LE DANZE UNGHERESI ORCHESTRATE DA IVÁN FISCHER E I VIRTUOSISMI GITANI STUPISCONO IL RAVELLO FESTIVAL fotogallery

Gli applausi alla fine di un movimento non sempre sono ben accetti, in verità quasi mai, figuriamoci nel bel mezzo di un’esecuzione ma quando sorgono spontanei per sottolineare la bravura di un’orchestra e di un maestro hanno tutta un’altra valenza. È quello che è accaduto durante l’esecuzione della Rapsodia Ungherese n.1 di Liszt, preludio del secondo appuntamento con la Budapest Festival Orchestra diretta dalla bacchetta di Iván Fischer. Un concerto all’insegna del grande fascino esercitato dalla musica popolare ungherese su Brahms e Liszt ma soprattutto un incredibile viaggio nel lavoro di orchestrazione e contaminazione fatto da Fischer di alcune danze miscelate con le improvvisazioni dei violini zigani e i virtuosismi del cimbalon.

Davvero maiuscoli i solisti che hanno accompagnato Fischer e la BFO. Tutte le pagine eseguite sono state presentate dal maestro con dovizia di particolari e con una chiara soddisfazione. Jenő Lisztes al cimbalon, dopo un’improvvisazione iniziale per far saggiare l’inconfondibile suono dello strumento alla platea di Ravello, diventa parte integrante delle partiture nelle quali spiccano i virtuosismi dei violinisti zigani József Csócsi Lendvay e del figlio József Lendvay jr che strappano applausi convinti soprattutto nella loro esecuzione della Danza ungherese n.11 di Brahms.

Un viaggio nelle sonorità ungheresi e gitane davvero unico ed emozionante che si è concluso con un’altrettanto sontuosa esecuzione della Sinfonia n.1 di Brahms. Nel bis richiesto a gran voce dalla platea della Città della Musica, una danza ungherese intonata dalla totalità dell’orchestra che ha salutato così il pubblico che porterà con se il ricordo di una grande serata di musica. (ph Pino Izzo)

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