Salernitana,Cinque gare, poi il sipario: proprietà faccia mea culpa e cambi finalmente musica

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    Cinque partite ancora da disputare, prima di far calare il sospirato sudario sul terzo precario campionato cadetto targato Lotito-Mezzaroma-Fabiani. Una stagione che, al netto di sgradevoli e ansiogeni ingressi in zona play out, sarà ricordata in positivo solo per la doppia affermazione contro i cugini avellinesi. Per il resto, tanta noia ad avviluppare il collettivo senso di frustrazione ed impotenza che accompagna le gesta settimanali dell’undici granata. Diventa sempre più tedioso e spossante anche ribadire la necessità di imprimere la svolta calcistica auspicata dal tifo salernitano, soprattutto quando l’unica risposta sul tema è il solito rosario di atteggiamenti irriverenti posto in essere da Claudio Lotito. La Salernitana propinata dalla proprietà capitolina comincia a perdere colpi anche sul terreno della ‘passione a prescindere’. La sensazione di veder ormai imprigionata la propria squadra del cuore in una sorta di futuro grigio e claustrofobico è sempre più molesta e demotivante. Lotito è ben lungi dal recitare un distensivo mea culpa, continua a procedere nella direzione di un ostinato conflitto con la tifoseria che è esclusivamente figlio della sua incapacità di saperle parlare con chiarezza, prospettandole scenari diversi da quelli faticosamente deglutiti nell’ultimo triennio. Così come gratuita e priva di autorevolezza appare l’ennesima prova di forza, a base di sberleffi teatrali, recitata per ribadire la sua parziale ed autoritaria verità (della serie ‘Sono io il proprietario della squadra e la gestisco come mi pare’). Fingendo di dimenticare quanto questa arroganza dei comportamenti risulti devastante sul terreno dei tentativi da esperire per favorire una riconciliazione che gioverebbe a tutti (cassiere, ripristino del feeling tra le varie componenti dell’universo granata, prorompente ritorno del fuoco sacro che anima da sempre la tifoseria al seguito dell’Ippocampo). Lotito, da imprenditore scafato qual è, sa perfettamente che a rompere il giocattolo non sono i tifosi della Salernitana, perché in passato ha già ricevuto numerose dimostrazioni sulle potenzialità della passione calcistica che regna in città da cento anni. Egli ha ammirato quindicimila spettatori in D, un Arechi pullulante di amore e colori nella trionfale stagione di Lega Pro terminata con la promozione in serie B. Lotito ha da tempo elaborato ogni aspetto alla base dell’attuale diatriba con la tifoseria, sa benissimo che basterebbe organizzare il progetto Salernitana avvalendosi di iniziative oggettivamente ambiziose e utilizzando un vocabolario diverso da quello abitualmente denigratorio. Il patron granata ha le idee chiare su tutto: normative impedienti, riluttanza della tifoseria granata a sostare dietro le quinte, artefici dei numerosi disastri tecnici degli ultimi anni, soluzioni necessarie per restituire a Salerno la giusta dimensione calcistica. Tocca a lui smettere di fingere stupore e amarezza e innescare un processo finalmente virtuoso. Partendo però da un intoccabile assunto di base: i satelliti appartengono ai libri di geografia astronomica, la Salernitana ed i suoi tifosi inseguono prospettive meno anguste.

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