“Cattive abitudini”: la prova di quel che successe in quella notte di ottobre.

“Cattive abitudini” – Il nome e il tema dato al raggelante ‘albo’ di messaggi, foto, video archiviati all’interno di una chat di gruppo, elemento innegabile che ha consentito agli organi inquirenti di risalire ad almeno sei dei responsabili di questa vicenda, di cui 5 arrestati e uno ancora a piede libero. E la tempestiva denuncia della 50enne che, rientrata in Gran Bretagna, ha riportato l’accaduto alla polizia di Kent: è stata dunque sottoposta al prelievo di campioni biologici e ad accertamenti medici legali. Decisivi anche i rilevamenti del Dna degli indagati sul corpo della vittima, sottoposta inoltre a un esame tossicologico che ha confermato la presenza di benzodiazepine nel sangue. Fatti che sono emersi a distanza di circa due anni dall’avvenuto e che pare aleggino ancora nel mistero, tra verità e premeditazione. Resta anche da domandarsi perché gran parte delle donne che viaggiano verso il Bel Paese stipulino una polizza assicurativa anti-stupro prima della partenza, senz’altro conferma del dilagante fenomeno dei femminicidi che non conosce tregua da tempo, oppure un magistrale e deplorevole strumento di tornaconto economico? Perché la figlia, sebbene fosse con lei quella sera e non sia stata colpita allo stesso modo dagli effetti di quella droga, non ha allora potuto contribuire alla ricostruzione dei fatti o al riconoscimento di alcuni dei colpevoli? Chi esclude l’ipotesi che la donna non abbia scattato delle foto con i ragazzi per avvalersi di elementi probatori ma fittizi. O perchè, delle misure cautelari vengano eseguite dopo due anni, senza i relativi presupposti, tra cui il rischio di inquinamento prove, di fuga, di reiterazione del reato. C’è da riflettere su quanto le vigenti procedure burocratiche possano rallentare considerevolmente le indagini e allontanare l’occhio dal mirino. Gli episodi di violenza sessuale, spesso accompagnati dall’assunzione di sostanze stupefacenti, sono ormai oggetto di molti dibattiti quotidiani. Ma proprio come ogni fenomeno che diventa virale, ci si ritrova spesso a metterne in discussione l’effettiva attinenza ai fatti così come la validità dei suoi fondamenti.

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