CAVA DE’ TIRRENI: UCCISA DAL MARITO SOTTO GLI OCCHI DEL FIGLIO – LA STORIA IN UN DOCU-FICTION AD AMORE CRIMINALE

Nunzia Maiorano viveva a Cava de’ Tirreni, era mamma, era una donna di 41 anni, moglie di un marito violento, dal quale voleva fuggire. Erano tre mesi che aveva deciso di non dormire più con il marito che per quindici anni l’avrebbe malmenata, così decide di trasferirsi dalla madre. Tuttavia Nunzia durante il giorno continuava a badare al marito orco e ai suoi figli. Probabilmente è ciò che Nunzia non doveva fare. Non doveva tornare nello stesso tetto dell’orco. La mattina del 22 gennaio 2018 Nunzia muore. Salvatore Siani, 48 anni, di mestiere faceva il barbiere, l’avrebbe uccisa sotto gli occhi di uno di uno figli e della madre anziana.  Nonostante le lesioni, gli schiaffi, i pugni, i calci, le ciocche di capelli strappate, le coltellate e i morsi, Nunzia – mentre muore – volge l’ultimo sguardo al figlioletto, chiedendo alla propria madre di portarlo al sicuroLa storia sarà raccontata dal programma “Amore Criminale” in un docu-fiction che andrà in onda domenica 17 marzo alle ore 21.20 su RaiTre.

Intanto Siani è stato condannato in primo grado per omicidio, trent’anni di carcere. Attende l’appello.  L’avvocato Novaldi – che difende la famiglia di Nunzia –  denota quanto sia stato spietato l’assassino, Novaldi vuole giustizia, e asserisce: “In primo grado nonostante la scelta del rito abbreviato, il Tribunale ha condannato a 30 anni l’imputato. Confido che in appello la pena venga confermata. Il Siani ha agito con spietata lucidità, ha inferto 47 coltellate alla madre dei suoi tre figli sotto gli occhi del figlio minore e della madre ultra ottantenne della vittima.  Tutta questa efferatezza merita una pena giusta. Questo mi aspetto”. E come dare torto al legale? Sono ormai troppe le donne che muoiono per mano di uomini violenti. Ancora di più sono quelle che si tengono le botte e non si allontanano dal tetto sotto il quale sono costrette a vivere un incubo continuo. Come se non bastasse sembra che spesso la macchina giudiziaria non garantisca giustizia alle vittime. Non resta che sperare che non sia questo il caso.

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