Il calvario di Concita De Gregorio, ex direttrice del quotidiano “l’Unità”, costretta a pagare per tutti. Invoca la riforma della legge sulla stampa

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La giornalista Concita De Gregorio, ex direttrice del quotidiano “l’Unità”, nonostante siano trascorsi quasi dieci anni dal giorno in cui decise di lasciare il suo ruolo, continua a pagarne le conseguenze con decine di richieste di risarcimento danni per degli articoli pubblicati dal quotidiano nel periodo in cui lei ne era la direttrice. Ora la de Gregorio si trova in grandi difficoltà non avendo più possibilità economiche ed essendosi vista bloccare il proprio conto corrente. La giornalista, in realtà, continua a pagare anche per altri poiché buona gli articoli incriminati non sono a sua firma ma di giornalisti dell’epoca che attualmente o sono disoccupati o sono irreperibili e, quindi, la De Gregorio si vede costretta a pagare di tasca propria. E’ una situazione nella quale in tanti si sono trovati e rischiano di trovarsi intrappolati e per tale motivo Concita De Gregorio sta portando avanti una battaglia legale per evitare che altri, soprattutto giovani che si affacciano al mondo del giornalismo, possano ritrovarsi nella sua stessa situazione. Si potrebbe trovare una soluzione rivedendo la vecchie e superata legge italiana che regola la diffamazione a mezzo stampa, una legge di oltre 70 anni fa. La vicenda della Gregorio inizia nel 2008, anno in cui assume la direzione dello storico quotidiano di sinistra “l’Unità”, un periodo molto forte politicamente contrassegnato dall’insediamento dell’ultimo governo Berlusconi. Il quotidiano, quindi, si apprestava a vivere quello che sarebbe stato un periodo di lotta politica frontale. E, infatti, il quotidiano portò avanti anche molte campagne giornalistiche legati agli scandali di Berlusconi e dei suoi alleati. Ed infatti se si vanno ad esaminare le varie cause civili che vedono coinvolta la De Gregorio se ne troveranno anche alcune che arrivano da Silvio Berlusconi, da Paolo Berlusconi, da Augusto Minzolini e dalla famiglia Angelucci (editori dei quotidiani “Libero” e “Il Tempo”). E’ inevitabile che, quando nel giornalismo si affrontano simili campagne politiche, il rischio di denunce per diffamazione a mezzo stampa è dietro l’angolo. Per tale motivo nei contratti di lavoro di molti giornalisti viene spesso inserita la “clausola di manleva”, in base alla quale gli editori tutelano i propri giornalisti più esposti mettendo da parte dei fondi per pagare le loro spese legali e difenderli con dei bravi avvocati esperti di diritto dell’informazione, risarcendo coloro che dovessero vincere le cause di diffamazione. La De Gregorio, però, ha precisato che nel suo contratto non era presente la “clausola di manleva”. Nel 2011 la De Gregorio lascia la direzione del quotidiano “l’Unità” e ritorna a “Repubblica” (da dove si era licenziata per intraprendere questa nuova avventura”. Da quel momento la sua è stata una collaborazione autonoma e per tale motivo lo stipendio le viene pignorato quasi completamente, invece che per un massimo pari ad un quinto del totale come avviene per i lavoratori dipendenti. Dall’estate del 2014 il quotidiano “l’Unità”, da tempo in crisi, non venne più pubblicato e riprese le regole pubblicazioni l’anno successivo con una nuova direzione ed una nuova formula priva di legami con la precedente. Fu cambiata la società editrice e la nuova non poteva legalmente essere chiamata in causa per questioni antecedenti. Intanto la De Gregorio rimaneva ancora coinvolta in cause e processi su fatti accaduti ai tempi in cui era direttrice del quotidiano. In casi del genere la legge 47/1948 (legge sulla stampa) non lascia dubbi e stabilisce che in casa di richiesta danni per diffamazione il giornalista, il direttore e l’editore sono responsabili “in solido” per il risarcimento del danno causato, cioè tutti e tre insieme. A sua volta il danneggiato può rivalersi per l’intera cifra su ognuno degli altri soggetti coinvolti. Nel caso specifico della De Gregorio l’editore non esiste più, i giornalisti risultano nullatenenti o sono irreperibili, e lei è costretta a pagare per tutti. La De Gregorio si batte affinché la legge sulla stampa cambi e nessun altro sia costretto a vivere il suo stesso calvario. In particolare sostiene che si dovrebbe applicare in Italia l’idea presente nel resto dell’Europa secondo la quale le richieste danni per diffamazione vanno commisurate al reddito del danneggiante. Questo tutelerebbe i piccoli editori.

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