Tramonti una frana su una politica di facciata e senza memoria che va cambiata fotogallery video

Tramonti una frana su una politica di facciata e senza memoria che va cambiata . Siamo nell’epoca frenetica dei social network, questi “mostri” che ci rubano il tempo, ma anche la memoria, ed è successo anche a noi di Positanonews ieri presi anche dalla necessità di seguire il susseguirsi dei fenomeni franosi, del dissesto idrogeologico che ha chiuso strade a Ravello, Agerola, Tramonti, alla rinomata e famosa Costiera amalfitana, a quella costa d’ Amalfi che riceve in tutto il mondo per essere prima nell’accoglienza turistica, fra per prime dieci località da visitare, fra le tre più romantiche e dir si voglia di classifiche che pubblichiamo e ripubblichiamo per essere sempre più virali in una gara di lettori dove i social cannibalizzano la notizia e il giornalismo, che deve essere riportare i fatti e far luce su essi.  Parliamo nello specifico di Tramonti, di E’ Costiera, diretto da Maria Rosaria Sannino, di una delle più belle esperienze di giornalismo fatte nella mia vita, un laboratorio da dove sono nati anche sindaci e assessori, figure che hanno “dimenticato” molto di quello che hanno fatto . Oggi la società è fatta di immagine, così vediamo Tramonti uscire in programmi televisivi e in comunicati stampa fatti girare a gogò, che aumentano di giorno in giorno in vista delle elezioni, senza vedere i tanti disagi di questo territorio, di questo bellissimo polmone verde trascurato. Non basta metterli in ridicolo, come ha fatto Christian De Iuliis, parlando di poltrone da mettere sulle buche per segnalarle ( ma qualcuno ha messo una sedia ) o il nostro reportage sulla strada provincia Ravello – Tramonti, chiusa ufficialmente, che fa notizia alle prime piogge per il fango che travolge le auto che comunque passano al “Passo” dove qualcuno bene pensa di togliere fanghiglia da strada per buttarla a valle, come se li ci fosse una discarica di rifiuti, come abbiam mostrato su Positanonews TV, in attesa che le promesse pre elettorali del sindaco di Scala Luigi Mansi , in qualità di presidente del “relitto” storico che è la sciagurata Comunità Montana, di farla riaprire si concretizzino,  e che dire del Valico di Chiunzi ? Il biglietto da visita per i Monti Lattari della Divina, per quella “Montiera Amalfitana” che dir si voglia.  L’ignavia della provincia di Salerno, che dovrebbe scomparire dalla faccia della terra giuridica da tempo, si accompagna alle prosopopee dei politici. Su lavori fatti per il dissesto idrogeologico inutili e spesso solo per incamerare fiumi di denaro per i soliti tecnici e le solite ditte , soldi erogati a milioni dalla Regione Campania a volte più volte per la stessa area, sulle opere inutili e a volte dannose, come potevano essere le briglie per il Vallone Porto, sulla incapacità delle amministrazioni di imporre una gestione unica delle aree a rischio, come succede per Atrani che di fatto subisce quello che gli viene buttato giù dal Dragone a Scala , con il rischio continuo e briglie da pulire periodicamente con una fatica da “Sisifo” e spreco delle risorse. Ci sarebbe tanto da dire, da approfondire. E mentre lo fai i competitor, sobillati anche dai politici, azionano la “politica di distrazione di massa”, esce la notizia virale, si punta su un incidente d’auto, un morto da commemorare, arriva il Vip di turno, così il giornale che vuole approfondire viene oscurato o si cerca di farlo, ma la verità va detta. La frana su Tramonti è una frana su una politica dissennata e deficitaria che pensa solo all’immagine e non alla sostanza, che vuole far dimenticare.  Questa del nostro territorio è una politica che vuole dimenticare, questa politica va cambiata, ma deve essere la gente per prima ad imporre alla politica il cambiamento, non chiedetevi cosa possa fare la politica per voi, ma cosa potete fare voi per la politica.. Sveglia, una frana può rovinarvi la vita, per un giorno, una settimana, un mese.. a volte per sempre. E obbligare i nostri politici a farla finita di fare “show” mediatici , apparizioni televisivi, “like” su Facebook, per risolvere problemi del quotidiano, che forse gli porta poco tornaconto, è una priorità per chi fa informazione, ma anche per il “padre di famiglia” qualsiasi, questi problemi ci riguardano da vicino e l’inerzia potrebbe costar cara a chiunque. Historia magistrae vitae.. Ma non bisogna andare molto indietro questa volta per capire, come fa Maria Rosaria Sannino su E’ Costiera .

