Castellammare, Cimmino si appella a Salvini. Il parroco Santarpia “Rione abbandonato”

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Chiede la presenza della Stato, con la visita ufficiale del Ministro dell’Interno Matteo Salvini, il sindaco di Castellammare che aveva fatto della lotta all’illegalità diffusa un baluardo del suo governo. Una lotta che oggi sembra una resa visti i messaggi che la camorra è riuscita a lanciare, appendendo uno striscione di minacce contro i pentiti e un manichino da bruciare sul falò del rione Savorito in occasione della festa dell’Immacolata. «Nelle prossime ore inviterò Salvini in città – ha detto Gaetano Cimmino – gli manderò un invito in forma scritta spiegandogli che abbiamo bisogno della sua presenza per far capire che c’è una Castellammare perbene che sente la vicinanza delle istituzioni».
LO SCENARIO
Il primo cittadino che al suo fianco ha già un pezzo dello Stato in qualità di assessore alla legalità, il maggiore dei carabinieri Gianpaolo Scafarto, ora si scopre nudo, inerme contro quanto accaduto. «L’aggiornamento del Dos per lo sviluppo urbanistico della città, – spiega Cimmino – la stretta contro gli affidamenti diretti, la svolta nelle politiche sociali, gli atti inviati in Procura. L’azione messa in campo dall’amministrazione comunale dà fastidio ai clan. Ecco perché siamo sotto attacco». Parole che non bastano ad arrestare l’ondata di indignazione che invece arriva anche dai suoi avversari politici. «Cimmino e la sua giunta hanno mostrato la propria debolezza» commenta l’ex candidato a sindaco per il Pd Massimo de Angelis. «L’assenza totale di occhi vigili durante la manifestazione dell’Immacolata al rione Savorito, non certo sconosciuto per la sua pericolosità, – afferma De Angelis – è un chiaro segnale di debolezza e di timore del governo cittadino nei confronti del potere camorristico, che ha voluto alzare la voce subito dopo la brillante operazione Olimpo conclusa dall’Antimafia».
LE ACCUSE
L’operazione che una settimana fa aveva portato all’arresto di capi e gregari di quattro clan della zona e dell’imprenditore Adolfo Greco e che aveva reso la politica afona, ora ritorna all’attenzione di tutti perché diretto collegamento di quanto accaduto la notte dell’Immacolata nel rione nord della città. «Il primo cittadino ha ignorato i quartieri, le associazioni e i comitati che avevano chiesto di organizzare nella legalità i festeggiamenti dell’Immacolata – rimarcano i consiglieri del Movimento Cinque Stelle – ma ciò avrebbe messo in ombra le scelte artistiche dell’impresario comunale Lello Radice, quindi ha preferito concentrare tutto in villa comunale abbandonando il resto della città». L’assessore alla cultura Radice che ha messo in piedi un cartellone ricco fino all’epifania viene invece lodato assieme al sindaco, dalla maggioranza di governo che ripropone sui portali social le immagini della festa in villa, provando a dimenticare ancora una volta che Castellammare è anche quella dei quartieri del Savorito, Cicerone, Acqua della Madonna.
IL SACERDOTE
Rioni dove non si assisterà a fiaccolate contro, lo afferma con forza don Antonio Santarpia della parrocchia di Moscarella: «Le famiglie mafiose questo vogliono, fare rumore – spiega don Antonio – noi preferiremmo che lo Stato venisse qui tutti i giorni per ridare il quartiere alla maggioranza di cittadini perbene che vivono tra queste palazzine». Un’idea cui aderisce subito il gruppo di Leu che chiede la commissione d’accesso al Comune e invita ad un’assemblea pubblica per mercoledì 12 alle 19 nella sede di Liberi e Uguali. «L’ appello lanciato dalla parrocchia e dall’associazione Gesù Buon Pastore del quartiere Moscarella, non solo è condivisibile, ma è la strada giusta da intraprendere – spiega il consigliere Tonino Scala – Bisogna partire dalle periferie. Rimettere al centro i quartieri, non come slogan, ma come agire quotidiano. Noi, intanto, chiediamo al ministro degli Interni che invii la commissione d’accesso, affinché faccia chiarezza sulle possibili infiltrazioni camorristiche». Cosi Fiorangela d’Amora su Il Mattino di Napoli principale quotidiano della Campania
Ad intervistarlo Gigi Di Fiore inviato a Castellammare de Il Mattino
Le assi di legno annerite dal fuoco sono ancora da rimuovere. Il rione sotto i riflettori ha sempre la sua statua di Padre Pio, sempre le giostrine che il tempo sta logorando, sempre l’accesso dal sottopasso che diventa un pericolo nei giorni di temporali. Via Savorito, via Don Bosco, via Pioppaino sono le strade della malandata periferia stabiese. Il quartiere dove, venerdì sera, cinque giovani hanno scalato la pila di legno per sistemarvi, indisturbati, un manichino e lo striscione con la scritta «Così devono morire i pentiti. Abbruciati». Poi il fuoco, come da rito dell’8 dicembre.
