Mattarella a M5S e Lega se non ci pensate voi a fare il Premier ci penso io ..

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    Ancora in bilico il Governo per mancanza di premier come scrive su Il Mattino Marco Conti
    ROMA. «Luigi Einaudi si servì in pieno delle prerogative attribuite al suo ufficio ogni volta che lo ritenne necessario. Fu il caso illuminante del potere di nomina del presidente del Consiglio dei ministri, dopo le elezioni del 1953. Nomina per la quale non ritenne di avvalersi delle indicazioni espresse dal principale gruppo parlamentare, quello della Democrazia Cristiana». Nominò invece un esecutivo (Pella) «di pochi mesi, che portò al chiarimento politico con la formazione di una maggioranza tripartita che governò sino alla scadenza del settennato dello stesso Einaudi». A Dogliani per ricordare i 70 anni dell’arrivo al Quirinale di Luigi Einaudi come primo presidente della Repubblica eletto dal Parlamento, Sergio Mattarella ricorda ai partiti le prerogative del Capo dello Stato lasciando ad altri trovare le tante somiglianze tra il governo Pella e la proposta di un esecutivo di garanzia.
    Un avviso a stringere tempi già oltremodo molto lunghi rivolto ai due partiti, Lega e M5S, che stanno faticosamente cercando di arrivare ad un’intesa su chi dovrà guidare il governo.
    Non l’annuncio di invasioni di campo, ma nel ricordo di Einaudi e del lavoro che svolse nel suo settennato al Quirinale, l’analisi sul momento difficile che vive il Paese da oltre due mesi senza governo e il compito che ha il Capo dello Stato. Una presenza «tutt’altro che notarile», come quella che fu di Einaudi che «sapeva che i suoi atti avrebbero fissato confini all’esercizio del mandato presidenziale». A quei confini Mattarella fa riferimento per chiarire sin dove può spingersi. Perchè il presidente della Repubblica «può e deve rimanere dormiente per lunghi decenni e risvegliarsi nei rarissimi momenti nei quali la voce unanime, anche se tacita, del popolo gli chiede di farsi innanzi a risolvere una situazione che gli eletti del popolo da sé, non sono capaci di affrontare».
    Il parallelo con l’attuale situazione politica è sin troppo facile e Mattarella annuncia un cambio di passo. Di proroga in proroga Di Maio e Salvini non sembrano aver ancora chiuso il problema principale che dovrebbe permettere la nascita dell’esecutivo giallo-verde. Questa sera i due dovrebbero chiamare al Quirinale per annunciare il loro arrivo il giorno dopo, così come avevano chiesto e promesso.
    Mattarella non entra nei dettagli del confronto M5S-Lega che ieri si è spostato a Milano, ma ai due ricorda che la nomina del presidente del Consiglio spetta al presidente della Repubblica. Così come è altrettanto importante, e ovviamenta oggetto di attenta valutazione, la scelta dei ministri e la copertura finanziaria che devono avere proposte programmatiche che si pensa di tramutare in leggi.
    In un continuo confronto tra passato e presente, le parole del presidente della Repubblica e le citazioni di Einaudi suonano quanto mai attuali. Anche quando Mattarella, ricorda il suo predecessore affermando che «solo una società libera e robusti contropoteri avrebbero impedito abusi» e questa fu, secondo il Capo dello Stato, una delle «convinzioni più profonde» dello studioso Einaudi che, «sin dal suo messaggio alle Camere riunite in occasione del giuramento ricordò il ruolo di tutore’ dell’osservanza della legge fondamentale della Repubblica».
    Nel ruolo disegnato da Einaudi di «tutore dell’osservanza della legge fondamentale della Repubblica», Mattarella è pronto a calarsi sino in fondo. Cita La Città libera di Einaudi per rappresentare il senso del Quirinale come contrappeso istituzionale. «I freni – sostiene il Capo dello Stato – hanno lo scopo di limitare la libertà di legiferare e di operare dei ceti politici governanti scelti dalla maggioranza degli elettori». La citazione di Einaudi diventa una sorta di richiamo ai doveri dei politici e al ruolo della politica: «Tu non potrai operare a tuo piacimento». «Se tu vorrai mutare codeste norme – dice Mattarella citando Einaudi – dovrai prima riflettere a lungo, dovrai ottenere il consenso di gran parte dei tuoi pari, dovrai tollerare che taluni gruppi di essi, la minor parte di essi, ostinatamente rifiutino il consenso alla mutazione voluta dai più».
    Infine un chiaro riferimento al «federalismo e all’europeismo» di Einaudi indirizzato alla Lega e un messaggio che riguarda anche il Pd quando dice che «la divaricazione tra le forze politiche legittimate a guidare il Paese e le forze politiche alle quali era assegnato il ruolo di opposizione non si tradusse mai in una democrazia dissociativa che avrebbe reso la Repubblica fragile e debole».

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