Intervista a Erminia Turilli, dopo la mostra all’Aurum con gli artisti del Gruppo “Atomosfera.7”, a cura di Maurizio Vitiello.

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    Intervista di Maurizio Vitiello – Risponde Erminia Turilli.

    Erminia Turilli, è curatrice dal 1985 di eventi, mostre e libri per le case editrici Electa e Mazzotta con Rossana Bossaglia, Flavio Ermini, Giuseppe Gatt, Lario Lanzardo, Flavio Manieri, Ennio Morricone, Francesco Nuvolari, Achille Pace, Duccio Trombadori ed altri. Saggista per Mondadori, Mazzotta, Laterza. Direttore generale della prima mostra della Biennale di Venezia in Abruzzo Sensi Contemporanei, Museo Vittoria Colonna, 2004. Direttore editoriale delle Edizioni Byblos. Vicepresidente dell’Ente Manifestazioni Pescaresi fino al 2014.

    MV – Mi vuole commentare il suo ultimo evento “Il Sesto Giorno”?
    ET – A Pescara nella Sala degli Alambicchi del polo culturale dell’Aurum dal 1° settembre al 20 settembre del 2018, il gruppo “Atomosfera.7” con Alfredo Celli, Bruno Di Pietro, Rossano di Cicco Morra, Massimo Pompeo, Anna Seccia, Franco Sinisi, ha esposto trenta opere. Alla mostra ha partecipato anche il grande Maestro dell’Astrattismo italiano Achille Pace. La mostra de “Il sesto giorno” ha visto quindi sette artisti schierati in difesa della Natura, grande emergenza dei nostri tempi. Hanno messo a disposizione la loro creatività per risvegliare le coscienze di tutti e, in particolare, quelle dei responsabili degli enti preposti e dei decisori politici sulle catastrofi naturali e i problemi ambientali, derivanti dall’incuria e dalla mancanza del rispetto e custodia di nostra madre terra. Gli artisti hanno interpretato “a soggetto” gli elementi della Natura e della Creazione del mondo con tecniche e stili diversi.

    MV- Mi può raccontare la genesi del gruppo “Atomosfera.7”?
    ET- Il gruppo “Atomosfera.7”, di cui ho scritto il Manifesto, nato nel 2015 ad opera principalmente di Giuliano Cotellessa, ha visto la partecipazione iniziale anche della marchigiana Anna Donati e l’adesione di Massimo Fattori fino al 2017, anno in cui è uscito Cotellessa ed è entrata Anna Seccia. “Atomosfera.7_Contemporary Art Group” dalla nascita è formato da artisti importanti che hanno vinto più volte il premio Sulmona come Alfredo Celli, hanno partecipato a mostre della Biennale di Venezia come Anna Seccia e Alfredo Celli, sono stati invitati al Premio Michetti come Franco Sinisi, sono presenti in Gallerie e Musei d’ Europa o sedi istituzionali come Bruno Di Pietro, Massimo Pompeo, Rossano Maria di Cicco Morra e anche Celli, Seccia e Sinisi. Il gruppo ha esposto dall’inizio e in forma costante con il M° Achille Pace all’ “Aurum – La fabbrica delle idee” (2016), ad Avezzano con Pasquale Di Fabio e sette artisti americani: Carol Heft, Alan Montgomery, Matt Schaefer, Frederick Tilton, Crystel Michaelson, Sharon Kaitz, Bill Gingles a Palazzo Torlonia (2016), a Termoli al MACTE (2017), a Ferrara al Castello Estense (2017), a Chieti al Museo Archeologico Nazionale MIBACT- Polo Museale dell’Abruzzo “La Civitella” (2017), poi presso il Palazzo de’ Capitani ad Ascoli Piceno (2017) e, infine, all’Aurum a Pescara (2018). I sei artisti, inoltre, espongono da luglio 2018 l’opera “Emergency in the World” in forma permanente nel Museo Naturalistico del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise a Pescasseroli.

