Felicori : Ravello Festival inizio già a Pasqua all’Auditorium Oscar Niemeyer e incontro con De Masi

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Ravello, Costiera amalfitana. Mauro Felicori, come a Caserta, si sta rimboccando le maniche e affrontando di petto il nodo Fondazione Ravello, un nodo da sciogliere puntando, come ha chiesto fra il sindaco Salvatore Di Martino, anche alla destagionalizzazione, cruccio di tutta la Costa d’ Amalfi . Noi lo abbiamo seguito e apprezzato con Positanonews e vediamo che il suo impegno  è determinato e costante. «Sono Felicori Mauro». Si presenta così, via telefono, il neo commissario della Fondazione Ravello, nominato dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, racconta Marcello Napoli su Il Mattino . Un modo originale, da manager d’esperienza pluridecennale, incaricato di una missione apparentemente impossibile, da rendere possibile. Una maniera aperta di dichiarare la propria disponibilità alla stampa, ma con una certa ritrosia a parlare di cose che conosce poco o niente, come è il caso della Fondazione. È un particolare primo approccio con i giornalisti ed un invito: «Se venite a Ravello da me, sarete sempre accolti; non manco mai di dire qualcosa sul mio lavoro». Il neocommissario della Fondazione Ravello è lusingato per la nomina: «Il governatore mi ha dato un grande incoraggiamento, né mi sono stati messi vincoli; vai, ti diamo un potere, usalo mi ha detto, l’ho preso come un segno di fiducia». Rimarca la bellezza incantevole del luogo: «De Luca considera Ravello il posto più bello del mondo, mi atterrò al suo giudizio nel mio modo di lavorare in questo luogo con un paesaggio meraviglioso e un festival di grande tradizione che sta in un paese eccezionale. Ci sono state alcune criticità, certo; non sono tali, però, da aver compromesso questa grande produzione e vanno superate».
L’accoglienza è stata cordiale e professionale, tranne il tempo uggioso. Felicori ha incontrato tutti i dipendenti della Fondazione, «una risorsa strategica» ed ha confermato il segretario generale Ermanno Guerra «pivot di quest’operazione di rigenerazione». «Un manager di mestiere – sottolinea Felicori – si preoccupa di raggiungere i risultati migliori nel miglior dispendio di energie. Spero che il timore di poter fare male sia sostituito dalla speranza e certezza di far bene». Il suo motto è che «vale molto di più creare fiducia che rassegnazione» e la parole-chiave è ambizione, «perché non mi sento un domatore, piuttosto un motivatore, un direttore d’orchestra, uno che indica una strada ed è il primo a rimboccarsi le maniche». Dopo Caserta, Ravello è la nuova sfida. «Vorrei incontrare gli ex presidenti della Fondazione Maffettone e De Masi che ritengo abbiano mantenuto un rapporto affettivo, magari anche nella polemica – annuncia – Voglio ricostruire la storia, raccogliere idee, ho l’umiltà di sfruttare l’intelligenza diffusa che c’è». Su quali saranno i primi passi, il commissario fa una distinzione tra il patrimonio culturale, «ancora tutto da esplorare», dove si produce ancora poco rispetto alle potenzialità, e lo spettacolo dal vivo nel Belpaese che «soffre, e Ravello non è da meno, di carenze di bilancio». E avverte: «In termini di turismo e di lavoro, per il primo caso, bisogna imparare a fare da sé e il Governo spenda magari più soldi per far produrre ai musei di più. Per lo spettacolo i sacrifici, in termini economici, non hanno prodotto gli effetti desiderati di pubblico sia in termini di lavoro che di economia. Il mondo dello spettacolo dal vivo avrebbe bisogno di qualche intervento in più e per quanto riguarda il festival bisognerà sforzarsi per portare a termine il programma di quest’anno. Per fortuna, nel nostro caso, c’è un forte impegno da parte della Regione; non avere ancora un programma per questa estate è una cosa di cui dobbiamo occuparci subito ma sono convinto che ce la possiamo fare».
Le idee sono chiare, la musica classica deve rimanere il cuore del Ravello Festival e c’è un sogno: «Nel duomo c’è un bellissimo organo, sarebbe meraviglioso fare un’incursione nella musica sacra». Non dice no alle ibridazioni di pop, danza, jazz, anzi auspica un’apertura anche alla prosa, ma «Ravello ha un’immagine musicale, la trazione è la classica, a questo mi atterrò da un punto di vista di budget e collaborazioni». Per lui il festival deve essere cassa di risonanza per il territorio e per l’Italia tutta e sul tema destagionalizzazione la sua intenzione sarebbe di iniziare il programma già a Pasqua con un concerto all’auditorium Niemeyer. L’apertura e gestione sono un caso difficile; quanto a renderlo produttivo, ribadisce Felicori, la cosa sembra più facile di quel che è la realtà dei fatti. Si dichiara poi pronto all’ascolto e a «rubare» idee e progetti, riconoscendone però i diritti all’autore. Infine, sulla nomina di Lino Banfi a rappresentante dell’Italia all’Unesco, liquida con un no comment: «Non faccio mai commenti e non dò giudizi su argomenti di cui non ho competenza».

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