8 agosto 2019, al Chiostro di San Domenico Maggiore a Napoli. foto

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    Intervista di Maurizio Vitiello – Risponde l’artista Alessia Moio, che sarà impegnata il 7 e 8 agosto 2019, dalle ore 21, al Chiostro di San Domenico Maggiore a Napoli, per lo spettacolo comico-musicale-culturale “Chantosamente & Scugnizza”, nell’ambito di “Estate a Napoli”.

    D – Puoi segnalarci i tuoi studi?
    R – Al di là degli studi ordinari, come quelli eseguiti al Conservatorio San Pietro a Maiella per il conseguimento del Diploma in mandolino e la scuola di canto e di recitazione sia in Roma e in Napoli, sono anche appassionata della ricerca musicale e letteraria.

    D – Puoi indicarci le tue passioni giovanili?
    R – Io sono sempre stata innamorata del canto come impostazione classica. Intendo la canzone come struttura letteraria, nel senso petrarchesco o digiacomiano del termine, cioè quando la poesia si fa struttura di grande emozione.

    D – Puoi sottolineare i tuoi primi passi nel mondo dello spettacolo?
    R – Dopo i primi consensi alle mie acerbe interpretazioni in famiglia, un giorno decisi per necessità economica di cimentarmi nella “posteggia”, che fu un’esperienza che resta ferma in me come ricordo e che mi è servita tanto.

    D – Con quali personaggi di tono hai lavorato, sino a oggi?
    R – Spesso è la ragione di mercato che trionfa, e, a onor del vero, io ho sempre preferito scegliere la via della vera arte.

    D – Hai lavorato lontano da Napoli, e dove e con chi?
    R – Sì, ho lavorato un po’ qua e un po’ là nell’Italia meridionale, purtroppo, però non con “ditte” di fama nazionale e/o internazionale.

    D – Credi che Napoli possa essere “rappresentata” solo su piani antichi e/o passati?
    R – Un dato certo del Teorema rivela che poche sono le eccellenze artistiche che possano esprimere un’accettabile napoletanità; penso, ad esempio, a un Enzo Gragnaniello, a un Pino Daniele, a un Massimo Ranieri, Enzo Avitabile, tanto per citarne dei nomi.

    D – Quali elementi nuovi potrebbero essere inseriti per un aggiornamento di calibro e per una migliore visione contemporanea?
    R – Purtroppo, occorrono anni e anni, forse, secoli per trovarci al cospetto di scatti qualitativi sia nell’ambito teatrale che quello musicale. Faccio un esempio: da Sofocle a Shakespeare quanto tempo è intercorso? E così tra un Molière e un Pirandello …? Insomma, sembra un paradosso, ma, purtroppo, è così una quantità enorme di mediocrità prepara il genio.

    D – Grandi artisti di caratura hanno con particolare carattere elevato la scena napoletana, dal teatro alla musica. Cosa manca agli artisti attuali, verve e/o ricerca?
    R – Sicuramente, la ricerca è importante, ma è noto il calo di fantasia che si registra. Eduardo, ad esempio, ebbe a dire che più che la tecnica per il teatro occorre la fantasia.

    D – Puoi raccontarci gli ultimi anni del tuo lavoro?
    R – In questi ultimi anni è stata per me una lunga ricerca di cosa volevo veramente dal mio lavoro, cercavo significazioni alte, importanti, che potessero avvalorare la mia artisticità. Dicevo amo la ricerca e quest’anno ho avuto la fortuna d’incontrare uno studioso come il poeta-attore-regista e giornalista Ciro Ridolfini, proveniente da grandi insegnamenti come la scuola Mario Ciampi in ambito teatrale, Vittorio Viviani professore nell’ambito delle lettere e storia, Antonio Ghirelli come maestro di giornalismo e per concludere nell’ambito della poesia con la lezione di Pier Paolo Pasolini. Questo mio incontro con Ridolfini è stato per me un respiro maggiore per il mio profilo di artista; infatti, è stato proprio lui a intercettare la canzone più bella di Napoli scritta dal poeta del cuore Libero Bovio con la musica di E. De Curtis, parlo di “Mandulinata“, una chicca rara, del 1917, caduta nell’oblio dopo il debutto alla “Piedigrotta” di quell’anno. La ricerca è piaciuta tanto anche all’accorto studioso Gianni Cesarini, che, con un suo gradito elogio della mia interpretazione, ha sicuramente dato valore e prestigio al mio studio e recupero di “Mandulinata”, che sussiste in YouTube per la prima volta completa dell’intero corpus poetico.

    D – Quale spettacolo ti ha dato più soddisfazione?
    R – Al momento, “Chantosamente & Scugnizza”, seppure sto affrontando un nuovo studio su costruzione, ricerca e regia di Ciro Ridolfini per la stagione teatrale 19/20. “Chantosamente & Scugnizza” ha rivelato in me la voglia di dare un mio umile contributo artistico a quello che era il “variété” di una volta, che faceva leva su un unico artista, che, con versatilità e studio offriva una Napoli varia in senso classico compiuto.

    D – Puoi dettagliare i tempi e gli episodi del tuo ultimo spettacolo?
    R – La rivisitazione attenta sul “genere Viviani” come per esempio l’arte di Totò o macchiette femminili, omaggi a poeti come Libero Bovio e una personale escursione sui personaggi attuali, che in un certo modo hanno contribuito, ulteriormente, a rendere famosa Napoli e la sua canzone in tutto il mondo.

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