I tifosi-Sarri resta con noi- Oggi l’incontro tanto atteso

Si è partiti dal Sarrismo-Gioia e Rivoluzione e si è finiti nell’idolatria: perché quell’uomo, ormai, è divenuto altro, un’icona da adorare nell’abbraccio totale o un totem dinnanzi al quale inginocchiarsi. E gli elementi, per elevarlo (ma con rispetto) a capopopolo, sono nel suo lessico, nella postura, nell’empatia, in quella felicità che si coglie al san Paolo, con le curve che l’acclamano, perdendosi emozionate nello sguardo d’un momento, ma anche nelle petizioni che sono state scatenate sul web, nella raccolta di firme in una libreria, in quell’invito a «non lasciarli».

IDEA. La vita di Maurizio Sarri è cambiata «un giorno all’improvviso», quando Napoli ha avuto la percezione che ci fosse una filosofia «alta» da seguire: e il calcio è diventato scienza e poi fantascienza, prima di tornare alle emozioni. Il Sarrismo non sa di moda ma di fede, è uno stato d’animo che si è sviluppato nel triennio, è anche l’identità intoccabile di se stessi, della propria infanzia, della tenerezza di una favola di quel bambino che nasconde la sua anima sotto la tuta e poi la tira fuori, rievocando Bagnoli e l’infanzia e dunque il senso di appartenenza, le radici.
SACRALITà. Sarri è l’immagine sacra (e intoccabile) che si è impossessata di Napoli scuotendola ancora, lasciandola sognare in un cono di luce festoso che è divenuto il san Paolo: Sarri è l’Idea nella quale s’annida il germe della lucida Follia, si chiama Scudetto, mai assaporato e per davvero come in questo biennio, stavolta più dell’aprile 2016. Sarri è l’allenatore della porta a fianco, lo è diventato attraverso le sue espressioni, l’ironia o anche le sue provocazioni (pure «hard»), con un linguaggio che sa essere forbito, colto e a tratti vuole risultare insolente e forzato (?) affinché la (sua) figura rifletta quella del «dissidente». In Sarri ci sono gli anticorpi che appartengono agli anticonformisti, è una voglia matta di starsene «contro», perché poi è la vita, qua. Sarri è l’allenatore naif che esprime se stesso e quindi la natura anche di chi va allo stadio, ma non è ingenuo, semmai è refrattario alle convenzioni, sta fuori dal Sistema pur rientrandoci come protagonista, parla quando vuole (o quando obbligatoriamente deve) ed evita le conferenze stampa per trentotto vigilie di campionato su trentotto però «arringa» la folla attraverso il suo calcio. Ma ora è un’inquietudine.

i numeri

88 Il massimo dei punti ottenuti in campionato (‘17-18)

27 Le vittorie ottenute in campionato

3 Le sconfitte subite in questo campionato

1 La sconfitta in trasferta in questo campionato

46 I punti In trasferta nel campionato 2017-18

14 Le vittorie in trasferta nel campionato ‘17-18

10 Le vittorie di fila ottenute in questo campionato

28 I gol subiti nel campionato 2017-18

51 I punti in casa nel campionato ‘15-16

115 I gol realizzati nella stagione 2016-17

0 Le sconfitte in casa in campionato 2015-2016

16 Le vittorie in casa nel campionato 2015-16

39 gol subiti complessivamente nella stagione ‘15-16

94 I gol realizzati nel campionato 2016-17

235 I corner ottenuti dalla formazione partenopea

335 I falli commessi nelle prime trentasette giornate

308 I tiri in porta realizzati dalla squadra azzurra in serie A

Il contratto di Maurizio Sarri, attualmente, con scadenza 2020, prevede due finestre, che consentirebbero al tecnico di liberarsi, pagandolo una clausola di otto milioni: la prima, quella attualmente aperta, scade il 31 maggio; la seconda, invece, sarebbe utilizzabile l’anno prossimo, nello stesso periodo, primo febbraio 31 maggio. De Laurentiis chiede che, dal rinnovo che proporrà a Sarri fino al 2021, venga eliminata questa voce.

