PERCORSO MECCANIZZATO: TEMPI DI REALIZZAZIONE E INIZIATIVE INTERMEDIE

Continuiamo il nostro reportage occupandoci dei tempi di realizzazione richiesti dal percorso meccanizzato e valutiamo quali iniziative possono essere adottate per alleviare la pressione del traffico in città.
Potete trovare gli articoli precedenti di questo reportage QUI

Nei giorni scorsi è uscito, per il Corriere della Sera, un reportage di Milena Gabanelli sui tempi di realizzazione delle opere pubbliche italiane. La giornalista riprende i dati del rapporto più completo in materia, che si pone una semplice domanda: quanto tempo serve in Italia per realizzare un’opera pubblica? (dopo l’articolo trovate alcuni dati)

Nel caso del percorso meccanizzato è importante trovare una risposta che sia quanto più realistica possibile.
Da cronoprogramma, il progetto del Comune del 2009 prevede un cantiere di 4 anni e 6 mesi. Realisticamente, però, ci vorranno almeno 6-7 anni, se tutto andrà spedito e senza intoppi.

Questo perché vi sono una serie di adempimenti amministrativi che gli enti faticano a gestire, cui si aggiungono le difficoltà di progettazione, quelle economiche, i ricorsi che spesso si verificano in sede di affidamento dei lavori e in fase di realizzazione.

Date queste valutazioni di carattere generale, viene spontaneo chiedersi quali iniziative intermedie, a salvaguardia della salute e della sicurezza pubblica, possono essere adottate in attesa che il percorso meccanizzato venga completato.

Considerato che stiamo parlando del collegamento tra il centro e il porto, prendiamo spunto dal feedback più frequente che arriva dai turisti che si muovono su questo tratto: camminare lungo via De Maio e scendere al porto a piedi è pericolosissimo. I pedoni si sentono un intralcio per il traffico veicolare.

Dunque: cosa si può fare? Appuntiamo qui, in ordine sparso, una serie di idee che possono essere messe in atto dall’amministrazione e che, con l’aiuto di tutti, possono migliorare non solo la viabilità e la mobilità, ma più in generale la qualità della vita:

• istituzione di varchi carrabili con telecamere e ZTL dal parcheggio Lauro per il centro storico, prevedendo autorizzazioni e ticket per l’ingresso in centro, così da evitare giri a vuoto in auto o moto;

• richiamo a tutti gli autisti dei servizi di collegamento con il porto per una guida più lenta e sicura: imporre quindi limiti di velocità e istituire un’area pedonale lungo tutta via De Maio con divisori o fioriere;

• pulizia delle scale che scendono al porto, miglioramento del decoro e dell’arredo urbano e dell’illuminazione anche lungo la strada, per una percezione diversa, al fine di incentivarne l’utilizzo a piedi;

• sospensione delle navi che a Sorrento caricano auto, van e camion diretti a Capri, spostandole a Castellammare: sono navi che trasportano mezzi di lavoro provenienti soprattutto dall’hinterland e che attraversano la penisola solo per imbarcarsi;

• controllo del numero dei pulmini autorizzati a scendere al porto: mantenere in esercizio solo i pulmini elettrici, con una riduzione dell’area di parcheggio al porto e, quindi, del numero dei pulmini in sosta, anche per questioni di ordine e decoro;

• limitazione, in alcuni orari, al percorso del trenino a via De Maio;

• limitazione del carico/scarico delle attività commerciali del centro storico alla sola notte;

• controllo permanente al porto suddiviso tra tutte le forze dell’ordine, come presidio di sicurezza;

• autorizzare il car service degli alberghi e dei ristoratori del centro solo con veicoli elettrici;

• riduzione, da parte degli operatori del porto, della salita e discesa con i mezzi propri (di dipendenti, fornitori ecc…);

• istituzione del bike sharing gratuito dal parcheggio al porto, per eliminare la maggior parte dei motorini dall’area del porto;
entro un brevissimo periodo, da definire con tutte le associazioni, limitare l’accesso al centro storico solo ai veicoli elettrici;

• valutare progetti alternativi per il trasporto dei pedoni al porto. Basti pensare al successo degli ascensori pubblici nella Villa Comunale.