Costiera che frana

La Costiera che frana”: era a febbraio del 1999, e sul cartaceo di E’Costiera (anno IX, num.2), Gioacchino Di Martino, responsabile all’epoca del Wwf Costiera amalfitana (attuale vice presidente del Centro di Cultura e Storia Amalfitana) scriveva:

Come abitanti della costiera amalfitana siamo talmente abituati alle frane, alle cadute di massi, agli smottamenti, alle (per fortuna più rare) alluvioni, da considerarli quasi come fenomeni naturalmente connessi al particolare contesto del nostro territorio. I pericoli, le devastazioni, i disagi, anche lutti, sono stimati alla stregua di un prezzo più o meno equo posto a carico di chi ha scelto, o è costretto, a vivere a contatto con la natura aspra e difficile come la nostra . E’ vero però solo in parte che la conformazione del nostro territorio – caratterizzato quasi sempre da pendenze notevoli – o la struttura delle nostre montagne costituite da un’ossatura di calcari e dolomie con coperture (spesso instabile) di piroclastiti, sia la causa unica o almeno principale del dissesto idrogeologico in atto sull’intera superficie della Costiera amalfitana. A parte il moderno flagello degli incendi boschivi, cui è da attribuire un’accelerazione esponenziale dello sconquasso territoriale, ci sono altri comportamenti sempre umani che aggravano la situazione già di per sé precaria”.

L’articolo era corredato poi con una serie di esempi fotografici dove si evidenziavano scelte fatte come: tracciati di strade(per far passare il gas), rimozioni di terreno e rocciasradicamento di alberi e ceppaie, lavori di sterramento e sbancamentitagli artificiali di versanti. Ieri come oggi. 

I volontari di Colibrì presidiano la strada in frazione Pucara, a Tramonti, nel punto della frana

Son passati giusto venti anni, e la storia si ripete come arriva una pioggia battente. Tutta la Costiera – il 1 febbraio del 2019 – si è svegliata dopo una notte di precipitazioni intense, e con l’allerta meteo diramata dalla Protezione Civile della Campania, con un bollettino da “guerra” con percorsi ad ostacoli. 

Strade chiuse a Tramonti (Sp 2) all’altezza di Pucara (quasi allo stesso punto della frana di qualche anno fa, e che aveva visto lavori di consolidamento del versante); tra le frazioni di Pendolo e Gete; e un grave smottamento a Paterno S.Elia. E scuole chiuse per due giorni.

Con i terreni saturi di acqua, anche la già strada chiusa (solo ufficialmente però) tra Ravello e Valico di Chiunzi (Sp1) è “presidiata” per evitare che qualche malintenzionato automobilista passa (nonostante i divieti) anche con condizioni critiche. Pure la strada tra Agerola e Pimonte (altro versante delicato) è chiusa per frana. E massi cadenti si sono registrati anche a Montepertuso, frazione di Positano. Una situazione estremamente delicata quella che si sta vivendo in questi giorni. Dove i vari gruppo di volontari della Protezione Civile (dai Colibrì a Millennium) stanno cercando di affrontare con professionalità la situazione di disagio (nonché di pericolo) di tutta un’area. 

Un’altra frana a Paterno S.Elia, Tramonti (foto I Colibrì)

Quando si parla della fragilità della Costiera, e del suo dissesto idrogeologico che incombe da decenni sui diversi comuni (dove non si è mai fatta una politica di prevenzione mirata per tentare di scongiurare queste situazioni), in questi momenti, dove i bollettini meteo si susseguono uno dietro l’altro, insieme ai “bollettini di chiusura delle strade” si ha una “fotografia” d’insieme di un luogo che da troppi anni sta cercando invano di essere ascoltato.

Basta andare indietro nel tempo – sfogliando già E’Costiera cartaceo che da sempre ha sensibilizzato su questo aspetto – e vedere come nulla è mutato. La “cronaca” è sempre la stessa.

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