Pompei. Cipressi e cedri del Libano nel cimitero di Pompei a rischio taglio. Lettera del WWF al Comune

Con una accorata lettera indirizzata al Sindaco, al Dirigente della Polizia Locale, al Responsabile UTC di Pompei e alla Soprintendente per l’area metropolitana di Napoli, il WWF Terre del Tirreno ha chiesto di non effettuare tagli e/o potature drastiche ai danni del patrimonio arboreo dello storico cimitero della città. Di seguito stralcio della nota inviata

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Gent.mo Sindaco,

ci è stato segnalato da alcuni cittadini che, a seguito del vento eccezionale di fine febbraio che ha causato il crollo di un albero all’interno del camposanto comunale, danneggiando una tomba e alcune lapidi, ci sarebbe intenzione da parte della Vs. Amministrazione di intervenire con abbattimenti e potature su diverse alberature di Cipresso (Cupressus sempervirens) vegetanti all’interno del Cimitero di Pompei e anche su due grossi Cedri del Libano (Cedrus libani) utilizzando, parrebbe da quanto riportato a mezzo stampa, parte dei fondi riservati al risanamento del manto stradale per la “riqualificazione” del cimitero.

Il WWF persegue da sempre l’obbiettivo della salvaguardia della natura e degli alberi e del potenziamento del prezioso verde in città, consapevole che il Patrimonio Arboreo Comunale costituisce un irrinunciabile e irripetibile polmone vitale per le popolazioni locali e un elemento indiscutibile del paesaggio e della geografia dei luoghi e a tale riguardo, in relazione ai cipressi del cimitero, ci preme fare alcune considerazioni.

I cipressi, sono piante ornamentali nobili ed importanti, slanciate e dalle fronde ombrose, tipiche delle ville e delle tenute toscane, alle nostre latitudini associati a cimiteri e luoghi di culto. Dai carducciani cipressi che a Bólgheri alti e schietti Van da San Guido in duplice filar, al pascoliano cipresso che nella notte nera scagliasi al vento, piange alla bufera il cipresso è da sempre associato ai cimiteri, considerato compagno dei defunti, conforto dei dolenti.

Ma vi sono anche motivi “pratici” per i quali la scelta delle alberature nei cimiteri cade su questa specie: i cipressi infatti hanno radici fittonanti, cioè penetrano nel terreno così come il tronco svetta in cielo ed in questo modo non va ad espandere le proprie radici contro le tombe, rischiando di danneggiarle; le radici hanno un particolare aroma balsamico che tiene lontani i ratti dal sottosuolo; inoltre la pianta è adattabile a substrati diversi grazie alla capacità di remineralizzare terreni rocciosi, argillosi, calcarei, aridi e superficiali, indispensabile in un luogo che prevede, purtroppo, tanti piccoli smottamenti per far posto alle bare.

 Dai tempi dei Romani fino ad oggi, il cipresso è simbolo d’immortalità ed emblema della vita eterna dopo la morte. Proprio per il suo ergersi verso l’alto, indica l’anima che si avvia verso il regno celeste. Già gli egizi costruivano con il legno di cipresso le bare dei loro defunti, legando l’albero al rito funebre. Inoltre, il cipresso in ambito cristiano è ritenuto, insieme alla palma, al cedro e all’ulivo, uno dei quattro legni con cui venne costruita la croce di Gesù.

Nella civiltà orientale e specialmente in Persia, terra di culto di Zoroastro (600 a.C.), il cipresso rappresentava il fuoco; la sua forma ricordava la fiamma, simbolo e punto centrale del culto, rappresentativo dell’energia del creatore. E prendendo in considerazione sempre una simbologia orientale ci si può rendere conto come il cipresso si configuri come un vero e proprio simbolo di fertilità. I celti avevano un segno zodiacale dedicato al cipresso, considerato simbolo di longevità: si pensava che i nati sotto questo segno invecchiassero più lentamente e senza sofferenze.

La mitologia greca ci fornisce infine il perché del nome dell’albero. Ciparisso, un giovane che non trovava pace in seguito all’erronea uccisione della sua amatissima cerbiatta, venne trasformato da Apollo, mosso dalla pietà, in un Cipresso.  Da allora l’albero si legò, nella cultura occidentale, al lutto e all’immortalità.

