Napoli Pride: Gay Pride o Raduno Cosplayer?

Lo scorso 14 Luglio, a Napoli, si è svolto il Napoli Pride, versione partenopea della più “illustre” marcia dell’orgoglio omosessuale d’oltreoceano. Alla marcia, che da Piazza Dante si è poi conclusa a Via Partenope, hanno “sfilato” una moltitudine di giovani, molti dei quali ancora in fase post-adolescenziale (paffuti ed imberbi), altri camuffati da unicorni umani, altri ancora coperti solo da qualche maglietta semitrasparente o curiosi accessori sadomaso (NdR: tra i quali, va annoverato, anche una singolare museruola con tanto di orecchie canine). Più che una seria parata per i diritti civili, ci è parso – di primo acchito – un cospicuo raduno di Cosplayer!

Ma tra le piogge di coriandoli, musica Techno “sparata” ad alto volume, french kisses tra persone del medesimo sesso e sventolanti bandierine arcobaleno, vi sono stati anche slogan politicizzati “sbraitati” con enfasi al megafono. Sì, slogan pseudo-rossi in salsa radical-chic, di quelli che farebbero rabbrividire il Segretario del Partito Comunista Marco Rizzo… e non solo lui! Più di una volta, infatti, Rizzo si è dissociato da questo tipo di manifestazioni, sottolineando come la vera battaglia da combattere sia quella per i diritti sociali dei lavoratori, argomento completamente abbandonato dalla cosiddetta sinistra radical, quella “alla americana” per intenderci, che – pur di raccogliere facili consensi – ha abbracciato univocamente quella per i diritti civili.

Ma al di là di qualsiasi considerazione personale, questo evento a Napoli ci deve spingere a qualche considerazione di carattere sociologico. Può un vacuo revival locale, avere la stessa carica significativa di eventi d’oltreoceano legati storicamente ad una più seria rivolta avvenuta a New York nel 1969? Ci riferiamo agli scontri avvenuti nello Stonewall Inn, bar dove – per la prima volta nella storia – omosessuali ed eterosessuali reagirono alle angherie della polizia. Era il 1969, gli agenti erano avvezzi a facili retate nella comunità gay, e l’omosessualità era ancora elencata tra delle malattie mentali nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Erano altri tempi e la vita di una persona “diversa” era molto dura, ma per tale ragione avevano anche una valida ragione per combattere! Ma è così anche oggi?

Ci chiediamo dunque: può, quello di Napoli, essere considerato un fenomeno genuino e non una mera operazione propagandistica della Sinistra “alla americana”? Lungi dall’essere complottisti, ma notiamo che, anche questa parata, è stata patrocinata dall’ambasciata degli Stati Uniti d’America. Una casualità? Come spesso il presidente del Partito Comunista Marco Rizzo ci fa notare, questa Sinistra dei diritti civili è ben collegata a quella “d’oltreoceano”, che come si sa è nemica dei lavoratori ed è a favore del Capitale.

Durante la parata, in perfetto stile radical-boldriniano, non sono mancate paroline contro coloro che non la pensano come loro, definiti appunto come «fascisti di m****». Eppure, in quel caldo pomeriggio di Luglio, nessun “fascio” ha impedito di sfilare! Il popolo arcobaleno pervenuto all’appuntamento si è divertito ballando e suonando a tutto volume, imbrattando un’intera città con coriandoli e bottigline d’acqua anch’esse “finemente” ornate con etichetta arcobaleno! Un vero carnevale estivo, insomma!

Ma la versione “pezzotta” del Gay Pride raggiungere l’apoteosi con uno slogan anti-famiglia tradizionale: «Ci siamo partoriti da soli!» Ben comprendendo che il “popolo arcobaleno” sia dotato di un orientamento sessuale, per così dire, non convenzionale, ci sorge però una domanda spontanea: ma gli avranno mai spiegato come nascono i bambini? O siamo noi che dobbiamo forse “aggiornarci”? Ai posteri l’ardua sentenza!

Ivan Guidone

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