Napoli. Di nuovo visitabile l’Armeria del Museo di Capodimonte con armature, spade e fucili tra Quattrocento e Ottocento

È una delle più ricche collezioni d’Europa riaperta alle visite: domani sarà di nuovo visitabile la sezione borbonica e domenica (ore 11) sarà raccontata con una visita speciale dedicata alle dame e ai cavalieri. Benvenuti nell’Armeria del Museo di Capodimonte, un viaggio completo nelle armi europee d’epoca moderna. Di nuovo visitabile dopo un periodo di chiusura. «Si tratta di una collezione straordinaria – spiega Sylvain Bellenger, direttore di Capodimonte – dovuta alla scelta di Elisabetta Farnese di dotare Napoli e il regno da affidare al figlio Carlo III di prestigiose collezioni che potessero costruire l’immagine del potere. Queste armi non sono di uso militare, ma servivano per autorappresentare il regno. La possiamo paragonare a quelle di Dresda, Vienna e Parigi. Elisabetta Farnese con l’Armeria, i dipinti, le sculture, i libri inviati a Napoli assieme al figlio volle costruire l’immagine di un regno». Spade e armature risalgono al periodo tra fine Quattrocento e Seicento, ereditate da Carlo III di Borbone dalla madre Elisabetta Farnese e come la ricca collezione di sculture (oggi vanto del Mann) e di dipinti (esposti a Capodimonte) trasferite a Napoli dopo il 1734. A questo nucleo straordinario, lo stesso Carlo aggiunse le propria raccolta di armi da fuoco, una serie di doni diplomatici ricevuti da regnanti e nobili di tutta Europa, nonché esemplari prodotti dalla Real Fabbrica di Napoli. Senza contare che nel corso dell’Ottocento Ferdinando IV arricchì la collezione con alcuni pregiati manufatti cinquecenteschi, recuperati durante il suo esilio a Palermo. Molte delle armi esposte, tuttavia, sono più di rappresentanza che di uso militare vero e proprio. In tal modo le case regnati e le grandi famiglie si rappresentavano, indossando armature e armi riccamente cesellati nel corso di cerimonie e tornei. Più si era ricchi e potenti, e più si esibivano armature raffinate, vere e proprie opere d’arte. «Per gli uomini le armi erano come i gioielli per le donne» spiega Bellenger. L’Armeria Farnese conta 600 pezzi, custoditi una volta nella “armeria secreta” del palazzo Farnese a Parma. I Farnese, soldati e militari, papi e cardinali: alla mano di Pompeo della Cesa nel 1590 fu affidata, ad esempio, la “piccola guarnitura a scambiare per Alessandro Farnese detta Volat”, uno dei pezzi più pregiati di Capodimonte. Nel 1758 Carlo III istituì la real Fabbrica d’Armi a Torre Annunziata, mentre nel 1782 nacque la Real Fabbrica degli acciai nella Palazzina dei Principi a Capodimonte. Ispirandosi a modelli spagnoli, da questi opifici uscirono le armi per l’esercito borbonico, molte esposte al museo. E proprio per celebrare i fasti di cavalieri e dame, domani e domenica nel Bosco di Capodimonte, nella zona delle praterie davanti al Cellaio, torna la manifestazione “Alla Corte del Re”, una rievocazione storica in costume: dalle 10 alle 18,30 in programma il Gran Gala Equestre e la Giostra in armatura farnesiana, con i cavalieri della Real Cavallerizza di Napoli insieme ai Cavalieri Città Regia e ai figuranti della Compagnia dell’Aquila bianca in abiti d’epoca. Sul parto anche un gruppo di figuranti dell’Aquila bianca che farà rivivere per due giorni il reggimento borbonico della Guardia del re. Si comincia domani mattina alle 10 con movimentazione libera dei cavalli e la danza storica. Alle 15,45 giochi d’arme, alle 17 via il Gran Gala. Domenica, alle 11 la Giostra, alle 14,30 danza, alle 16 giochi d’arme. Tutte le manifestazioni nel Bosco sono a ingresso libero, mentre per visitare l’Armeria Farnese occorre acquistare il biglietto d’ingresso al museo. (Antonio Ferrara – Corriere del Mezzogiorno)

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