Intervista alla scrittrice Vincenza Alfano, a cura di Maurizio Vitiello.

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    Intervista di Maurizio Vitiello – Risponde la scrittrice Vincenza Alfano.

    D – Puoi segnalare ai nostri lettori il tuo percorso di studi?
    R – Ho frequentato il liceo classico e mi sono laureata in Lettere Moderne.

    D – Puoi raccontarmi i tuoi iniziali desideri?
    R – Ho sempre amato la scrittura, la lettura, la letteratura. Sono nata in una casa di artisti insegnanti, non ho mai immaginato un percorso diverso da quello intrapreso. Desideravo insegnare e scrivere, magari ritagliando anche un po’ di spazio per la mia passione giornalistica.

    D – Quando è iniziata la voglia di scrivere e la passione per la letteratura?
    R – Sono passioni nate con me. Ho imparato a leggere e a scrivere a tre anni da autodidatta. Su un piccolo quaderno annotavo versi intorno ai dieci anni e iniziavo a scrivere anche un romanzetto autobiografico, che non ho mai completato. I libri sono stati il mio viaggio, la scoperta di me e del mondo, la seconda meravigliosa vita vissuta sul binario dell’immaginazione.

    D – Puoi precisare i temi e i motivi dei tuoi libri, sino al penultimo?
    R – Nel mio primo romanzo “Via da lì” ho affrontato i temi del disagio infantile, in “Fiction” ho raccontato la vita difficile nella periferia est della città e l’impatto della delinquenza sulla vita di un giovane professore e la sua classe di adolescenti, il tema della malattia psichica ne “L’Unica ragione”, l’amore e la danza, il conflitto tra cuore e ragione, in “Balla solo per me”.

    D – Ora, puoi motivare il percorso di gestazione e l’esito del tuo ultimo libro?
    R – Ancora la voglia di raccontare l’amore e le sue ragioni questa volta in conflitto con la coscienza, la morale religiosa, le convenzioni borghesi. “Chiamami Iris” disegna un difficile itinerario di formazione della piccola Iris poi suor Irene, il difficile rapporto tra coscienza libero arbitrio e regole quando il destino sembra aver il sopravvento sulla vita e il futuro.

    D – Dentro c’è Napoli, ma quanto e perché?
    R – C’è la Napoli dei vicoli e dei conventi, dei chiostri, delle guglie, dell’arte, ma anche delle voci, del chiasso dei vicoli, di una vita in fermento, brulicante che si oppone al silenzio dei chiostri e dei luoghi di preghiera. Ci sono gli odori del fritto, della vaniglia e del caffè. C’è il mare che bagna Napoli per chi lo osserva dall’alto e confida in un grembo accogliente. Napoli c’è sempre nei miei romanzi perché la porto scritta nel cuore. Mi appartiene, la amo, mi ispira, mi incuriosisce in tutti i suoi aspetti soprattutto quelli antropologici.

    D – Napoli è una città sorgiva per gli scrittori?
    R – In questo periodo la proliferazione di scrittori è quasi abnorme.

    D – Quali pagine di un autore napoletano, di uno italiano e di uno straniero che si sono espressi su Napoli ti hanno colpito?
    R – Marotta, Prisco, Domenico Rea, De Luca, Enzo Striano. Sono tantissimi. Uno straniero che ha raccontato Napoli in modo particolare è Laurent Gaudè con il suo romanzo “La porta degli Inferi”.

    D – Napoli detiene una sua letteratura di segmento, perché?
    R – Perché è speciale. Nelle sue contraddizioni sono accolti elementi di indiscusso fascino: la sua arte, le tradizioni, il paesaggio. Bisogna guardare, ascoltare, respirare il suo vento i suoi colori. Inoltre in questi ultimi anni si è creato uno spazio di grande attenzione per l’immaginario napoletano e questo lo si deve ai suoi artisti.

    D – Quali piste di maestri hai seguito?
    R – Ho letto molto. Leggo molto. Le voci si sono mescolate alla mia, non sono più in grado di individuare un unico modello.

    D – Pensi di avere una visibilità congrua?
    R – Costruita con grande fatica, molta tenacia.

    D – Quali linee operative pensate di tracciare nell’immediato futuro?
    R – Lavoro a una nuova collettanea e ho due lavori incompleti nel cassetto.

    D – Pensi che sia difficile riuscire a penetrare nel mercato del libro?
    R – Dipende da cosa si intende e cosa ci si aspetta. Sicuramente è difficile riuscire a farsi leggere dalle grandi nazionali ma ci sono molti marchi serissimi che fanno un ottimo lavoro.

    D – I “social” ti appoggiano?
    R – Sicuramente i social sono uno strumento utilissimo per arrivare ai propri lettori. Sono seguita, non posso lamentarmi.

    D – Con chi scriveresti a più mani un libro?
    R – Non so se sono in grado di scrivere a più mani. Sceglierei Dacia Maraini.

    D – Perché il pubblico dovrebbe ricordarsi dei tuoi libri?
    R – Perché mi occupo di scavare nei sentimenti, di spogliare la vita dalle sue finzioni in modo autentico con grande rispetto dei lettori.

    D – Pensi che sia giusto avvicinare i giovani e presentare libri in ambito scolastico?
    R – Credo sia necessario e urgente.

    D – Prossimo libro?
    R – Sto lavorando a un paio di progetti, ma per scaramanzia preferisco tenere segreto il soggetto. Inoltre, è prossima la pubblicazione della nuova edizione de “L’unica ragione”.

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