Centoquarantasette partite, sparse casualmente nella memoria: ci vorrà un attimo per ricomporle, una a una, e andare a cercare se stesso, il proprio calcio, le sue origini e la propria natura adesso esplosiva, chissà quanto riproducibile altrove, in Italia e all’Estero. E si fa in fretta, se tutto ciò del triennio t’appartiene, a ricostruire le immagini e pure il senso d’un Capitale tecnico e però anche umano ch’è Patrimonio (anche) personale, un lascito verso il futuro da vivere senza inganni, né torbide e comunque umane insicurezze. Centoquarantasette partite, avete capito bene, in cui il Calcio nasce a nuova vita, esprime di sé una bellezza autentica, neanche tanto originalmente – ma nè abusivamente – definibile Grande: si entra in una dimensione quasi favolistica, persino surreale, e si sfocia nell’arte.

CAPOLAVORO. Il Napoli di Maurizio Sarri – la fusione quasi perfetta tra l’Idea ribelle e il Progetto pluriennale – sa di Capolavoro, senza celebrazioni e senza enfasi, e rappresenta la Speranza per poter ribaltare i luoghi comuni e anche le verità scritte nel tempo: in questo Calcio che sa di poesia ci sono finite la sublimazione degli schemi, la simbiosi tra le fasi attive e quelle passive, la musicalità delle giocate, la capacità di osare, di andare a scorgere oltre i propri umani limiti quale e dove sia la Favola. Centoquarantasette diapositive di Sarri e del Napoli, insieme, cha aiutino a farsi una domanda e però anche a darsi una risposta, prima di andare oggi a pranzo con De Laurentiis ed emettere la sentenza: ma è ragionevole, eventualmente, staccarsi l’uno dall’altro, adesso, nel pieno di un’evoluzione?

ECCEZIONALITà. Sarri ha ereditato una squadra già densa di contenuti tecnici ed elaborata in precedenza da un club sempre «alternativo» nell’era De Laurentiis e poi impregnata d’una visione internazionale con l’avvento di Benitez: i mille giorni (e passa) sono serviti per rendere fascinoso quell’esemplare così fuori dagli schemi, per elevarlo sino alla Champions, divenuta una specie di giardino di casa, per spostare sempre più l’asticella, per intrufolarsi ben oltre la banalità e fare in modo che quel calcio eccezionale divenisse «La Normalità». Sarri e il Napoli non hanno da scoprire più niente, si conoscono perfettamente nelle loro pubbliche virtù e persino nei privatissimi difetti, possono attraversare il corso d’acqua a piedi nudi, senza temere d’essere travolti dalla corrente, perché gli è persino a entrambi noto dove siano le ripide.

ONORI. E’ tutto racchiuso in quelle centoquarantasette slide: non la rappresentazione scenica di un momento ma l’esaltazione collettiva e la raffigurazione della Speranza, la conferma che esista a una terza Via per arrivare al Palazzo, sfiorato attraverso le diagonali e le sovrapposizioni e la fantasia e una sontuosa ricerca d’una perfettibilità che adesso (ammesso che esista) gli potrà apparire più prossima. E’ semplicemente necessario rimettere in gioco se stessi, rinascendo intorno ai concetti che hanno reso plasticamente elegante il Napoli, dibattendosi tra i contraddittori aspri e la bontà di una Filosofia condivisa, avvertendo quel sacro amore della città e le testimonianze d’affetto e di gratitudine del club: è volato via un tempo, attraversato dal rombo al tridente, goduto per centoquarantasette esibizioni, in cui Sarri e il Napoli hanno esageratamente dimostrato quanto rivoluzionario possa essere questa diabolica combinazione. E la fabbrica del Sogno è dentro di loro.

fonte:corrieredellosport

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