Da un sopralluogo effettuato dai nostri esperti abbiamo documentato lo stato delle alberature nel cimitero. Taluni alberi appaiono contrassegnati da una lettera “A” (abbattimento?) ed altri da una lettera “P” (potatura?). Gli alberi si presentano in buono stato vegetazionale, essi non appaiono malati, né in uno stato di sofferenza biologica che possa lasciare ipotizzare alcun timore e/o sospetto di pericolosità strutturale.

Anche i due Cedri del Libano, uno posto all’interno e l’altro all’esterno di fronte al cancello dell’area cimiteriale, di notevoli dimensioni, appaiono in piena vegetazione e in buono stato di salute!

Nel caso dei cipressi alcuni di essi necessiterebbero, ma non tutti, esclusivamente di un razionale ed oculato intervento di potatura atto esclusivamente ad eliminare alcuni rametti diseccati, bilanciare le chiome e ristabilirne l’armonia estetica senza modificarne la forma tipica globosa e affusolata e senza modificarne l’altezza

 Le potature effettuate in modo drastico sono quasi sempre immotivate ed equivalenti ad amputazioni della struttura arborea, tali da danneggiare irrimediabilmente la stessa vitalità delle piante e, oltre ad essere decisamente antiestetiche, avendo modificato la forma stessa delle piante, rischiano di risultare dannose per il loro stesso sviluppo.

E’ proprio dalle superfici di taglio, infatti, che possono subentrare patogeni, carie e funghi pericolosi per la salute della pianta e la sua stessa stabilità futura.

 Abusare della potatura è certamente un errore: essa va effettuata in armonia con le fasi di sviluppo dell’albero, per evitare di devastare o uccidere una pianta (vedi tagli scempiosi effettuati su decine di esemplari di Pinus pinea degli scavi di Pompei).

Bisogna infatti sempre tenere presente che la pianta è un organismo vivo, con dei ritmi propri, che ne regolano la crescita, lo sviluppo dei rami, la maturazione dei frutti.

In tutte le piante, radici, fusti e rami sono parti imprescindibili, costituite da tessuti di sostegno, di riserva e di trasporto. Qualsiasi evento che danneggi una di queste si ripercuote sulle altre!

Potature sbagliate e/o capitozzature effettuate sulle alberature equivalgono ad un grave danneggiamento.

I tagli drastici operati sugli alberi danneggiano inevitabilmente anche gli apparati radicali: accade infatti che le radici che facevano capo ai rami tagliati perdono la funzionalità e il turgore e sono invase dai funghi demolitori del legno, e quando le piante riusciranno a fare nuovi getti a spese delle sostanze di riserva le radici diventeranno ancora più deboli!!!

Ribadiamo che gli interventi cesori si devono limitare ad una rimonda dei rami interni secchi, deboli e/o spezzati, con l’eliminazione al colletto di eventuali monconi lasciati dalle potature precedenti, ed una eventuale risagomatura delle chiome, nell’ottica di bilanciare armonicamente le piante e non inficiarne le funzioni vegetazionali e la stessa bellezza e vitalità.

Una pianta ben potata è soprattutto una pianta bella a vedersi, mentre la potatura maldestramente eseguita, oltre ad essere antiestetica rischia in futuro di creare seri danni e/o problemi fitosanitari che si potranno ripercuotere, oltre che sulla salute delle piante, sulla stessa stabilità limitandone il fattore di sicurezza.

E’ risaputo che gli alberi in ambito urbano, oltre ad un ruolo paesaggistico, ecologico ed ambientale, e alla frescura che procurano nelle calde giornate assolate, svolgono un’importante funzione come purificatori dell’aria, ossigenandola e trattenendo le particelle e i gas di scarico degli autoveicoli (dannosi alla salute e causa di malattie asmatiche e tumorali). È proprio per questo che si piantano alberi ai margini delle strade e sui marciapiedi delle città, nella speranza che i piccoli alberelli (spesso troppo piccoli al momento dell’impianto) crescano e si sviluppino quanto prima per poter svolgere al meglio le loro preziose funzioni.

Di sicuro la tutela della pubblica e privata incolumità dei cittadini ha un’importanza prioritaria, ma nel caso in questione, come in tantissimi casi in cui si decide troppo frettolosamente di togliere gli alberi nell’ottica di eliminare quello che appare un problema, non appaiono sussistere e/o dimostrabili le condizioni che portano all’intervento drastico e irreversibile di abbattimento.

La decisione di abbattere un albero dovrebbe essere l’estrema ratio quando ogni altra soluzione appare non percorribile!

