Vico Equense sulle sanzioni per il condono il comune perde il ricorso al TAR

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Vico Equense – Quando presentò la richiesta del permesso di sanatoria nel 1996, fu già quantificato l’importo dell’oblazione che avrebbe dovuto versare nelle casse del Comune. Ma a oltre trent’ anni di distanza dall’apertura di quella pratica, lo stesso comune ha deciso di applicare dei rincari tanto da far notificare ingiunzione di pagamento di decine di migliaia di euro – a scrivere della vicenda su Metropolis oggi Salvatore Dare . Un comportamento quello dell’ente, giudicato irregolare e che contrasta pure con i tempi visto che, intanto, è intervenuta la prescrizione. Dunque l’ex abusivista non dovrà liquidare somme da capogiro per la sua richiesta, sfociata in permesso in sanatoria, per la costruzione di una casa. E’ la sentenza emessa dal Tar della Campania nei giorni scorsi e che consegna un altro capitolo interessante sull’ampio capitolo dell’abusivismo edilizio. Sia chiaro il comune di Vico Equense potrebbe anche decidere di proseguire nel contenzioso è affidarsi al Consiglio di Stato. Ma il provvedimento del giudice napoletani appare una pietra tombale. Tutto parte 22 anni fa quando il proprietario di un terreno situato nella frazione collinare di Massaquano, che in precedenza aveva ottenuto il benestare alla realizzazione di un’abitazione, presenta una richiesta di condono edilizio. Motivo? Sono stati riscontrati degli abusi all’interno della sua proprietà e chiede di sanarli. Tutto normale, almeno fino a questo momento.

Capita che spunta una relazione tecnica che quantifica l’importo del saldo dell’oblazione: circa 700mila lire. Ed è qui che sorge il problema. A distanza di decenni dal condono – puntualmente rilasciato dal comune di Vico Equense – l’ ente ridetermina gli importi dovuti a titolo di oblazione e chiede oneri concessori e danno ambientale. Successivamente, iniziano i guai. Il titolare dell’appartamento non salda i conti con il comune che fa scattare la procedura per morosità e arrivano le ingiunzioni di pagamento. Nel dettaglio sono tre atti distinti per somme che arrivano fino a 15mila euro. Da qui il ricorso al tribunale amministrativo regionale della Campania, la costituzione del comune e la pronuncia definitiva dei giudici. Alla fine, il TAR Campania boccia il comune che chiedeva quelle somme. Motivi? E’ intervenuta la prescrizione e al di là dei tempi lunghi viene censurata la decisione di riquantificare gli importi a tanti anni di distanza dall’iniziale richiesta di permesso in sanatoria. Senza dimenticare un altro elemento: il comune contestava la presenza di ulteriori abusi edilizi non oggetto di condono, ma nelle carte finite all’attenzione del Tar non venivano menzionate nuove opere fuorilegge.

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