Sant’Antimo. Ai pm la verità di Rosa Di Domenico: «Sono fuggita per amore». Continua la caccia al pachistano

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Sant’Antimo. «Sono scappata di casa per amore. O per quello che credevo lo fosse». Sono queste le prime dichiarazioni che la ormai sedicenne Rosa Di Domenico, scomparsa da casa il 24 maggio dello scorso anno, quando di anni ne aveva 15, e tornata in Italia dalla Turchia lunedì pomeriggio, ha reso al pubblico ministero Rossana Massimo Esposito della procura di Napoli Nord diretta da Francesco Greco. Tre ore di colloquio con il magistrato, che si è avvalso della presenza di una psicologa e di quella degli agenti della squadra mobile di Napoli, in una saletta riservata dell’aeroporto di Capodichino, dove la ragazza era sbarcata poco dopo le 17.30 da un volo diretto proveniente da Instanbul, megalopoli turca da 15 milioni di abitanti dove è più facile nascondersi. Al vaglio degli inquirenti la ricostruzione di questi lunghi dieci mesi, vissuti dalla sua famiglia con enorme angoscia. Sul racconto di Rosa e sul ruolo avuto dal suo «innamorato» Alì Qasib, 27 anni, pachistano residente ufficialmente a Brescia – sul quale pesano oltre che un mandato di cattura internazionale anche gravi sospetti su un giro di pedofilia, una sorta di harem composto da ragazze minorenni – la Procura di Napoli Nord tramite gli agenti della mobile napoletana effettuerà riscontri e verifiche, prima di decidere se e quali reati si configurano in questa storia. Una versione «rose e fiori» quella della ragazza, che ha assicurato di non aver subito violenze fisiche né psicologiche e di aver partecipato di propria volontà a questa fuga d’amore, ridimensionando così le pur gravissime responsabilità di un uomo di 27 anni che per dieci mesi ha tenuto con sé una adolescente. Il sospetto degli inquirenti è che il racconto di Rosa sia stato dettato dalla paura di qualche ritorsione. C’è un precedente. Poco prima che la ragazza sparisse, la mamma di Rosa presentò ben due denunce presso il commissariato di Frattamaggiore contro Ali Qasib che – raccontò la donna – aveva minacciato di sgozzare tutta la famiglia della sua «prescelta» perché Rosa non si decideva a raggiungerlo a Brescia. Negli esposti i genitori segnalarono, dopo l’episodio delle minacce, anche il repentino cambiamento della personalità della figlia che voleva vestirsi alla musulmana e convertirsi all’Islam. Per questa circostanza, quando poi Rosa si è allontanata dalla sua famiglia, nell’indagine sono entrati anche gli esperti dell’antiterrorismo: esperti che continuano a seguire l’inchiesta per verificare se e fino a che punto si sia spinta la pressione psicologica dell’uomo per condizionare la scelta di Rosa di allontanarsi da casa e poi di non contattare mai la sua famiglia. Eccetto una volta, esattamente il 17 dicembre 2017, quando Rosa inviò un video sul cellulare della mamma nel quale si mostrava truccata pesantemente e rassicurava la sua famiglia dicendo di stare bene, che non le mancava niente e che aveva anche due conigli che le facevano compagnia. Dettaglio che aveva spaventato i familiari, ben consapevoli di quanto la ragazza detestasse gli animali. Con il magistrato Rosa ha anche ricostruito il suo girovagare. Una versione questa che non ha convinto gli inquirenti. Lei afferma di aver raggiunto a Brescia Ali Qasib viaggiando in treno. Gli inquirenti invece sostengono che sia stata rapita a Sant’Antimo e portata via a bordo di un furgone dal pachistano. E non convince nemmeno la ricostruzione dell’«eroico» viaggio dalla Germania fino alla Grecia, dove i due sarebbero arrivati nascosti nel carico di un tir e poi ancora nascosti nella stiva di una nave fino ad Istanbul.Sembra un film, ma non lo è mai stato. Domani, alle 16.30, nella sede del Comune di Sant’Antimo Rosa e i genitori terranno una conferenza stampa e chissà se qualche velo verrà sollevato su questa vicenda che ha tenuto l’Italia con il fiato sospeso per dieci mesi. (Marco Di Caterino – Il Mattino)

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