Blitz anti-assenteismo, a Marigliano il record di «furbetti del cartellino». Indagati 61 comunali su 96

Erano andati a notificare gli avvisi di conclusione di indagine a 61 «furbetti del cartellino», ma – per l’ennesima beffa – due dei destinatari del provvedimento sono risultati assenti ingiustificati. Di nuovo. È un caso nel caso quello che ieri ha portato alla denuncia di sette persone, due delle quali già coinvolte nell’inchiesta scattata nel municipio di Marigliano dopo un primo blitz anti-assenteismo avvenuto nel 2014. Controlli durati quattro anni e che hanno portato alla luce numerose condotte truffaldine da parte dei dipendenti in servizio nel palazzo di piazza Municipio a Marigliano. C’era chi andava a fare la spesa e chi la messa in piega dal parrucchiere. Chi si dileguava tra le bancarelle del mercato settimanale e chi ne approfittava per sbrigare qualche commissione familiare. Stavano ovunque, insomma, tranne che dietro la scrivania degli uffici del municipio dell’omonima piazza. Sono 61 i furbetti del cartellino che i carabinieri della stazione di Marigliano avevano pizzicato a bluffare con il badge, a fingere di star lavorando mentre in realtà impegnavano il tempo in un altro modo. E ieri al conto se ne sono aggiunti altri. Impiegati comunali, tra responsabili di settore, lavoratori socialmente utili e dipendenti comunali. Ben 61 dei 96 lavoratori attualmente in servizio che hanno sfidato le indagini coordinate dalla Procura della repubblica di Nola diretta da Anna Maria Lucchetta, continuando nella condotta fraudolenta. Eppure le indagini sono durate quattro anni, eppure il blitz che ha dato la stura al lavoro degli investigatori è datato 2014. Da quel che emerge soltanto negli ultimi tempi qualche impiegato ha cominciato ad utilizzare maggiore cautela utilizzando, ad esempio, la porta di servizio per allontanarsi dal posto di lavoro dopo aver timbrato il badge. I carabinieri diretti dal capitano Tommaso Angelone, comandante della compagnia di Castello di Cisterna hanno accumulato prove su prove collezionando le sequenze filmate dalle telecamere installate di nascosto e mettendo insieme un fitto carteggio. Materiale che ieri ha portato alla consegna degli avvisi di conclusione di indagine oltre che ad un nuovo blitz da parte dei militari che ora hanno denunciato 7 persone, 5 delle quali risultate assenti ingiustificate mentre due, pur risultando presenti, non sono state trovate nel palazzo. Intanto, per l’inchiesta già conclusa, emergono comportamenti per i quali si profila la possibilità di numerosi rinvii a giudizio. L’accusa è di truffa aggravata ai danni del Comune e di falsa attestazione. Ma vediamo come facevano i dipendenti a raggirare i controlli: al collaudato sistema del «timbro e scappo», dove l’impiegato passava il badge e poi invece di salire le scale che portano agli uffici usciva di nuovo, si aggiunge anche l’altrettanto tipico «filone» di gruppo. Della serie «passo il mio badge ed anche il tuo e poi domanimi ricambi la cortesia». Una tecnica, in questo caso, utilizzata soprattutto tra coniugi, tra marito e moglie entrambi in servizio al Comune. Nel campionario delle condotte illecite anche quella di chi, sfruttando in maniera illegale il proprio talento, riusciva addirittura a risultare assente giustificato dopo essere entrato con una combinazione nel registro elettronico delle presenze. Posizioni variegate, insomma, che ora andranno vagliate una per una ma che, intanto, possono già costituire la base per una serie di provvedimenti da parte dell’amministrazione pubblica. Il sindaco Antonio Carpino annuncia la linea dura: «Sono grato alle forze dell’ordine ed alla magistratura per il lavoro che hanno svolto. Aspettiamo di verificare i fatti e certamente adotteremo tutti i provvedimenti che ci sono consentiti dalla legge. La questione sarà affrontata con il massimo rigore e severità perché se saranno confermati i fatti non bisognerà avere pietà per nessuno. Chi ha sbagliato deve pagare. Se le accuse sono vere i dipendenti infedeli hanno tradito la fiducia dei cittadini e non meritano di rimanere al proprio posto». (Carmen Fusco – Il Mattino)

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