    MV- Crede che il binomio Arte-Natura sia importante oggi nell’Arte?
    ET- Credo che l’artista possa dare un enorme contributo alla difesa e protezione della Natura in quanto artifex – secondo dopo Dio – cioé creatore e ricreatore di natura e artificio. L’artista da sempre è il pifferaio magico, seguito da molti followers. Adesso l’inventore di sogni, emozioni, atmosfere, può servire una causa nobile e questo può davvero fare la differenza. Il binomio Arte-Natura è importante per l’arte contemporanea perché immedesima l’arte nell’uomo e l’uomo nella natura: sillogismo potente che riaccredita l’arte al sociale e dà funzione etica, oltre che estetica all’Arte.

    MV- Parto qui dal pensiero di Oscar Wilde Ogni singola opera d’arte è l’adempimento di una profezia, Le chiedo quale profezia contengono le opere della mostra Il Sesto Giorno di Alfredo Celli, Bruno Di Pietro, Rossano di Cicco Morra, Massimo Pompeo, Anna Seccia, Franco Sinisi.
    ET – La predizione di Alfredo Celli è palese nell’opera “La confusione P123” dove appare l’inquietudine e l’omologazione della società contemporanea, che rende instabili, sconnessi, disidentificati. Nei piani sovrapposti di strutture lignee ondulate, dove emerge la tormentata vicenda degli opposti: interno/esterno, pieno/vuoto, materia/aria, buio/luce, sembra non apparire speranza per l’uomo di alienarsi da icone e simboli massmediatici. La lucida e cruda interpretazione negativa dell’uomo e del bordeline mondo attuale producono opere suggestive, concettuali. Celli lavora la plastica, la resina, piega il legno creando forme e ombre geometriche: rifrazioni di un tempo svanito o poeticamente nascosto. Bruno Di Pietro crede che la bellezza salverà il mondo e sceglie il poeta romantico britannico John Keats per spiegare il suo messaggio: “Beauty is truth, truth beauty, – that is all /Ye know on earth, and all ye need to know, Bellezza è verità, verità è bellezza, – questo solo/sulla Terra sapete, ed è quanto basta”. (John Keats, Ode on a Grecian Urn, vv.49-50, 1819)” . Le opere presenti nella mostra “Il Sesto giorno” sono infatti ricche di energia e visione fantastica: immaginano l’uomo in evoluzione nell’universo con riflessi verso lo spazio e il tempo con una stesura di pitto-graffito ìn rilievo e una scenografia che celebra l’albero-icona come grande forza propulsiva della Natura, testimone dei primordi, legame fra cielo e terra, sintesi dello spazio e del tempo. L’artista Rossano Di Cicco Morra in “Ghenesis” costruisce sull’ influenza dell’ appello intuitivo, scopre abbagli dall’irreale e li carica di accezioni cavernose, sonore, di echi concentrici. L’emozione del colore a vortice e i lampi di giallo raccontano in modo inedito momenti della Genesi del Creato, aprendo a una luce piccola lontana, che forse si può raggiungere. La rifrazione fra realtà e astrazione, fra intenzioni simbolico-concettuali e lancinanti scosse cromatiche, favorisce l’elaborazione di una nuova estetica della comunicazione sociale in progressione positiva. Il trittico di Massimo Pompeo racconta la potenza e bellezza della Creazione del mondo, proprio quando l’opera chiusa diventa apertura alla rivelazione del Giorno e l’opera aperta, finita, si perde nell’immensità della Notte. L’imprimitura sulle tavole è incisa con le parole della Genesi: “In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: Sia la luce! E la luce fu!”. L’artista rappresenta con colori, ossidi puri, l’esaltazione del sacro, del bello, del supremo, visto attraverso la composizione di forme semplici, quasi arcaiche. Le tre opere di Anna Seccia sono due dipinti e una installazione con il calco della sua mano e il mignolo in su. “l Sesto Giorno 1” narra il mistero del Creato, di eventi astronomici con al centro un’esplosione di luce solare e cornici di celeste a raggiera. “Il Sesto Giorno 2” parte invece da quattro elementi di labirinti circolari, che qui appaiono deflagrati in alto, effetto di un big-bang. Comunicano il fragore della Creazione tramite l’Universo che si espande a velocità elevatissima. Vortice, colore, luce, dal grande scoppio fino all’esatto incanto del cielo: alto, fermo, sempre prevalente nell’intera opera dell’artista e sempre arcobaleno di azzurro armonico. Franco Sinisi, con la sua versatilità sperimentale e i suoi codici visivi, produce una visione dell’arte dai lineamenti molto originali e stigmatizza la ricerca dell’identità e la sua unicità; quindi si intravede qui il profilarsi di un percorso a ostacoli dove i flussi emozionali, i sentimenti più disparati come il vortice della sensualità, l’abisso dell’istinto, la giostra della follia, la metafisica del pensiero e le paure esistenziali sono momenti che possono essere cavalcati solo dall’arte faro di energia. I colori, accesi e forti, infatti testimoniano la forza del suo gesto, sicuro e preciso, che non ammette ripensamenti e un’inesauribile sete di conoscenza di chi non si accontenta e continua a sperimentare.

