L’ossessione del killer di Baronissi: «C’era un piano contro di me»

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Si è assunto la responsabilità dell’omicidio Vincenzo Magliacano. Rinchiuso nel carcere di Salerno da giovedì quando ha ammazzato, a colpi di fucile, l’ex amico Biagio Capacchione, ha reso un lungo interrogatorio al gip del Tribunale di Nocera Inferiore, Giovanni Pipola, alla presenza dell’avvocato di fiducia Massimo Ancarola. Quasi un monologo in cui l’omicida ha raccontato del «piano messo in piedi per togliergli la commessa per la manutenzione di alcuni mezzi di un’associazione di volontariato che, insieme ad altri, aveva creato». Ebbene la vittima, a parere di Capacchione, era stato «complice» del «chiacchiericcio fatto di offese e di accuse per aver gonfiato alcune fatture rilasciate dalla sua officcina». E negli anni la convinzione di essere finito nella viziosa spirale dei pettegolezzi che lo dipingevano come una persona disonesta è diventata una vera e propria ossessione. Un’ossessione che, a quanto pare, era anche motivo di continue discussioni con la moglie ormai stanca dello stato depressivo in cui il marito era caduto tanto da ripetergli – anche nei giorni precedenti all’omicidio – di «smetterla di sentirsi un perseguitato, di voltare pagina, ritornare a vivere e lavorare come una volta». Ma nulla è servito a fare uscire Magliacano dallo stato di ansia, nervosismo e depressione in cui era caduto: nè le cure mediche a cui nel corso degli anni si sarebbe sottoposto nè tantomeno le parole della moglie. Anzi, di fronte all’epilogo dei fatti, la rabbia sarà aumentata a dismisura. Fino a esplodere giovedì mattina con l’omicidio di Biagio Capacchione.

di Angela Trocini il Mattino

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