Intervista alla scrittrice Fiorella Franchini, a cura di Maurizio Vitiello. foto

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    Intervista di Maurizio Vitiello – Risponde la scrittrice Fiorella Franchini, autrice de “Il Velo di Iside.

    D – Puoi segnalare ai nostri lettori il tuo percorso di studi?
    R – Sono laureata in Lettere Moderne con la tesi “Cecchi viaggiatore”, segno che il viaggio nell’altrove, è sempre stato un elemento caratterizzante della mia anima e della mia scrittura.

    D – Puoi raccontarmi i tuoi iniziali desideri e i tuoi sogni?
    R – Sono una tradizionalista: famiglia, salute, serenità. I sogni non si raccontano, altrimenti non si avverano e ne ho ancora tanti da realizzare.

    D – Quando è iniziata la voglia di scrivere e la passione per la letteratura?
    R – Sono sentimenti che mi appartengono da sempre. A scuola il compito d’italiano era un giorno di festa, il tempo di raccontare, di esprimersi, leggevo continuamente, romanzi e filosofia. Ho vinto il mio premio di poesia a 10 anni, a vent’anni già collaboravo con una rivista culturale. Sono pochi i giorni in cui non ho letto o scritto.

    D – Puoi precisare i temi e i motivi dei tuoi libri?
    R – Il viaggio è il tema che li accomuna. I primi tre “L’orchidea bianca”, “I fuggiaschi di Lokrum” e “Nanhai” sono ambientati in luoghi geografici lontani, Africa centrale, ex Jugoslavia, Vietnam per trattare temi attuali come la guerra, lo sfruttamento coloniale, il fondamentalismo, i bambini soldato, la speculazione ambientale. “Korallion” e “Il velo di Iside”, invece, viaggiano nel tempo alla ricerca delle radici e dei miti di Napoli e dei Campi Flegrei, un omaggio alla mia terra e alla sua Storia.

    D – Ora, puoi motivare il percorso di gestazione e l’esito del tuo ultimo libro, rivolto al passato?
    R – “Il velo di Iside” è nato dalla voglia di focalizzare l’attenzione su alcuni argomenti storici che mi hanno particolarmente affascinato. Da una parte la cosmopolita quotidianità di Neapolis e il culto della dea Iside portato dagli alessandrini e diffuso in città e in tutta la Campania; dall’altra la grande vitalità della costa flegrea, Puteoli con il suo porto in cui affluivano merci, genti, culture provenienti da tutto il mondo allora conosciuto, Baia culla dell’otium romano, terme, banchetti, ricche domus e Miseno, sede della grande flotta di Roma. Luoghi di storia e di intrighi, di bellezza e di passioni. Da tutto ciò è nata una storia appassionante che unisce ai sentimenti, l’azione, la suspence, la poesia. Il mio intento è quello di creare coinvolgimento nel lettore, suscitare emozioni e curiosità.

    D – Dentro c’è Napoli e la Campania, ma quanto e perché?
    R – Perché volevo parlare della mia terra tenendomi lontana dai comuni stereotipi, folclorismo, sport e camorra. Così sono tornata indietro nel tempo per trovare le origini della filosofia di vita partenopea. Si scopre così che eravamo terra di mito, ancor prima che la nostra storia cominciasse, perché qui i Greci avevano condotto Ercole e Ulisse, qui avevano collocato l’ingresso per il regno dei morti e la sacerdotessa di Apollo. Si comprende quanto l’anima partenopea si sia nutrita di riti e culti ancestrali di greci, etruschi, egizi, romani, popolazioni italiche, quanto le sovrapposizioni di usanze e costumi, virtù e difetti di genti diverse abbia costruito la nostra identità culturale.

    D – Napoli è una città sorgiva per gli scrittori?
    R – Una fonte quasi inesauribile, direi, nel passato e nel presente, nelle trame di azione e in quelle investigative, nel racconto del flusso di coscienza o delle specialità gastronomiche.
    Napoli ha ispirato riuscitissimi capolavori della letteratura italiana. Una realtà complessa che ha affascinato tutti: scrittori, storici, giornalisti, intellettuali. Le pagine di Croce e D’Annunzio, Serao e Ortese, Malaparte e Rea, Ortese, Ferrante, solo per ricordarne alcuni, raccontano non solo la storia, ma la profonda essenza della città e del popolo napoletano.

    D – Quali pagine di un autore napoletano, di uno italiano e di uno straniero che si sono espressi su Napoli ti hanno colpito?
    R – Il mio libro preferito è “Il resto di niente” di Enzo Striano, pagine intense in cui la Napoli antica e quella ideale si fondono, le descrizioni paesaggistiche sono impressionanti, vivaci, pittoresche e terribilmente amare. Brucianti sono le frasi sulla città e sul suo popolo, dolorose e attuali.