Per la valutazione della stabilità degli alberi è necessario sottoporli ad una analisi “visiva” (V.T.A.) da parte di un tecnico agronomo abilitato e, laddove si ipotizzi un timore e/o sospetto di pericolosità strutturale o si dovessero riscontrare “anomalie strutturali e/o patologie infettive o parassitarie” è necessario prevedere approfondimenti tecnici con strumenti che la moderna scienza agronomica possiede (tomografo sonico, resistografo, frattometro, programmi di scansione per analisi dendrocronologiche, strumenti per analisi dinamiche, ecc.) e predisporre eventuali cure.

Infine solo dopo aver tentato ogni cura e/o alternativa (prevedendo anche se necessario tiranti e/o tutori) si dovrebbe arrivare alla decisione “estrema” dell’abbattimento di una pianta.

Nella maggior parte dei casi alle problematiche lamentate si può trovare soluzione con un razionale ed oculato intervento di potatura, da effettuarsi nei tempi e nelle modalità più idonee, atto ad eliminare eventuali ramificazioni bilanciando le chiome e conservandone l’armonia estetica o, nel caso di sconnessioni di asfalto, marciapiedi, cemento, marmi o altro (come osservato alla base di alcuni cipressi nel cimitero), con una operazione di allargamento delle aiuole e rimozione del cemento che strozza le piante al colletto adeguando le opere murarie e cementizie alla crescita della pianta, con eventuali interventi su radici affioranti e/o superficiali da farsi sotto l’attenta supervisione e cura di un agronomo o tecnico abilitato.

Analoghi casi si sono verificati non già in Penisola Sorrentina o Campania ma in tutto il territorio nazionale e, dove e quando si è voluto, si è trovata una razionale soluzione, che ha superato ogni analisi di fattibilità tecnica ed economica ed ha ottemperato alle varie esigenze di salvaguardia degli interessi delle persone, di tutela della pubblica incolumità e di conservazione degli elementi arborei facenti parte del paesaggio.

Laddove si decida, come estrema ratio, l’eliminazione di un albero, va preventivata e prevista la sua sostituzione procedendo all’asportazione della ceppaia radicale e alla preparazione del terreno per il nuovo impianto. In alternativa va previsto un reimpianto delocalizzato.

Le nuove alberature dovranno essere, di norma, di specie analoga a quella eliminata o, laddove per motivi tecnici, o altro, non sia possibile reimpiantare la stessa specie, si dovrà optare per specie autoctone. Le nuove alberature dovranno essere reperite, tramite ricerca sul mercato e piattaforma MePA, già di discrete dimensioni per svolgere quanto prima le preziose funzioni degli alberi eliminati, e piantate nella stagione agronomicamente più favorevole (autunno/inverno) e, in ogni caso, si dovrà prevedere durante il primo anno un idoneo apporto irriguo estivo fino all’attecchimento.

Si dovrà avere l’accortezza di prevedere dalle aziende fornitrici delle piante una “garanzia di attecchimento” valida fino alla 2a stagione vegetativa.

Considerato che:

– gli esemplari arborei in questione vegetano robusti e vigorosi da decenni, hanno resistito in passato e di recente ad eventi estremi (fine ottobre 2018 e 23 febbraio 2019) e nulla lascia ipotizzare o temere un pericolo e/o rischio imminente in relazione alla loro stabilità;

– col taglio degli alberi si attuerebbe un ingiustificato e grave attentato al patrimonio arboreo ed al paesaggio del Comune di Pompei

– ai sensi dell’art.146 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio – D.lgs. 22/01/04 n.42 – ogni intervento che modifichi il paesaggio necessita del parere preventivo della Soprintendenza ai BB.AA.AA;

– se il taglio viene operato senza alcuna autorizzazione e in assenza di nulla-osta relativo, costituisce reato anche ai sensi di quanto prescritto anche dall’art.734 C.P. che definisce la relativa ammenda pecuniaria;

si ha ragione fondata di ritenere che non sussistano nel caso in questione i presupposti per l’abbattimento dei cipressi.

Tutto ciò premesso E CONSIDERATO si chiede di non abbattere gli esemplari arborei vegetanti nel cimitero di Pompei e di non sottoporli a potature drastiche e/o a capitozzature che ne menomerebbero assieme all’aspetto naturale anche la loro stessa salute e stabilita’.

i cipressi e i cedri del cimitero di Pompei per le molteplici e importanti funzioni che svolgono vanno tutelati nel tempo e mantenuti in salute!

 

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