Fabian Ruiz – il guerriero Andaluso

Fabián Ruiz Peña, noto semplicemente come Fabián Ruiz o “Fabiàn”
Quando Fabian, da prezioso sconosciuto pagato 30 milioni di euro, centrò l’incrocio dei pali della porta del Gozzano calciando da una distanza considerevole, sempre con l’esagerazione che ci distingue esclamammo: “Ma questo è un asso!”. Dario Fo con ben altra classe avrebbe cantato: “Ho visto un re, sa l’ha vist cus’è?”.
Insomma, un fulmineo agitarsi di sentimenti, una scossa d’emozione, un brivido azzurro e paraponziponzipò. Sabato 14 luglio 2018 era piovuto molto nella Val di Sole, nome molto inopportuno quel giorno. Sul campo di Dimaro, dove cominciò a fiorire il nuovo Napoli (Dimaro è un altro giorno si vedrà, come avrebbe cantato Ornella invitandoci alla speranza), Carlo Ancelotti si presentò con una blusa rossa di rivoluzione e berretto blu, Aurelio De Laurentiis con giubbotto anti-sommossa.
Gli azzurri andarono a passo lento, ma, data la gentilezza dell’avversario, appena promosso in serie C e giunto dalla provincia di Novara, non poterono esimersi dall’andare ripetutamente e sbadatamente al tiro. C’era in porta nel Gozzano uno spilungone di Castellamare di Stabia, terra di biscotti celebri e celebri portieri, Gennaro Iezzo tra i pali del Napoli Soccer primigenio di Aurelio De Laurentiis, Antonio Mirante, il gigantesco Gigio Donnarumma dei giorni nostri. Il portiere era Angelo Casadei, stabiese accertato senza alcuna parentela col famoso liscio romagnolo, dritto in un lungo maglione giallo-limone per il suo metro e 93 d’altezza, un meridionale fuori stampo, nuie ca simm r’’o Sud curt’ e nire come certificato dalla posillipina Barbara D’Alessandro che davanti ai microfoni si fa chiamare Pietra Montecorvino.
Callejon fece una giravolta sotto porta senza alcun senso, Robertone Inglese (non ancora estradato) colpì di testa un pallone che finì alto, Hamsik battè un tiro secco a lato, tirò persino Rog, fuori porta anche lui, finché al 21’ si registrò il classico fulmine a ciel sereno (s’era fatto azzurro il cielo in Val di Sole). Callejon dalla lunetta dell’area gozzanese allargò a destra verso Hysaj che gli restituì il pallone che Calleti appoggiò indietro dove Fabian Ruiz (il fulmine a ciel sereno) esplose da 25 metri uno spettacolare sinistro a giro che scagliò il pallone-Nasa sotto l’incrocio dei pali alla destra del giallo-limone Casadei.
Fu la rivelazione. E’ nata una stella, urlò il popolo azzurro. Un giocatore di 22 anni, nuovo alle nostre latitudini e straniero in Val di Sole, aveva avuto il coraggio e l’audacia di piazzare un colpo da campione con la naturalezza di uno lungamente vissuto tra noi e già prodigo di note delizie. Fu il biglietto da visita di Fabian Ruiz, spagnolo di Los Palacios y Villafranca in Andalusia, trentuno chilometri a sud di Siviglia. Uno sfrontato. Un master and commander a prima botta, e che botta! Uno spilungone con capello ordinato e i baffetti da simpatico brigante. Un delantero di 1,89, due centimetri più alto di Cristiano Ronaldo.
Ci disponemmo ai sogni e alla fantasia. Fabian Ruiz. Ventata ‘e primmavera, lazzarello comme si, a me mme piace sempe cchiù. Nelle sei amichevoli precampionato gioca 316 minuti. Un po’ prova, un po’ s’eclissa, un po’ entra nel giro del dentro-fuori di Ancelotti. Aspettiamo il campionato con ansia. Ma dobbiamo aspettare. Fabian non è pronto, ha qualche fastidio, infortunio leggero, salta le prime cinque partite. Rimane nei nostri occhi quel gran gol di Dimaro. Vogliamo il bis.