    D – Napoli detiene una sua letteratura di segmento, perché?
    R – E’ una delle città più raccontate dalla fine dell’Ottocento a oggi, per la sua storia, per i suoi problemi, per la sua morfologia, per il carattere della sua popolazione, che ha sempre suscitato interesse nei viaggiatori, nei cronisti e negli scrittori, napoletani e non. Una sorta di microcosmo in cui la narrativa ritrova tutti i suoi temi, il disagio di vivere che ha sfumature diverse a seconda degli ambienti sociali interessati, povertà o malessere esistenziale, vizi, miserie, malavita e sfruttamento, abusi e violenze. Una città abitata da un popolo di vinti, di sconfitti senza speranza o di misteri e passioni amorose. Ne consegue una vera e propria categoria, quella degli scrittori napoletani, da Mastriani a Matilde Serao, Bernari, Domenico Rea, Giuseppe Marotta e Anna Maria Ortese, Raffaele La Capria, Fabrizia Ramondino, Ermanno Rea, Giuseppe Montesano, Peppe Lanzetta e Valeria Parrella, Maurizio De Giovanni e Antonella Cilento, Erri De Luca e Roberto Saviano.

    D – Quali piste di maestri hai seguito?
    R – Una lista infinita: Salgari e Verne, Walter Scott e Stevenson, Clive Cussler e Wilbur Smith, Marco Buticchi e Massimo Valerio Manfredi, Umberto Eco e Robert Graves …

    D – Pensi di avere una visibilità congrua?
    R – Non abbastanza. Pur mettendo in campo tutte le mie possibilità personali e professionali, manca l’apporto promozionale e comunicativo di una casa editrice di livello nazionale, l’attenzione dei media focalizzati solo su i nomi già conosciuti, il sostegno del pubblico che legge poco e segue le mode.

    D – Quanti “addetti ai lavori” ti seguono?
    R – Non ne avevo e i risultati sono arrivati ugualmente, ma occorre sempre mettersi in discussione per migliorarsi e così negli ultimi libri ho utilizzato le competenze di amici editor come Tommaso Marotta e Raffaele Messina e le abilità tecniche di Claudio Verde per il book trailer. Tutto il resto è studio personale e impegno diretto per la promozione con il contributo di colleghi scrittori e giornalisti.

    D – Quali linee operative pensi di tracciare nell’immediato futuro?
    R – Scrivere, partecipare a concorsi, presentare il libro dove è possibile. Ho spesso pensato di smettere perché promuovere il proprio lavoro è faticoso e, a volte, anticonveniente, ma la scrittura è passione, è “un male pericoloso e contagioso” ha detto Pietro Abelardo. Una malattia dalla quale non si guarisce e io non voglio liberarmene. Anche se costa sacrificio, delusioni, resta uno splendido sogno.

    D – Pensi che sia difficile riuscire a penetrare nel mercato del libro?
    R – Pare proprio di sì. Le grandi case editrici non offrono alcuna attenzione a una letteratura di nicchia e agli autori poco conosciuti. Il libro è considerato un prodotto commerciale e puntano sui marchi, su nomi famosi e argomenti popolari.

    D – I “social” ti appoggiano?
    R – Sono social, ma non troppo. E’ un vero impegno che sottrae tempo e energia alla scrittura, alla lettura, ai miei articoli di giornale e ai miei romanzi. Se potessi permetterlo assumerei uno specialista, non potendo seguo quel che posso e condivido le notizie più interessanti delle mie attività. Gli amici sono sempre presenti.

    D – Con chi scriveresti a più mani un libro?
    R – Sinceramente con nessuno. Ho già provato questa esperienza con il giornalista Mario Pagano e non mi ha soddisfatto. Per me, la scrittura è un bisogno profondamente personale e intimo.

    D – Perché il pubblico dovrebbe ricordarsi dei tuoi libri?
    R – Perché racconto in modo piacevole momenti di storia e sentimenti dell’anima.

    D – Pensi che sia giusto avvicinare i giovani e presentare libri in ambito scolastico?
    R – Sicuramente sì, ma anche questo pare sia un ambito difficile, complicato da tanta competizione e dalla responsabilità concreta degli insegnanti, senza contare l’approccio poco favorevole dei giovani che amano un altro tipo di informazione. Però, è un obiettivo che spero di poter raggiungere. I giovani hanno il diritto e il dovere di sapere, di conoscere, di ritrovarsi.

    D – Prossimo libro?
    R – Ci sto pensando. Scrivere per me è una vera gioia. I personaggi sorgono dai miei ricordi, dalle mie letture, dalla mia fantasia e mi vengono incontro, facendo ressa alle volte, per avere la precedenza. Li vedo delinearsi sempre più nitidi e crearsi intorno l’ambiente, i fatti, gli episodi adatti a metterli in evidenza.

    D – Tue prossime attività in campo culturale?
    R – Presenterò il mio libro all’Associazione Humaniter, alla Mondadori del Rione Alto, presso l’Associazione Lux in Fabula e il 7 aprile farò con i soci dell’Assostato una passeggiata letteraria a Pozzuoli. Poi, continuerò a seguire mostre e autori per le rubriche culturali del quotidiano Il Denaro, sarò membro di giuria nel Premio “La voce dei poeti”, che si terrà a Roma, e via così.

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