Antonio Marra, in lacrime al Maurizio Costanzo Show: “non si può morire così”

Il padre di Nicola, intervistato da Maurizio Costanzo, lancia un monito per i giovani, gli esercenti dei locali e le istituzioni politiche

Il padre di Nicola Marra, Antonio, ieri è stato ospite al Maurizio Costanzo Show. Il giornalista e presentatore del talk show di Canale 5, ha fatto un’excursus sulla tragedia accaduta a Positano, poi ha lasciato che il padre raccontasse la storia: “Nico è partito da Napoli la sera del 31, per andare a passare la serata in discoteca, c’era un evento a Positano, è arrivato alle 22 e dopo un paio d’ore è arrivato nel locale nel pieno possesso delle sue facoltà fisiche e mentali. Era sempre in contatto con la mamma, gli scriveva in continuazione facendogli le tipiche raccomandazioni da genitore ‘Non bere troppo’, ‘evita le risse’. Lo abbiamo sentito fino all’una di notte, poi ha detto alla mamma ti chiamo quando finisce la serata e ti avverto. La mamma intorno alle quattro continuava a chiamare senza avere risposta”. Fino Alle sette di mattina quando ha risposto un’altra persona asserendo di essere in possesso del telefono e dicendo che Nico che era uscito introno alle quattro e mezza dal locale solo con la camicia”.

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“Immediatamente mi sono recato a Positano, appena giunto mi sono messo alla sua ricerca, con esiti negativi. Alle dodici ho fatto formale denuncia ai carabinieri ma continuavo a cercarlo. Ho passato la notte seguente lì, ho visto cose che mi hanno sconvolto, i ragazzi vanno in discoteca e bevono, gira sicuramente anche altro ma sono parole, ma mai avrei immaginato… nell’assurda ricerca di mio figlio mi aggiravo intorno le stradine di Positano intorno le tre e mezza di notte del giorno successivo, c’era un’altra serata nella stessa discoteca. Era un girone infernale, nel percorrere la strada c’è una stradina che scende verso la spiaggia, c’erano decine di ragazzi, chi riverso a terra, chi con le mani nei capelli, sui gradoni della chiesa ne ho visti diversi, vomito ovunque. Mi ha sconvolto che tutto fosse ‘normale’, coloro che camminavano erano abituati. Noi genitori ci preoccupiamo tantissimo, ma vedere quelle immagini pazzesche di ragazzi senza coscienza che vagavano, svestiti, è pazzesco. Se la mamma ed io siamo qui è per portare la nostra testimonianza, un urlo affinché ci sia una sensibilizzazione da parte delle istituzioni politiche, una presa di coscienza da parte degli esercenti dei locali. È importantissimo. Un invito accorato a tutti i ragazzi, è inverosimile che succeda qualcosa del genere”.

“Non si può morire così a 20 anni. Noi non vogliamo che questo resti solo un episodio di cronaca, ci stiamo già attivando, stiamo costituendo una fondazione e un’associazione il cui scopo sia volto alla sensibilizzazione di questi ragazzi, poi vedremo con borse di studio o altro, scopi sportivi, Nico amava tanto lo sport ed è un modo per far si che rimanga impresso nella memoria di ognuno e rappresenti un punto di svolta. Di ragazzi come Nico ce ne sono tanti, faremo di tutto affinché qualcosa cambi. Nelle discoteche oggi non si va per socializzare, loro vanno per bere, non c’è controllo. L’alcool viene erogato in tutti i modi, così facendo però si va incontro alla morte. Lotteremo in tutti i modi e faremo di tutto perché la sua morte non sia inutile”. Antonio chiude così la propria testimonianza, dolorosa, nelle lacrime.

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