NEL RIONE
La chiesa di «Gesù Buon Pastore» è cresciuta con il quartiere, figlio degli alloggi precari che accolsero i terremotati del 1980. Il parroco, don Antonio Santarpia, è qui da 40 anni. Spiega: «È un quartiere di povertà, abbandonato. Le comunicazioni, reali e culturali, sono inesistenti. Cerchiamo di fare comunità, stando vicini a famiglie con mille problemi. Le zone più disagiate? Le palazzine del Favorito e gli alloggi dello Iacp dietro la parrocchia». La chiesa unica isola in un deserto dove la socialità si appaga in un bar a volte dalle frequentazioni discutibili. C’è chi commenta l’episodio di venerdì: «Ragazzate, durante una festa attesa tutto l’anno». Il rito del «fucaracchio», come lo chiamano qui, le urla delle voci nei quartieri stabiesi che invitano al culto per la Madonna. Secondo la tradizione, l’Immacolata salvò un marinaio da una tempesta sulla spiaggia di Castellammare. Un rito dove la fede cattolica si mischia a usanze pagane. «Abbiamo vietato i falò, che erano illegali – dice il sindaco Gaetano Cimmino – Abbiamo concentrato la tradizione stabiese sul lungomare, con fuochi autorizzati e un concerto di Enzo Avitabile. Sono venuti in diecimila, quei quattro deficienti hanno rovinato l’immagine della città. Per questo, ho scritto al ministro Salvini chiedendo attenzione alla nostra realtà».
LA COMUNITÀ
Sono una cinquantina i più assidui nella comunità parrocchiale che, come spiega don Antonio, fa «attività di vicinato nelle varie zone del quartiere». Qualcuno voleva organizzare una fiaccolata di protesta contro quel cartello e quel fantoccio in fiamme. La maggioranza ha optato per un documento, insieme con l’associazione «Gesù Buon Pastore». Vi si parla di «persistente abbandono del quartiere da parte delle istituzioni» e si chiedono interventi, per «superare le emergenze di viabilità». Poi la conclusione: «Le istituzioni locali non devono rivolgere l’attenzione al rione solo in tempo di elezioni». Un quartiere in cui era prevista una riqualificazione per 60 milioni di euro. Dovevano servire a interventi nell’area della fabbrica in disuso dell’Aranciata Faito, per farne luogo di alloggi residenziali e servizi. Non se ne è mai fatto nulla, sono rimasti i 189 prefabbricati che servirono ai terremotati, tra le strutture fatiscenti della vecchia fabbrica. E il rione Savorito è conosciuto anche come rione Aranciata Faito. In una zona diversa, di fronte alla Cassa armonica, in un immobile confiscato ad Angelo De Rosa, ritenuto il commercialista del clan D’Alessandro, da un anno c’è l’associazione Sos impresa con un circolo della legalità. Uno dei promotori è Luigi Cuomo, che osserva: «È evidente che l’episodio del falò va collegato alla precedente operazione della Dda. Un avvertimento a chi è stato arrestato a non collaborare con la giustizia, come hanno fatto invece quelli che, con le loro dichiarazioni, hanno contribuito al blitz».
Ma il quartiere, che viene considerato roccaforte degli Imparato alleati del clan D’Alessandro, è isolato. Quartiere povero, abitato da operai, cassintegrati, ma anche piccoli pregiudicati ai domiciliari e affiliati al clan. In un recente rapporto dei carabinieri si elencano i rioni Savorito, Moscarella e Centro Antico come principali piazze di spaccio stabiesi. Il crack, la cocaina fumata, si vende al Savorito. Racconta don Antonio: «In parrocchia non vengono i grossi esponenti dei clan, ma mogli con mariti in carcere per piccoli reati. Accogliamo chi cerca una parola di conforto, nella convinzione che a chi sbaglia va dato la possibilità di redimersi. In loro c’è rassegnazione, dicono cosa possiamo fare di diverso?»
LE RICHIESTE
In questa chiesa accade anche qualcosa di insolito. Sette pregiudicati, agli arresti domiciliari per spaccio e piccoli reati, hanno chiesto di scontarli in parrocchia e non a casa. Per tre casi c’è il parere favorevole del giudice, altri quattro sono in attesa. Anche questo è il rione Savorito. La sezione di Liberi e uguali di via Gesù ha fissato per domani un’assemblea pubblica per «bruciare l’indifferenza». Maurizio Somma, presidente dell’associazione Asharam di assistenza agli immigrati, dice: «Ogni anno, nel rito dell’8 dicembre si mischiano elementi da tenere sotto controllo». Castellammare fa i conti con la sua periferia difficile e le sue sacche di degrado da ex realtà industriale. Una città con una sola piccola libreria e due teatri. E il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, commenta, su quanto accaduto venerdì: «Ci siamo stancati di queste idiozie, quegli imbecilli sono come gli autori delle stese, loro degni gemelli. Sono indignato da un grave episodio che ha sporcato l’immagine di Castellammare. I giovani stabiesi resistano

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