Omicidio Attruia a Ravello , continua il giallo. “Non ci sono prove della colpevolezza di Giuseppe Lima”

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L’omicidio Attruia di Ravello in Costiera amalfitana, continua ad avere le connotazioni di un giallo con continui colpi di scena, dal semplice omicidio per gelosia , per cui la Di Pino era stata accusata prima , dopo gli arresti della procura di Salerno, la messa sotto accusa di Lima e ora altri retroscena , riportati da Petronilla Carillo su Il Mattino di oggi.  «Non ci sono prove scientifiche che diano conferma dell’orario e della modalità dell’omicidio di Patrizia Attruia. E, soprattutto, non ci sono prove certe della colpevolezza di Giuseppe Lima nonostante la sua presenza in casa. Le modalità con le quali la donna è morta per strozzamento l’hanno portata in coma nel giro di due minuti :non c’era bisogno di tanta forza soprattutto viste le condizioni del mio assistito che aveva bevuto». È stata questa, in sintesi, la posizione dell’avvocato Luigi Gargiulo, difensore di Lima, dinanzi al gup Maria Zambrano. Il pm Giancarlo Russo aveva chiesto per l’uomo, in regime di abbreviato, trent’anni di reclusione. Secondo l’avvocato Gargiulo non sarebbero neanche consistenti le prove che dimostrerebbero la Attruia sia stata colpita con un pugno datole da Lima e verificato dalla presenza sul suo corpo di un segno compatibile con un anello che l’uomo era solito indossare.
Insomma, il difensore del principale sospettato dell’omicidio avvenuto a Ravello a marzo del 2015 rigetta tutte le responsabilità nuovamente su Vincenza Di Pino, scarcerata la settimana scorsa, dopo un clamoroso sconto di pena da 23 a 9 anni di reclusione, e spedita agli arresti domiciliari.
La posizione della procura, che potrebbe controreplicare al difensore di Lima nella prossima udienza, è ben diversa. Secondo il pm, difatti, nel racconto dell’imputato ci sarebbero troppe incongruenze e troppe bugie. Troppe verità negate e cambiate nel corso dei diversi interrogatori. E tutto ciò perché il suo obiettivo sarebbe stato soltanto uno: quello di costruirsi un alibi. Anche i giudici della Corte d’Assise in sede di sentenza a carico della Di Pino, parlarono di un ruolo «pienamente concorsuale» di Lima nell’ambito di un delitto «a quattro mani», frutto di «un’azione progressiva e ingravescente», consumatosi quando vittima e aggressori «erano nella stessa abitazione». Stesse considerazioni alle quali era giunto un altro gup, Sergio De Luca, valutati gli atti a chiedere al pm di riformulare l’ipotesi di reato a carico dell’uomo. Bisogna ora vedere quale sarà la posizione del giudice per l’udienza preliminare

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