UNA POESIA DI SIBILLA ALERAMO DEDICATA A POSITANO

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Un bel post di Sigismondo Nastri che è una vera e propria “chicca” su Positano , la perla della Costiera amalfitana

UNA POESIA DI SIBILLA ALERAMO
Mi occupai sul mio blog di Sibilla Aleramo (pseudonimo di Adele Faccio) in occasione del cinquantesimo anniversario della morte, avvenuta a Roma il 13 gennaio 1960. La poetessa era nata ad Alessandria il 14 agosto 1876.
La sua fama di scrittrice è legata soprattutto al romanzo “Una donna”. Tra le opere più significative mi piace segnalare “Amo dunque sono”, “Gioie d’occasione” e la raccolta di liriche “Selva d’amore” (forse perché sono quelle che ho letto e hanno colpito maggiormente la mia sensibilità in tempi ormai lontani). “Eccentrica e tormentata – così la trovai definita su Io donna’(10 luglio 2010, pag. 71) -. Divisa tra i giovani amanti e la poesia, possedeva un solo paio di scarpe e un’energia incontenibile”.
C’è un suo bel romanzo, “Il frustino”, ambientato nella costiera amalfitana.
“Positano”, che trascrivo qui sotto, fu pubblicata sul periodico Il Duca di Luca Vespoli. E’ tratta dal volume che raccoglie tutta la produzione poetica della Aleramo, edito da Mondadori. (sigismondo nastri)

POSITANO
vi come una spoglia tragica
abbandonata
nella luce
giù per il declivio,
ed io sull’alta strada costiera,
oh fantasmagorica, oh magica
fra tutte le strade del mondo,
correvo verso Amalfi e un’ora felice.
Poi gli anni e morte e vita
mi fecero diversa,
e a te un giorno ospite venni
di straniera gente e amica,
e tu pure mutata eri,
Positano,
con le tue case risorte
con i nobili archi con le bianche terrazze
contro la rupe forte.
Or torno con altro ancora cuore,
e il settembre muore,
dolcezza suprema,
ma forse è un abbaglio e tutto è eterno,
questo fermo azzurro dell’aria
e la tinta del mare
e il tuo dionisiaco riso,
Positano,
il tuo riso
dove la memoria par si dissolva
e invece tanta è racchiusa consapevolezza
dell’essenza ora squallida ora eroica
ond’è fatta la vicenda nostra,
come certo
è il senso della notte e delle spente stelle
secretamente
nella pallina di gaggìa d’oro
che nel più splendente dei tuoi orti raccolgo,
fragranza cara.
Sibilla Aleramo, 1935

 

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