Appare contro il Parma. Oè, ragazzo d’Andalusia. Non dispensa meraviglie. Il Napoli di Ancelotti è in costruzione. Ci sono obblighi tattici da rispettare. Dove gioca Fabian Ruiz? Sorge il dilemma. Fabian è un mancino. Meglio a destra o a sinistra? A destra è meglio così prepara il suo sinistro di grosso calibro. Ma, a destra, c’è Allan il guerriero. In mezzo c’è Hamsik. Fabian deve giocare a sinistra dove intanto fa le eterne prove di fuoriclasse Piotr Zielinski detto l’annunciazione.
Vada per la sinistra che però di questi tempi va poco. Nell’attesa non ci incoraggia Ivano Fossati: dicono che c’è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare. Ma l’attesa si conclude. E’ un sabato a Udine e Insigne resta fuori. Quattro giorni dopo tocca andare a Parigi per sfidare i calciatori milionari dell’emiro qatariota Nasser al-Khelaifi. Lorenzo viene risparmiato. Ma chi gioca a sinistra? Simone Verdi, Fabian è in panchina.
Dacia Arena, uno spettacolo di stadio. Ed è subito sera (Salvatore Quasimodo). Ed è subito Verdi, a terra. Deve lasciare il campo. Carlo Ancelotti è un mago. Fa sostituzioni che portano al gol. Esce uno, mette dentro un altro e l’altro fa gol. Sicuramente usa l’arcivernice prodigiosa di Pier Lambicchi (Corriere dei Piccoli, una creatura di Giovanni Manca). La spalma su Fabian Ruiz che entra in campo gagliardo. A sinistra. Negli occhi della nostra nostalgia c’è la prodezza di Dimaro. La rifarà?
La rifà. Ed è subito gioia, gioia azzurra. Perché Fabian è là, proprio sulla mattonella di Insigne. Evita Fofanà (ta Fofanà ‘na foto?), fa un tunnel a Behrami e muove il destro, oddio! il destro?, proprio il destro e parte la stella filante verso l’incrocio lontano di Scuffet, e là dentro la stella brilla e si adagia. Il classico gol da cineteca. Un prodigio balistico col piede meno “familiare”. Napoli in vantaggio. Fabian Ruiz, bentornato fra noi. L’annuncio di una magnifica serata.
E siamo alla terza e ultima meraviglia, nel diluvio di Genova. A Marassi manca solo l’arca di Noè. Una partita all’acqua pazza. Il Napoli è sotto. Ha preso un palo (Insigne) ed è sotto. Ancelotti cambia. Fabian Ruiz per Zielinski e Mertens per Milik. L’arcivernice di Pier Lambicchi. L’ennesima sostituzione per lanciare il gol dalla panchina. Per rimontare. Per vincere nel secondo tempo. Un’impresa da acquanauti. Una partita di surfisti.
Diluvio e partita sospesa, ripresa dopo un quarto d’ora. L’arca di Noè non c’è più, ma il campo è una risaia. Prima di togliere il pallone all’avversario, bisogna toglierlo all’acqua. Pozzanghere, laghetti senza le paparelle. Una tipica situazione da strade napoletane quando piove. Come si fa a far gol in queste condizioni?
Si fa. Albiol allunga ad Allan che da destra tocca a Mertens che è al centro, sul limite genoano. Incredibile tacco acquatico di Dries e palla servita al sinistro di Fabian Ruiz, una catapulta ed è gol. Nell’acqua, un gol oceanografico. Il sinistro andaluso. Dopo l’assist di tacco, Dries regala a Fabian un assist sentimentale. Un accenno di bacio a labbra protese. L’apostrofo rosa tra il passaggio e il gol. “Quanto mi vuoi bene per l’assist?”.
Dimaro non è stato un sogno. Fabian Ruiz. Ho visto un re, sa l’ha vist cus’è? E’ il campione dei sogni nel golfo incantato. Gongola Ancelotti: “Napoli è un paradiso e io ci sto da dio”. Olè.

fonte:corrieredellosport

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