    MV – Un commento sulle opere di Achille Pace …
    ET – Le opere del M° Achille Pace, sempre sintesi di intensità e di levità, di vigore e di spiritualità, seguono e documentano la nostra realtà, costringono alla meditazione e proiettano senza indugi e pentimenti verso il futuro. Con il suo filo di sottile materia, umile, ma preciso e deciso nel suo essere, da oltre cinquant’anni, Pace determina e delimita gli spazi, realizza nuovi percorsi cromatici e formali, attraversa paesaggi, dà origine a nuovi simboli e sconosciute scritture. La sua arte, dal grafismo segnico di Paul Klee all’Arte Povera, è struttura e forma di linguaggio essenziale-minimo, ricorda l’esperienza Zen e la sua esistenza, sobria e coerente. Da ottant’anni sulla scena artistica, amato da critici del calibro di Giulio Carlo Argan, Palma Bucarelli, Nello Ponente, Filiberto Menna, Giuseppe Gatt, Italo Tomassoni, fondatore del Gruppo Uno con Gastone Biggi, Nicola Carrino, Nato Frascà, Pasquale Santoro e Giuseppe Uncini, Direttore del Premio Termoli dal 1961 al 2014, è un punto di riferimento morale e artistico del gruppo Atomosfera.7 dalla fondazione, nel 2015, per la coerenza di cui è stato interprete in una sempreverde ed originale stagione artistica.

    MV – Le gallerie di Chelsea, il quartiere di Manhattan che ha visto negli ultimi vent’anni la concentrazione delle più potenti gallerie mondiali, le quali, pur in epoca di globalizzazione e multicentrismo, conservano ancora il loro buon peso nel sistema-arte portano avanti un ritorno alla pittura, sarà perché di norma la pittura tende a ripresentarsi nei periodi di crisi, economica e politica?
    ET – Risulta veritiero il ritorno alla pittura: nelle gallerie newyorkesi all’inizio dell’anno da Tanya Bonakdar esponeva l’olandese Carla Klein che dipinge paesaggi vasti di tipo fotografico, e il tedesco Dirk Stewen, che manipola e contamina fotografia, stampa e pittura. Da Paula Cooper c’era l’italiana Beatrice Caracciolo, che vive fra Parigi e New York. Nella seconda sede c’era il cinese Mark di Suvero, con un’imponente scultura, pitture e disegni. Infine, da James Cohan c’era la mostra di Byron Kim, una serie di piccoli dipinti tra paesaggi e immagini astratte. Perché accade ciò? Sono vere tante risposte e ognuna può avere una ragione politica o umanissima, certo è che il ritorno alla pittura rappresenta sempre un momento di sosta: si riprova con la pittura a soddisfare bisogni di rappresentazione intima o in risposta a un’arte troppo tecnologizzata – quasi non-arte – o ancora per la celebrazione di un ritorno all’ordine di un governo nazionalistico o per la facilità di vendita delle opere. La storia dell’arte documenta oscillazioni di questo genere, ma credo che si tratti solo di un periodo di transito, per poi riprendere con vigore il cammino sperimentale.

