Castellammare di Stabia. Interrogati i tre imputati per il falò della vergogna al rione Savorito: “E’ stata una bravata”

Castellammare di Stabia. Ieri mattina, davanti al GIP del Tribunale di Napoli, c’è stato l’interrogatorio di garanzia dei tre imputati per l’episodio dello scorso 8 dicembre relativo al tristemente famoso falò della vergogna del rione Savorito, sul quale era stato appeso un manichino impiccato con un cappello delle forze dell’ordine ed uno striscione con la scritta: “Così devono morire i pentiti, abbruciati”. I tre sono il 31enne Fabio Amendola, il 25enne Francesco Imparato ed il 19enne Antonio Artuso, tutti indagati per istigazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso. Per altri due minorenni il fascicolo è all’attenzione della procura minorile. Interrogati dal giudice i tre hanno giustificato il loro gesto come “una bravata”, al fine di trovare un escamotage per attirare l’attenzione delle cronache e far sapere a tutti che il loro falò era quello più alto e più bello di Castellammare. Invece, secondo la Direzione distrettuale Antimafia e la Procura lo striscione aveva lo scopo di intimidire i collaboratori che con le loro dichiarazioni avevano dato una svolta all’inchiesta su quattro clan, indagini che il 5 dicembre portarono in carcere i capi delle cosche stabiesi e dei Monti Lattari. La scorsa settimana il Gip di Napoli aveva disposto il divieto di dimora in Campania per i tre stabiesi, ma dopo gli interrogatori di ieri il giudice ha tramutato la misura cautelare nell’obbligo di firma per i tre, difesi dall’avvocato Francesco Schettino. Anche l’amministrazione comunale considera l’episodio avvenuto lo scorso 8 dicembre un fatto estremamente grave ed ha dichiarato che si costituirà parte civile in un eventuale processo.

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