Via De Maio, non solo collegamento tra le due piazze, ma fino al porto, potrebbe essere un’area pedonale recuperata per tutti: bella, vissuta, scenario non solo di passeggiate, ma anche di spettacoli e mostre.

È un’area che dobbiamo tutti imparare a guardare con occhi diversi, per poterla immaginare non più solo come una strada, ma come parte del centro storico, in cui i veicoli sono l’eccezione e non la regola. I pedoni possono riappropriarsi degli spazi aperti, come è successo con via Cesareo, via P.R.Giuliani, via Tasso, e ora parte del corso Italia.

Con uno sforzo corale da parte di operatori, amministrazione e cittadini, il centro città può essere alleggerito dal traffico, diventare davvero vivibile ed essere l’input per una serie di iniziative a miglioramento dell’intera città.

Vi ricordiamo che potete trovare gli articoli precedenti di questo reportage QUI.

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A.G.

 

Nel 2014 il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica ha pubblicato un rapporto a cura del Nucleo Tecnico di Valutazione e Verifica degli Investimenti Pubblici (UVER – Unità di Verifica) in merito ai tempi di attuazione e di spesa delle opere pubbliche.

Mediamente, in Italia occorrono circa 4 anni e mezzo per fare un’opera pubblica: 2 anni e 6 mesi sono richiesti dalla fase di progettazione; 6 mesi servono per l’affidamento dei lavori; 1 anno e 4 mesi occorrono per la realizzazione e il collaudo.
Se questi dati vi sembrano “bassi”, ciò è dovuto al fatto che la maggior parte delle opere pubbliche realizzate in Italia non supera i €100mila: sono opere piccole, che abbassano la media generale.

Guardando il dettaglio dei dati, si nota infatti che all’aumentare del valore economico dell’opera aumentano i tempi di realizzazione.
Per un’opera del valore del percorso meccanizzato, attestato dal Comune a €16milioni, UVER calcola 8 anni e 7 mesi dall’inizio della progettazione alla messa in servizio.

Il rapporto ci dà anche una valutazione dei tempi di realizzazione legata al settore di intervento. Il settore caratterizzato dalle durate più lunghe è quello degli “Altri trasporti” che comprende interventi infrastrutturali nei trasporti ferroviari, marittimi, aerei, lacuali e fluviali, compresi porti, aeroporti, stazioni e interporti. Insomma, la categoria in cui si inserisce il percorso meccanizzato.

I tempi di attuazione valutati in base al settore, ci dicono che per realizzare un’opera di trasporto occorrono 6 anni e 8 mesi.

Il rapporto, inoltre, individua alcuni fattori che influenzano i tempi di attuazione di un’opera pubblica: si va dalle carenze progettuali ai contenziosi nelle fasi di gara ed esecuzione lavori, passando dai ritardi per le autorizzazioni, l’inadeguatezza dell’ente attuatore, e le incertezze finanziarie.

Ad allungare i tempi di realizzazione, dice UVER, contribuiscono sensibilmente i cosiddetti “tempi di attraversamento”, ossia gli intervalli temporali che stanno tra la fine di una fase (per esempio la progettazione) e l’inizio della successiva (per esempio l’affidamento). Sono per lo più adempimenti amministrativi, e allungano i tempi di realizzazione di un’opera pubblica di circa il 40%.
Per la classe di costo del percorso meccanizzato, i tempi di attraversamento pesano per circa il 49%.

“L’inclusione dei tempi di attraversamento nel calcolo dei tempi complessivi di un’opera fa sì che essi risultino quasi quadruplicati per quanto riguarda gli interventi più piccoli e circa raddoppiati per quelli più grandi.”

Nelle sue conclusioni, il rapporto di UVER mette in rilievo come, dalle analisi, sia emerso che i tempi di attuazione delle opere sono superiori alle attese di amministratori e cittadini e comportano un conseguente aumento dei costi per le risorse pubbliche.

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