Ancelotti al Napoli, idea nata a De Laurentiis durante una cena a Monaco

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    I retroscena li racconta La Stampa . Il colpo di fulmine è scoccato quasi dieci mesi prima all’insaputa di entrambi. C’è una data esatta, un luogo preciso e un appuntamento specifico che segnano l’inizio delle grandi manovre portate avanti da Aurelio De Laurentiis per instaurare Carlo Ancelotti, di fatto nuovo allenatore del Napoli (oggi l’intesa totale e la firma sui contratti, in attesa dell’ufficialità), sulla panchina azzurra: martedì 1 agosto 2017, dentro un ristorante di Monaco di Baviera, in occasione di una cena di cortesia a margine dell’Audi Cup. Così, all’indomani della conferenza stampa congiunta all’Allianz Arena in cui Sarri ammetteva di sentirsi «un intruso» al cospetto di Ancelotti, Simeone e Klopp («Loro hanno vinto tanta roba più di me»), De Laurentiis iniziava inconsapevolmente a lavorare per il futuro, conoscendo l’allora tecnico del Bayern.

     

     

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    Da quella cena, innocente e senza pretese, è nata un’empatia tra i due commensali: o frequenti scambi di chiacchiere e messaggi in libertà su argomenti calcistici e non solo. Anche dopo l’esonero apparecchiato dal Bayern a Carletto. Ma mai, fino alla scorsa settimana, nella testa dell’unico allenatore capace di vincere almeno un titolo in Italia, Inghilterra, Spagna, Francia e Germania era balenata l’idea di accomodarsi sulla panchina del Napoli. De Laurentiis, sotto sotto, iniziava a covare l’idea che l’opzione Ancelotti, in caso di rottura con Sarri, sarebbe stata la più intrigante e affascinante. Meglio aspettare gli eventi, però, piuttosto che bruciare un’idea del genere con mosse troppo avventate, la strategia del presidente partenopeo.

     

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    Anche perché, almeno fino agli inizi di marzo, il tecnico di Reggiolo vedeva il suo futuro indirizzato all’Arsenal a raccogliere la difficile eredità di Wenger. I segnali provenienti dall’Emirates, però, sono cambiati un paio di mesi fa,e hanno invitato Ancelotti a guardarsi intorno, ascoltando (e rifiutando) l’offerta della Nazionale presentata dal vecchio compagno e allievo milanista Costacurta. A Napoli, nel frattempo, era già partito il minuetto tra De Laurentiis e Sarri se andare avanti insieme o finirla qui. La svolta è arrivata domenica, subito dopo Napoli-Crotone. Prendendo atto dei temporeggiamenti dell’allenatore toscano, il patron azzurro ha capito che la storia era ormai finita e deciso di puntare su una soluzione alternativa. «Mi prendo Ancelotti», la confessione spiattellata ai suoi più stretti collaboratori.

     

    Detto e praticamente fatto in meno di 72 ore: lunedì i primi contatti; martedì pomeriggio il primo incontro milanese tra Ancelotti e il ds Giuntoli e qualche ora più tardi nella sede romana della Filmauro quello risolutivo di tre ore tra De Laurentiis, piombato in aereo da Milano, e l’ex trainer del Bayern, arrivato a Roma (in compagnia della moglie) in treno; oggi il secondo round alla presenza dei membri dello staff tecnico dell’ormai nuovo allenatore. Tutto fatto, in attesa dell’ufficialità, per un triennale da 6,5 milioni a stagione (bonus e premi inclusi). Fare bene in Champions League e valorizzare l’intera rosa sono stati gli unici desideri espressi da De Laurentiis ad Ancelotti per il primo anno. Quello che Sarri, l’uomo da due secondi posti (l’ultimo con il record di 91 punti in classifica) e un terzo posto in un triennio, non ha mai fatto davvero per il patron. «Ringrazio Maurizio per la sua preziosa dedizione al Calcio Napoli che ha permesso di regalare alla città e ai tifosi azzurri in tutto il mondo prestigio ed emozioni, creando un modello di gioco ammirato ovunque e da chiunque. Bravo», il tweet di commiato di De Laurentiis a Sarri, nel mirino di Chelsea e Zenit.

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