Tramonti, la carica dei mille pizzaioli. Luigi Giordano antesignano

Tramonti, Costiera amalfitana  poco più di 4000 residenti, oltre mille pizzaioli sparsi in tutta Italia. Sono questi i numeri che danno una idea del fenomeno che non ha eguali: è come se in Italia ci fossero seicentomila pizzaioli nati a Napoli.
Da dove nasce questa storia? Dalla povertà, dalla fuga dalla fame che spinse molti abitanti ad emigrare a partire dal secondo Dopoguerra lasciando i Monti Lattari per andare in Italia e in tutto il Mondo. Un picco demografico impressionante che ha portato la popolazione dai 6000 abitanti del 1951 agli attuali 4000.
Agli inizi del Novecento, la maggior parte delle famiglie aveva in casa il forno a legna per fare il pane biscottato di farina di grano integrale; ogni qualvolta si preparava la famosa cotta di pane, era un rito fare la pizza con lo stesso impasto che veniva condita con pomodori sponsilli (tenuti in conserva sotto i porticati) o pomodori Fiascone, con olio di oliva, aglio, origano, sugna e anche qualche cubetto di lardo.
Con queste tradizioni nel cuore ed una valigia piena di speranze, molti giovani tramontani hanno lasciato il paese natio, diffondendo i nostri prodotti in tutta Italia: il pioniere delle pizzerie è stato Luigi Giordano la cui storia inizia a Loreto di Novara. Un posto alla fine del mondo per chi, nel 47, vi arriva da Tramonti in servizio di leva. Due giorni di treno, fra veloci fotogrammi di un’Italia ancora in macerie. Eppure il luogo non è estraneo al mondo di esperienze della recluta Giordano Luigi. E’ terra di mucche, e qualche caseificio utilizza il latte per formaggi da stagionare. Il resto – e si tratta della quasi totalità – viene venduto allo stato naturale. I prodotti cosiddetti freschi – le scamorze, il fior di latte, i bocconcini – qui sono del tutto sconosciuti.
La cosa non può sfuggire a Luigi, nato in una terra che ha antiche relazioni con il latte e i suoi derivati, e che da sempre, in aperta concorrenza con Agerola, ha alimentato i centri della Costa d’Amalfi.
Finita la leva e messa su famiglia, Giordano comincia a produrre latticini. Ma a Novara e in tutto il Piemonte alla soglia degli anni Cinquanta non esistevano pizzerie, e le rimanenze continuano a rappresentare un forte passivo nell’economia del piccolo caseificio. E qui scatta la seconda trovata di Luigi Giordano: aprire una pizzeria alla quale destinare tutto il latticino rimasto. Vista cosi, oltre quarant’anni dopo, l’idea può anche apparire scontata, ma allora è qualcosa in più di un’avventura. La risposta del pubblico tarda a venire. La pizza è sconosciuta e non fa proseliti. E’ la prima pizzeria da queste parti, e rischia di non avere eredi. Poi, per quei nuovi orientamenti del gusto e del costume, sempre cosi imprevedibili, esplode la mania della pizza. Già nel 54 Giordano inaugura una seconda pizzeria, e da allora ogni anno ne aprirà una nuova.
Ora che ha bisogno di nuove braccia quelle dei familiari rimasti a Tramonti sono le prime ad essere impegnate. Poi il discorso si allarga. E’ una sorta di corsa all’oro, alla quale nessuno vuole rinunciare. Il filone della pizza conquista i tramontani, che alla media di duecento all’anno lasciano i boschi e i monti della Divina Costa diretti al Nord. E’ una pacifica invasione all’insegna della pizza, che in breve finirà per identificarsi con queste colonie di tramontani, legate tra loro anzitutto da vincoli di sangue. Cosi il primo della famiglia che si sistema lassù chiama a raccolta il clan, e la diaspora cresce di anno in anno.
Le pizzerie colonizzarono tutto il Nord Italia (in alcuni casi l’estero, come in Germania o negli Usa): nell’estate 93 le pizzerie condotte da tramontani sfiorano le duemila. Il paese che aveva a lungo legato la sua economia alla terra e alla lavorazione dei cesti, realizzati con straordinaria manualità intrecciando strisce di scorza di castagno, è cosi entrato di forza nella storia della pizza. Luciano Pignataro, Il Mattino

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