Salerno Vescovo Moretti in pensione a sorpresa

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Al seminario metropolitano Giovanni Paolo II di Pontecagnano si sta concludendo il ritiro sacerdotale, un appuntamento tradizionale per i preti salernitani in vista del Natale. Tutto sembra sereno ieri mattina, quando l’arcivescovo Luigi Moretti, che presiede, prende la parola e dà un annuncio. Non è una comunicazione ordinaria, di routine. L’annuncio è quello che nessuno si aspetta. Il presule comunica che il primo novembre scorso, con una lettera inviata a Papa Francesco, ha rassegnato, per motivi di salute, le sue dimissioni nelle mani del Santo Padre, che le ha accolte. È il classico fulmine a cielo sereno.
I SEGNALI
I primi a rimanere basiti sono i preti. È da un po’ che l’arcivescovo non sta bene, ma nessuno si aspettava questa decisione. Il 15 giugno 2017, il presule partecipa ad un incontro nell’ambito della rassegna L’arte della giustizia, che la diocesi ha organizzato con la Procura della Repubblica, la Prefettura e il Conservatorio Martucci. In quell’occasione ha un malore, ma riesce a tenere il suo intervento sul confronto tra giustizia divina e giustizia terrena. Il successivo 29 giugno, un nuovo malore lo costringe a non concludere l’ordinazione sacerdotale di don Emanuele Andaloro, nella parrocchia di San Gregorio VII a Battipaglia. Resta sull’altare, ma è il vicario generale, don Biagio Napoletano, a concludere la celebrazione. Al suo arrivo a Salerno, il 12 settembre 2010, monsignor Moretti, come primo atto, incontra la stampa e dice di voler rendere la Chiesa di San Matteo una casa di cristallo.
LA CONFESSIONE
E anche ieri, nella conferenza stampa indetta nel primo pomeriggio, non si nasconde dietro un diplomatico linguaggio curiale, ma arriva a rendere noto un fatto privato come la sua malattia. «Mentre stavo portando avanti il mio progetto episcopale – racconta – ho avvertito i primi sintomi della sindrome di Ménière. Quando il problema si presentava nella sua forma acuta, ero di fatto inabile. Mi sono operato e sono riuscito a superare le crisi, che non ho più, ma restano gli effetti collaterali. Se mi affaccio ad una finestra è come se andassi sulla Marmolada. E i dislivelli delle chiese mi costringono ad avere bisogno di appoggi. Di fronte ad una diocesi, che ha straordinarie potenzialità ed esigenze, il fatto di viaggiare al 30 o 40% mi ha portato a pormi il problema su cosa fare. Parliamoci chiaro. Se fossi rimasto, avrei condotto una vita tranquilla. Nessuno mi avrebbe chiesto nulla, ma progressivamente ho maturato una decisione non facile, ma serena e responsabile. E ho scritto una lettera al Papa, che mi ha chiesto di rimanere in servizio pieno fino alla nomina del nuovo vescovo». L’arcivescovo sottolinea quelle parole, «in servizio pieno», per dire che, fino alla decisione del Pontefice, non si occuperà dell’ordinaria amministrazione, ma conserverà tutti i suoi poteri.
IL FUTURO
La decisione è senza dubbio clamorosa, anche perché non si è in presenza di un problema di salute grave, semmai di una patologia che rende difficile la vita intensa e frenetica di un pastore. Moretti ammette che, ad ispirare la sua scelta, è stato anche l’esempio di Papa Benedetto XVI, che l’11 febbraio 2013 annunciò le sue dimissioni per il venire meno delle forze e il peso, divenuto insostenibile, del pontificato. Ma ci tiene a precisare che «non ho altri progetti per il futuro». Nessuna dietrologia. Anzi. «Penso proprio di rimanere qui a Salerno – aggiunge – a chi mi diceva che fossi a Salerno di passaggio, rispondevo che comprerò a Salerno pure la tomba. Salerno è diventata la mia Chiesa e la mia vita. Penso di essere stato uno dei vescovi più stanziali, non un vescovo d’aeroporto, come dice il Papa. Per me, questi quasi nove anni sono stati esaltanti. Non sono venuto in questa diocesi, certo non facile e semplice, per fare il commissario. È stata una full immersion e siamo arrivati ad avere, oggi, tanti segnali positivi come la risoluzione di qualche problema amministrativo o l’instaurazione di una maggiore coesione tra i sacerdoti e tra le varie comunità. Per me è stata una grande gioia celebrare, a settembre, i miei vent’anni di episcopato, ordinando diaconi tredici seminaristi, che presto saranno sacerdoti. Non è un fatto da tutti i giorni. Per il futuro, ho già preso contatti con qualche sacerdote. Vorrei, senza dare fastidio a nessuno, aiutare il parroco in una chiesa diocesana portando avanti il servizio ministeriale. Io non vado in pensione come prete. Se potrò dare qualche suggerimento, se posso dare il mio aiuto al nuovo vescovo, lo darò».
I TEMPI
Si concretizza uno dei temi più forti della pastorale di monsignor Moretti: anche il ruolo di pastore, nell’immaginario comune di potere, è un ministero, un servizio nel suo significato etimologico: essere servi degli altri. Nulla, ovviamente, può dire sui tempi della successione. «Deciderà il Papa – spiega – così, a naso, posso dire che la nomina del nuovo vescovo possa avvenire entro l’estate, prima che, a settembre, cominci il nuovo anno pastorale». Giuseppe Pecorelli , Il Mattino

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