    MV – Renato Barilli ha teorizzato che la storia dell’arte funzioni a onde, che a un periodo di slancio verso l’innovazione succeda una fase di rientro entro canoni più tradizionali. Che ne pensa? Oggi che onda seguiamo?
    ET – In Italia celebriamo la pittura dell’Ottocento e del Novecento nelle grandi esposizioni, ma nei cataloghi e nelle riviste si seguono anche traiettorie segnate dall’arte contemporanea: fluxus, segno e performance. Dal postmodernismo del filosofo francese Jean-François Lyotard a oggi manca una visione unitaria del mondo, dove invece sono compresenti le più diverse interpretazioni. Il network-arte oggi è una galassia, estesa globalmente, dove si interagisce anche con gli strumenti del web e dove tutti hanno statuto. La vera critica d’arte dovrebbe, poi, selezionare le ricerche artistiche più significative dell’epoca.

    MV – Il critico d’arte oggi in Italia quali problematiche incontra?
    ET – Il critico d’arte s’imbatte quotidianamente in artisti che chiedono dai 15 minuti di notorietà (Andy Warhol) all’essere in breve rubricati nella Storia dell’Arte. Il suo lavoro consiste nel far comprendere a ognuno che il cammino è lungo, esige tempo, lavoro e, soprattutto, conoscenza, umiltà e rigore.

    MV – Come è cambiato il ruolo dell’artista e del critico d’arte nel mondo dei social-media? Lo ritiene un arricchimento: un uso abile e avanzato può favorire il progresso delle Arti? In che modo?
    ET – L’artista e il critico tramite l’istantaneità, si interfacciano di più, ma il web e i social-media possono, solo mediante un’alfabetizzazione personale del sistema, contribuire al progresso delle Arti, perché, se da una parte facilitano l’accesso alle conoscenze, alle opere degli artisti, ai movimenti nel mondo artistico, al lavoro di gallerie, fiere e musei, dall’altra potrebbero confondere per l’enorme quantità delle informazioni da decodificare. A mio avviso gli artisti devono comunque e sempre essere assistiti da critici di riferimento che facilitano l’orientamento nel sistema complesso della comunicazione artistica nel web.

    MV – Che consiglio sente di dare agli artisti di oggi per far conoscere le loro opere?
    ET – Consiglio di affidarsi a un critico serio e operativo, affinare lo stile e con determinazione partecipare a premi, mostre e fiere che condividano la sua ricerca, oltre a costituirsi con un sito e una pagina web progettata e seguita da professionisti.

    MV – 45 anni fa, ovvero nel 1973, nasceva il Premio Sulmona di Arte contemporanea internazionale: è soddisfatto della selezione di artisti presenti in mostra che come tutti gli anni, raccoglie un’infinità di linguaggi? Nell’imminente manifestazione al convento di Santa Chiara, (dove oggi alla coralità delle preghiere, si è sostituita la community degli artisti partecipanti), dovrebbe cambiare qualcosa o la strutturazione del Premio è ottimale per gli artisti?
    ET – Analizzando le sezioni dell’edizione 2018, il Premio Sulmona mi è apparso molto qualificato, articolato e convincente. Nella struttura inserirei anche un premio a gruppi artistici. Per quel che riguarda gli artisti vincitori, penso che i premi siano stati accreditati ad artisti di valore. Ho, particolarmente, apprezzato il lavoro della Giuria, con Carli, Di Genova, Le Pera, Trombadori, Vitiello e le parole del Presidente prof. Raffaele Giannantonio, che ha inserito una sezione per i giovani e ha parlato di social-media per la diffusione del Premio.

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